Solidarietà alla famiglia di Peppino Impastato
Il 9 maggio 1978 Peppino Impastato veniva ucciso dalla mafia. Il boss Tano Badalamenti decise che Peppino era diventato scomodo. Quel giorno era convinto di aver messo a tacere un uomo che voleva e cercava la giustizia. Invece si sbagliò profondamente. Perché dal sacrificio di Peppino, dall'amore per la giustizia che lui aveva sempre mostrato, tante voci si levarono. Come fiori in primavera gli amici di Peppino decisero di proseguire il suo impegno, la sua lotta contro l'oppressione e la violenza mafiosa. Questo gruppo di irriducibili cercatori di giustizia hanno da subito trovato un motore inesauribile nella famiglia di Peppino. L'anziana mamma Felicita e il fratello Giovanni decisero di non lasciar morire la sua voce. Anche grazie a loro, oggi digitanto su un qualsiasi motore di ricerca "Peppino Impastato" si trova subito tantissime testimonianze di una Sicilia che non si arrende alla mafia. Il primo impegno fu quello di rendere giustizia proprio a lui. I mandanti del suo assassinio, insieme ai loro appoggi istituzionali accusarono Peppino di essere un terrorista e di essere morto mentre stava preparando una bomba. Si voleva infangarne la memoria, cancellare il suo impegno antimafia. Ma i suoi amici non si arresero. E sui cento passi resi famosi da Marco Tullio Giordana (che si riferivano alla distanza tra la casa di Peppino e quella di Badalamenti) hanno condotto una battaglia legale durissima. Nonostante i boicottaggi e i depistaggi alla fine la giustizia prevalse. Alle ore 17,15 dell'11 aprile 2002 la Corte d'Assise di Palermo condanna Gaetano Badalamenti all'ergastolo in quanto mandante dell'omicidio Impastato. 24 anni dopo finalmente era giustizia. Quel giorno ci si convinse che fosse tutto finito. Invece no. L'avvocato Paolo Gullo, legale di Badalamenti, querela pochi mesi fa Giovanni Impastato. Difendendo al Maurizio Costanzo Show la memoria del fratello, Giovanni aveva dichiarato che chi sosteneva che Peppino fosse un terrorista-suicida era un imbecille. L'avvocato di Badalamenti non ha esitato a portarlo in tribunale. E il giudice Gaetano Scaduti gli ha dato ragione. Sostenendo che "Chi sostiene una tesi in un processo puo' essere criticato, ma non offeso". Nel luglio scorso è stata pignorata anche la pizzeria dove lavorò Peppino. Si stabilisce dunque che la pizzeria dove maturò la coscienza civica di Peppino potrà andare a chi ha impedito per anni che venisse fatta giustizia del suo assassinio. Emeblematiche le parole del PRC Sicilia. ''Strani tempi vive la giustizia in Italia: corrotti e mafiosi restano impuniti o addirittura uomini sotto inchiesta per gravi reati dirigono la cosa pubblica, come Cuffaro, e Giovanni Impastato che, per anni e in solitudine ha condotto la battaglia per avere verita' e giustizia sulla morte di Peppino, viene condannato per diffamazione e i suoi beni vengono pignorati'' Con queste parole Francesco Forgione del PRC ha espresso la propria solidarietà a Giovanni Impastato. Per sostenere la famiglia Impastato il Centro di Documentazione Peppino Impastato ha aperto un c/c postale. Chi vuole esprimere solidarietà alla famiglia Impastato può farlo con il c/c postale
Centro siciliano di documentazione “Giuseppe
Impastato”, via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, conto corrente postale
n. 10690907, specificando nella causale: “Solidarietà alla famiglia
Impastato”.
Gullo ha sostenuto che quei soldi finiranno in beneficenza. Giovanni per tutta risposta ha chiesto alle associazioni che ne beneficieranno di non accettare quei soldi. "Sono soldi del legale di Badalamenti" ha detto.
Per difendere Peppino e sostenere la lotta per la giustizia del fratello Giovanni occorre un nuovo sussulto morale. Lo stesso che ha permesso dopo tanti anni giustizia quel giorno di maggio. Percorriamo tutti insieme quei CENTO PASSI. Perché sia resa giustizia. Di mafia non si parla più, oggi è scomodo. E coloro che la lottano vengono perseguitati. Tutto questo deve essere fermato.
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