Si proceda
"La burokrazia è il fronte interno della lotta alla mafia". Con queste parole il Capitano Ultimo si riferiva alle connivenze, ai patti scellerati, alle ambiguità col potere mafioso che vivono all'interno delle istituzioni. Dodici anni fa, il 15 gennaio 1993, Ultimo e la sua squadra, il CRIMOR, ponevano fine al terrorismo stragista di Salvatore Riina. Dopo le stragi e gli attentati dell'anno precedente fu una straordinaria vittoria nella lotta alla mafia. La speranza martoriata e massacrata sull'asfalto di Capaci e nella Via d'Amelio sventrata, rifioriva. Parafrasando una frase cara propria al Capitano, la primavera non era stata fermata. Ma per lui e il CRIMOR non arrivarono gloria e onori, decorazioni e complimenti. Perché la burokrazia implacabile si mise in moto.
Ostacolato ed intralciato, il CRIMOR si dovette sciogliere quattro anni dopo. L'egemonia del palazzo, il grigiore dei burokrati decise di stroncare il sogno degli ultimi. Ma non finì qui.
Perché il palazzo negli ultimi mesi è tornato ad occuparsi di quel sogno. Il dossier sul sito http://www.capitanoultimo.it , "il Mistero dei Misteri", parla da solo. L'accusa lanciata al Capitano e al generale Mario Mori di favoreggiamento mafioso, in merito alla mancata perquisizione del covo di Riina, nasce da una dichiarazione spontanea dello stesso Riina e da un'indagine giornalistica. Il caso, esploso nuovamente qualche mese fa, è giunto alla Procura di Palermo. Il pm competente, Antonio Ingroia, l'ultimo allievo di Paolo Borsellino. Ingroia, che da anni si occupa di lotta alla mafia, ha studiato il caso. E poche settimane fa ha formulato la richiesta di archiviazione. Chiunque a questo punto penserebbe che la vicenda sia conclusa, considerando che persino chi dovrebbe rappresentare "la pubblica accusa" l'ha dichiarata infondata. E invece no! Colpo di scena! Il solerte gip ha deciso comunque di portare in tribunale Ultimo e Mori. Nonostante tutto vuole andare avanti.
E in tutto questo l'assordante silenzio delle istituzioni.
Nelle ultime settimane abbiamo assistito a linciaggi mediatici, a manifestazioni di piazza contro i giudici. Persone delle istituzioni hanno scatenato campagne mediatiche nei confronti della magistratura, per difendere campagne xenofobe e razziste d'odio. In tante, troppe occasioni, abbiamo sentito dal palazzo gridare allo scandalo, alle sentenze abnormi.
Oggi nulla. Nessuno si è degnato di una parola, di un sospiro.
Non chiediamo demagogici populismi incivili, non ci interessano. Crediamo nella legalità e nella giustizia.
Ma il silenzio su una vicenda, la lotta alla mafia, che è parte integrante della Storia del nostro Paese, ci stupisce.
Dopo gli scontri alle manifestazioni anti-G8 di Genova l'Italia fu tappezzata di manifesti. CON LE FORZE DELL'ORDINE, SEMPRE vi campeggiava a lettere cubitali. Chi lo ha prodotto occupava posti importanti del palazzo. Li occupa tutt'ora. Ma ha deciso di non tener fede a quell'impegno. Palermo non è Genova, difendere gli accusati di abusi su manifestanti inermi non è come esprimere solidarietà a chi arrestò Riina.
Ah, ma dimenticavo!! Non si deve parlare di mafia, rovina l'immagine della Sicilia, che non è solo mafia. E' anche tantissimo altro, non bisogna parlare di mafia ...
Un approfondimento della vicenda da parte di Antimafia 2000:
http://lists.peacelink.it/mafia/msg00101.html
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