Moni Ovadia presenta l'ultimo libro di Laura Tussi
L'insegnamento dell'Olocausto deve aumentare la conoscenza di questo sterminio senza precedenti, conservare il ricordo delle vittime e incoraggiare gli insegnanti e gli studenti a riflettere sulle questioni morali poste dagli eventi dell'Olocausto e sul loro valore per il mondo contemporaneo. Oltre agli ebrei, il sistema nazifascista ha schiavizzato e assassinato milioni di persone tra cui zingari, disabili fisici e mentali, polacchi, prigionieri di guerra sovietici, sindacalisti, avversari politici, obiettore di coscienza, omosessuali e ancora altre tipologie di persone diverse e colpevoli solo di esistere in quanto tali.
È importante trasmettere la conoscenza di tali eventi alle giovani generazioni partendo dal dialogo intergenerazionale e da percorsi di memoria individuale e collettiva a partire dalla conoscenza di sé e degli altri, dei propri compagni di classe, dei pari, degli insegnanti nell'ambito della comunità educante.
La differenza è uno dei principi della cultura postmoderna che insiste sulla diversificazione, sulla molteplicità e le complessità contro i rischi della pianificazione e dell'omologazione sociale. Attraverso il metodo dell’intervista, in ambito scolastico, si intende analizzare l'aspetto autobiografico, la personale storia di vita e di formazione in rapporto all'impegno culturale, sociale e politico.
L'analisi si sposta sulla comprensione delle nuove ed incombenti sfide dettate da una società e da un mondo sempre più globalizzanti, segnati da diversità multiculturali e dalla coesistenza di variegate culture e differenti modi di essere di pensare, fino a giungere al concetto di annientamento totale delle diversità, attraverso l'analisi di processi concentrazionari, con le pratiche di sterminio nell'Olocausto.
Dal racconto della propria storia di vita, delle proprie esperienze esistenziali, si possono evincere temi sostanziali dell'individuale personalità con la finalità di riconoscersi in un'identità che possa diventare sempre fonte di confronto con l'alterità, l'altro da sé e quindi con l'implicita diversità che l'identità altrui presenta.
Il concetto di diversità sollecita riflessioni e associazioni di idee varie e disparate, dal dibattito sulle opinioni e la democrazia, a quello più complesso e inerente ai contesti, agli scenari economici e sociali e alle persone.
Viene spontaneo pensare alle diversità di genere e generazionali, di nazionalità, lingua e religione, di capacità e competenze, di intelligenza e progettualità, tra chi è sempre più debole e chi è sempre più forte.
Tramite la raccolta di esperienze di vita e di concetti narrati da docenti e studenti, si è potuto analizzare il processo di conoscenza autobiografica, quindi di definizione di differenze nelle reciproche identità, per poi elaborare conclusioni in merito al concetto di differenza individuale, soggettiva e, per esteso, di varietà interetnica e multiculturale.
La conoscenza di sé, attraverso il percorso di autoriflessione, di autonarrazione, di racconto di sé, permette di identificare ed approfondire una propria personalità, in rapporto all'alterità e all'altruità di colui che si pone in dialogo.
Di conseguenza le molteplicità e le complessità interetniche, multiculturali si incontrano, si incrociano e si declinano trasversalmente e in maniera unitaria con le diversità psicologiche, identitarie, soggettive, intergenerazionali, di genere, in un pluriverso di alterità sociali, all'interno di un tessuto sociocomunitario che dovrebbe sempre più aprirsi all'accoglienza, al confronto, al dialogo, all'interscambio tra molteplici aspetti che permeano l'intera umanità e che non si possono classificare e attribuire esclusivamente al concetto di razza ed etnia, perché la differenza è ubiquitaria e trasversale al concetto stesso di umanità.
Ognuno di noi presenta una propria specificità e differisce da ogni altro soggetto nelle personali prerogative identitarie.
La considerazione ed il riconoscimento dell'altro da sé permettono il reciproco confronto e la gestione educativa del conflitto dove spesso l'intesa e l’accordo si presentano come una “bella utopia”.
Dal dialogo risulta possibile generare l'intesa, l'accordo, nel confronto tra identità che con l'analisi autobiografica possono assumere una maggiore consapevolezza valoriale, nel rispetto di sé e di conseguenza dell'altro.
L'analisi introspettiva e psicologica permette l'autoriconoscimento del soggetto che indaga sul proprio sé, rispetto alle proprie esperienze esistenziali, ai propri concetti fondamentali, alle visioni ideologiche della vita, dei contesti sociocomunitari e del mondo circostante.
La personale identità, l'interiorità individuale, si forma tramite le relazioni esterne, nel confronto reciproco tra persone, nell'interscambio dialogico, al fine di superare la solitudine e il disagio esistenziali.
La narrazione di sé all'altro implica accoglienza, accettazione, benevolenza, in un reciproco riconoscimento identitario, nella valorizzazione delle identità esterne e diverse rispetto alla propria personalità.
Attualmente risulta necessaria un'innovativa grammatica mentale per costruire la convivenza planetaria in dimensione interculturale.
Sono sempre stata motivata alla ricerca, alla divulgazione culturale per l'importanza del valore educativo, per la trasmissione di contenuti significativi alle giovani generazioni, seguendo i miei maestri, gli intellettuali, come il mio caro amico MONI OVADIA, sempre attivo civilmente, moralmente, politicamente, in strenue battaglie sociali di verità, giustizia e libertà, sul fronte del confronto solidale, del dibattito politico, contro ogni discriminazione, e intellettualmente impegnato in aiuto degli altri, dei diversi, degli emarginati, degli oppressi di tutti gli ultimi e dei più deboli di cui tutti siamo parte nel tessuto sociocomunitario e nel mondo…
Noi riteniamo che lo studio e la crescita culturale abbiano una validità morale ed educativa quando siano posti al servizio degli altri, per i principi sociali, etici e civili, per i diritti universali imprescindibili della persona, sanciti dalla carta costituzionale democratica.
Nel Sistema formativo inteso come ideale comunità educante, l’impegno culturale della testimonianza, del ricordo, della narrazione e del racconto, nel recupero e nella trasmissione del valore di Memoria Storica, individuale, collettiva e condivisa, è il filo rosso del significato di MEMORIA, per il presente e per il futuro, per non dimenticare.
Memoria degli eventi che hanno formato e segnato la coscienza di chi li ha vissuti e, dopo, di chi li ha conosciuti, con il dovere di ricordare...di fronte alla storia, di padre in figlio, di generazione in generazione, dalla resistenza partigiana, ai movimenti operai e studenteschi di lotta e rivendicazione di pari dignità e opportunità, fino alla nuova globalizzazione.
MEMORIA E MEMORIE come modalità interculturale e pedagogica, in ambito sociocomunitario, quale supporto valoriale alla riappropriazione del sentimento etico e civile diun’appartenenza identitaria universale, composta di molteplici alterità, ibridazioni e commistioni umane nella pluriappartenenza etnica al territorio, ai territori nella loro rivalorizzazione ambientale ed ecologica, anche a livello educativo, didattico, socioculturale e lavorativo.
MEMORIA E MEMORIE della città, nelle sue forme, nei suoi monumenti, nelle sue case…contro l’alienante espropriazione del soggetto-persona nella perdita di punti di riferimento e di ideali classici, soppiantati dall’imperante massificazione consumistica e dal mito capitalistico dell’ efficientismo sfrenato e del primato dell’economico, imposti dal sistema.
MEMORIA E MEMORIE di noi donne e uomini, delle nostre idee che si sviluppano nel tempo dell’esperienza, come risorsa interiore, soggettiva, esistenziale di intima festa emozionale, di incontri, dialoghi, rapporti, progetti, da ripartecipare e sperimentare, nella dimensione comunitaria, negli ambiti di intervento socioeducativo ed associazionistico di partecipazione militante e attivismo culturale nei vari settori occupazionali e lavorativi a livello territoriale.
Lo studio e la cultura devono dunque motivare le giovani generazioni alla solidarietà, alla realizzazione di una società che abbia come valore fondante la pace e la convivenza civile tra popoli, genti e minoranze, nel rispetto dei diritti universali e sociali di cittadinanza multietnica, cosmopolita e internazionale.
“La bella utopia” è un mondo dove non esistano patrie e nazioni, frontiere e burocrazie, limiti e confini, ma comunità educanti aperte all’accoglienza, al dialogo, al cambiamento rivoluzionario, al progresso costruttivo, senza stereotipi e pregiudizi, nel rispetto delle culture altre, nella coesistenza pacifica, che agevola il confronto tra diversità interculturali e differenze di genere ed intergenerazionali.
Coniugare la memoria storica consiste nella necessità della costruzione di una coscienza civile che ponga come obiettivo prioritario la conoscenza e la riflessione nelle comunità, nelle città, nel mondo…per un’utopia realizzabile, a partire da ogni singola persona, nel contesto quotidiano e nella partecipazione collettiva, pluralista e democratica.
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