Una lettera di don Lorenzo Milani
"Il Vaticano ci ha fatto una cattiva impressione"
La lettera che segue contiene una fila di lamentele sul comportamento del personale addetto ai musei e alla basilica di San Pietro e sul prezzo dei biglietti di ingresso.
11 ottobre 2010
Lorenzo Milani
Fonte: "Don Milani! Chi era costui?" di Giorgio Pecorini (Baldini & Castoldi, 1996) - 31 dicembre 1996
AVVERTENZA PER NON FAR PERDERE TEMPO
La lettera che segue contiene una fila di lamentele sul comportamento del personale
addetto ai musei e alla basilica di San Pietro e sul prezzo dei biglietti di ingresso.
Comportamento e prezzo che hanno scandalizzato i miei ragazzi. Se l'argomento
la interessa troverà minutamernte descritto ciò che può occorrerle. Se non la interessa
cestini pure.
Barbiana, 28 maggio 1962
Caro Monsignore, pochi giorni fa ero in Vaticano coi miei ragazi più piccoli (11-15 anni).
Essi vi hanno avuto una serie di impressioni contrastanti delle quali l'unica favorevole,
per quanto cara e convincente, non ha potuto bilanciare le molte sfavorevoli.
L'impressione favorevole, inutile dirlo, l'ha data il Papa. Per le cose dette e per la
maniera di dirle. Sembrava davvero un contadino o un vecchio parroco di montagna.
Di fronte ci sono le impressioni cattive. Non sono questioni di fondo, sono però quelle
che saltano all'occhio del visitatore di un giorno solo. Se fossero le tante cose più grandi
che vorremmo dire al Papa e a chi gli sta vicino ci vorrebbe troppo per spiegarle e poi
non ci sapreste o potreste far nulla. Queste invece si spiegano in dieci minuti e
si rimediano in una giornata se il Papa vuole.
Perché lei possa capire l'impressione che questi ragazzi hanno avuto in Vaticano
bisogna che le premetta qualche notizia su di loro e sulle persone e ambienti che
avevano conosciuto fino a ora.
Viviamo in montagna, senza acqua, senza luce, senza posta, senza telefono,
senza strada, senza pane sufficiente, in case pericolanti e poverissime (una
recente statistica ha calcolato il reddito medio del Mugello in 150 lire al
giorno). Un amico morendo ci ha lasciato 100.000 lire per i ragazzi. Ho pensato
di spenderle per portarli a Roma. Con economie acrobatiche e con l'aiuto di altri
amici sono riuscito a farcela. Eravamo 19 e siamo restati quattro giorni.
Naturalmente i pasti consistevano in due panini sull'erba a villa Borghese o in
sala d'aspetto alla stazione.
Il Papa non ci ha aiutato in questa gita. Ci ha preso anzi 450 lire per uno (150 per
la cupola, 300 per i musei) cioè 8.550 lire. Ce li ha presi poi in un modo così brutale
come non avevamo visto fare in nessun altro ambiente religioso o laico che fosse.
Ho portato i ragazzi altre volte in altri posti e da per tutto quando il cassiere vede un
prete con un gruppetto di ragazzi di montagna per prima cosa sorride, poi spesso
di sua iniziativa offre l'ingresso gratis oppure fa un biglietto ogni due ragazzi oppure,
se sa di non poterlo fare, chiama un superiore oppure consiglia di rivolgersi a lui.
Se chiedo ai comunisti di far vedere un film ai miei ragazzi (per es. Dio ha bisogno
degli uomini) essi subito lo fanno venire, li fanno entrare gratis ed è facile che ci
offrano anche merenda. Anche tutti gli atri fanno così con noi. O che vengano visite
a trovarci o che andiamo noi in qualche posto siamo circondati ovunque da affetto,
aiuto, collaborazione.
Talvolta pensavo: 'come fanno questi ragazzi, abituati come sono ormai da anni a
tanto calore, quando dovranno affrontare da soli la vita dura nel mondo gelido,
burocratico, ostile'. Non avrei mai pensato che questo primo incontro lo dovessero
fare proprio in Vaticano e non soli, ma in comitiva, accompagnati dal loro prete e non
per un disgraziato incontro casuale con un impiegato scorbutico, ma per un sistema
di 7 impiegati su 7 in 6 episodi distinti che qui elencherò.
1° episodio (all'ingresso dei musei vaticani).
Io: '300 lire? anche per i ragazzi? non c'è riduzione per una scuola? guardi, ho meno
di un'ora di tempo, vorrei solo portarli su di corsa a vedere la Sistina e le Stanze'.
Cassiere con un grugnito stizzoso senza guardare in faccia né me né i ragazzi:
'non ci sono riduzioni'.
2° episodio (in vetta alla scala a spirale).
Saliamo le scale di corsa, porgo il mazzetto dei 19 biglietti: 'Quanti sono questi
ragazzi?' ' Diciannove con me.'
Strappatore (sgarbatamente): 'Io devo controllare. Dia un biglietto per uno e poi
passano uno per volta.'
Io (gentilmente): 'Le dico che sono 19 e questi sono 19 biglietti'.
'E io voglio controllare'. Li mette in fila e vuole che ognuno abbia il suo biglietto in
mano. Solo allora comincia a strapparli con sadica lentezza.
L'episodio è avvenuto mercoledì 16 maggio alle 12 al cancello in vetta alla doppia
spirale. Ed è testuale. Manca soltanto quel che ho detto dopo ai ragazzi in presenza
allo strappatore che fingeva di non sentire e che non posso trascriverle per timore
che ella mi denunci al S. Uffizio. Ma noti che che questo non è un reclamo contro un
impiegato. E' evidente che l'ambiente li produce così perché nel giro di poche ore
tutti gli impiegati del Vaticano (escluso forse il gendarme nella basilica che ha spostato
una transenna per farci passare) che abbiamo incontrato si son mostrati eguali a lui.
Irriverenti verso il sacerdote, irriverenti verso l'educatore, insensibili di fronte a un gruppo
di ragazzi, insensibili di fronte a ragazzi di montagna, sensibili solo alle contesse tinte
e ingioiellate.
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