Il rifiuto della guerra in letteratura: Ruzante
Angelo Beolco, detto il Ruzante (o il Ruzzante), è un autore piuttosto “nascosto” nella storia della letteratura italiana, forse perché scriveva in dialetto padovano, forse perché porta nella letteratura un ripudio della guerra che sconfina nella dissacrazione. Il Ruzante nacque a Padova nel 1500 circa e morì nel 1542.
Scrisse “Parlamento di Ruzante che torna dalla guerra”, che è la storia di un reduce. E’ una commedia composta tra il 1528 ed il 1529 e fu rappresentata a Venezia dalla compagnia dello stesso Ruzante che vi recitò come protagonista. Si tratta di un dialogo interpretato da un uomo che è appena tornato dalla guerra ed è sporco e lacero. Il reduce comincia con un’imprecazione in dialetto padovano contro la guerra e i soldati.
La trama parla di un soldato che è andato in guerra per tentare di liberarsi dalla miseria e per amore della moglie Gnua che gli rinfacciava la povertà come un segno di incapacità. Ora è tornato, ma è più misero e squallido di prima. Egli va subito in cerca della donna, ma Gnua nel frattempo si è procurata un ricco amante e, naturalmente, lo respinge. Al soldato non resta che sfogarsi con il compare Menato e sognare improbabili rivincite.
Traducendo dal dialetto all’italiano ecco alcune delle imprecazioni contro la guerra che vivacizzano il testo di questa rappresentazione teatrale antimilitarista del XVI secolo:
“Venga un cancro agli accampamenti, alla guerra e ai soldati, e ai soldati e alla guerra! So che non mi ci acchiapperete più all’accampamento. Non sentirò più il rullio dei tamburi che sentivo, né le trombe né le grida di allarme… più. Non avrai più paura adesso, no? Perché, appena sentivo gridare “all’armi”, sembravo un tordo sfiorato da una freccia”.
Ruzante si rallegra della pace: “Dormirò finalmente i miei sonni. E mangerò pure, che mi farà bene”. E si lamenta delle privazioni della guerra: “A volte non avevo neanche comodo di cagare”.
Una simile opera così anticonvenzionale non è stata accettata pienamente da un certo tipo di letteratura perbenista. Scrive a questo proposito Maria Agostinelli:
“All'immagine di Beolco quale buffone povero, dissoluto e privo di reale cultura viene oggi sostituita la visione di un autore perfettamente consapevole della sua antiletterarietà e del suo realismo”.
Angelo Beolco, il Ruzante, è rimasto per troppo tempo relegato nella letteratura di "serie B": troppo "plebeo", troppo antimilitarista.
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Alcune rappresentazioni teatrali, video su Ruzante (Ruzzante):
RUZANTE - Il Reduce - parte prima
Ruzante torna dal campo di battaglia
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