Ogni anno i giovani spartani dovevano nascondersi e uccidere a caso quanti più schiavi potevano

Sparta: militarismo al potere, terrorismo sugli schiavi

L'assenza a Sparta di elevate espressioni artistiche ci fa comprendere l'aridità culturale del militarismo al potere. Il “sommo poeta” di Sparta è infatti Tirteo, poeta-soldato del VII secolo a. C. che esalta la guerra e la bellezza del morire combattendo
Fonte: "Storia della pace", a cura di Alessandro Marescotti e Daniele Marescotti

Soldati spartani

Gli Achei, per quanto forti guerrieri, vennero però sconfitti e sottomessi dai Dori. Verso il 1100 infatti i Dori si imposero in Grecia, nel Peloponneso. La loro non era una superiorità culturale ma esclusivamente militare in quanto conoscevano, fabbricavano e sapevano bene usare armi di un metallo nuovo: il ferro. I Dori esercitarono un dominio basato sulla forza: non conoscevano neppure la scrittura. Eppure si imposero e governarono per un lungo periodo che viene chiamato "medioevo ellenico".

La supremazia dei Dori smentisce nuovamente le teorie filosofiche - non è un caso sottolinearlo ancora - che fanno coincidere i vincenti con il più elevato sistema di valori e cultura che meriterebbe (proprio in quanto vincente) di governare per qualità e virtù, quasi che la maggior forza sia sinonimo di migliore civiltà.

Dai Dori derivarono gli spartiati di Sparta che ridussero in schiavitù i Micenei i quali diventarono gli iloti.  

Sparta rappresenta una sorta di "esperimento storico" per la verifica dell'impatto culturale del militarismo. L'assenza a Sparta di espressioni artistiche e culturali elevate costituisce un punto su cui riflettere a fondo per comprendere l'aridità culturale del militarismo al potere. Il “sommo poeta” di Sparta è infatti Tirteo, poeta-soldato del VII secolo a. C. che esalta la guerra e la potenza dell’oplita spartano e che prospetta la bellezza del morire combattendo sul campo di battaglia, unico mezzo per conseguire la gloria e l’immortalità perenne nel ricordo dei posteri:   

 

“… E l’azione gagliarda gli sia scuola di guerra,

né con lo scudo resti fuori tiro.

Entrando nella mischia, con la lancia o con la spada

ferisca e faccia del nemico preda…”.  

 

Tirteo si rivolge ai giovani e declama:

 

“Giacere morto è bello quando un prode lotta

per la sua patria e cade in prima fila…

Via, combattete gli uni accanto agli altri, giovani,

non datevi alla fuga, al panico,

fatevi grande e vigoroso l’animo nel petto,

bandite il meschino amore della vita…”.[1]

 

Sparta, al tempo stesso, costituisce un ottimo esempio di piramide sociale in cui un'esigua minoranza (gli spartiati) riesce a dominare sul resto della società con i classici metodi della gerarchizzazione militare: viene da pensare al "nonnismo" delle caserme in cui un 10% di "nonni" riesce ad imporre il volere al 90% di soldati strutturando la piramide dei privilegi verso l'alto e la scala degli obblighi crescenti verso il basso. Secondo alcuni calcoli ogni spartiato aveva ai suoi piedi 222 schiavi (gli iloti).[2]

Scrive Tucidide in “La Guerra del Peloponneso”:

“Gli spartiati temevano sempre che gli iloti preparassero qualche rivolta, e poiché avevano paura del loro coraggio e del loro gran numero, ricorsero a questo espediente: proclamarono che tutti gli iloti che ritenevano di essere particolarmente forti e coraggiosi si facessero avanti, perché avrebbero avuto la libertà. Si fecero avanti circa duemila iloti, e gli spartiati, dopo averli coronati di fiori, li condussero in processione presso i templi della città come per ringraziare gli dei per la libertà ottenuta. Ma dopo questa cerimonia, i duemila iloti scomparvero e nessuno seppe mai quale fosse stata la loro fine”. 

 

Il timore di una rivolta generale degli iloti dominava la mente degli spartiati e li spingeva a ideare e attuare tecniche che oggi potremmo definire terroristiche. Scrive a questo proposito Umberto Diotti circa il trattamento riservato agli iloti:

“Ogni anno gli spartiati dichiaravano guerra agli iloti: si trattava di un rito, che voleva riaffermare senza equivoci la loro posizione di dominatori assoluti (…) Un’usanza particolarmente feroce fra i giovani spartiati era la krupteia (dal verbo krupto, “sto nascosto”). Si trattava di una vera e propria iniziazione alla vita guerriera: i giovani dovevano nascondersi in campagna per un certo periodo di tempo e di notte assalire e uccidere a caso quanti più iloti potevano. Ciò serviva anche per mantenere gli iloti nel terrore e spegnere in loro ogni desiderio di rivolta (…) Un’educazione come quella spartana, poi, produsse eccellenti guerrieri ma nessun grande uomo politico e nessun artista”.[3] 

Nonostante tutto, gli iloti riuscirono a ribellarsi e si rifugiarono sul monte Itome.

[1] Tirteo, Frammenti VI e VII, Gentili, Prato, trad. di F. M. Pontani

[2] “Si calcola che nel secolo VIII a.C. nel territorio della polis spartana vivessero circa 9.000 spartiati, 100.000 perieci e 200.000 iloti”, scrive Umberto Diotti nel libro “La Civiltà Greca”, De Agostini, Novara, 2000

[3] Umberto Diotti, La Civiltà Greca, De Agostini, Novara, 2000, p.182-3

Articoli correlati

  • Iloti, dalla schiavitù alla libertà
    Storia della Pace
    La rivolta e la resistenza sul monte Itome

    Iloti, dalla schiavitù alla libertà

    Come una schiera di schiavi a Sparta seppe ribellarsi e conquistare la libertà
    26 febbraio 2018 - Alessandro Marescotti
  • Laboratorio di scrittura

    Gli schiavi

    23 gennaio 2017 - Alessandro Marescotti
  • La Reebok Spartan Race a Taranto
    Consumo Critico
    Iscriversi costa quanto un paio di scarpe

    La Reebok Spartan Race a Taranto

    L'obiettivo emozionale della Reebok sostituisce la vendita delle scarpe. E' definibile neuromarketing e fu studiato da Packard, l'autore del libro "I persuasori occulti".
    31 ottobre 2016 - Alessandro Marescotti
  • Gli ultimi schiavi
    Latina
    Buenaventura - Costa pacifica della Colombia

    Gli ultimi schiavi

    È come se, mentre siamo immersi nella lettura di un libro che ci ha portato lontani dalla realtà, improvvisamente, ci rendessimo conto di essere nel letto di un torrente le cui acque ci stanno già travolgendo.
    6 maggio 2014 - Ernesto Celestini
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)