Giornalista e scrittrice italiana

Matilde Serao contro la guerra

Il romanzo "Mors Tua" nel 1926 denuncia le conseguenze devastanti della guerra sulla vita quotidiana delle persone comuni.
14 maggio 2021
Adriano Ercolani

Matilde Serao

Matilde Serao "Mors Tua" (1926)

Il romanzo nacque come denuncia delle conseguenze devastanti della guerra sulla vita quotidiana delle persone comuni.

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La vita scorre normale tra la gente nell’Italia del 1915. L’edicolante, l’avvocato, il prete, lo studente e le loro famiglie sono divisi dalla condizione economica e sociale, ma i sentimenti di tutti i giorni sono simili. Poi un giorno si sparge una voce: scoppierà la guerra! Sembra strano, irreale, forse è non vero, e se fosse vero, forse non sarà così male. Solo gli uomini verranno chiamati. Le mogli, le figlie, le future spose e soprattutto le madri, si sentono già disperate e abbandonate. L’ultima guerra combattuta è un lontano ricordo per la società della fine della Belle Époque, si ha paura, ma non si deve dimostrare, si deve salire sul treno che porta a nord come tutti gli altri, senza troppe storie, rassicurando con un sorriso chi si lascia. Forse sarà breve questa guerra e i nostalgici spingono per battere, una volta per tutte, il nemico di sempre, l’Austria. Sarà al contrario una guerra lunga, assurda e crudele, che annienterà una generazione (tra quelli che moriranno e quelli che pur salvandosi, saranno per sempre segnati nel fisico e nella mente) che sarà chiamata la “generazione perduta”. "Mors tua" è l’ultimo romanzo pubblicato in vita da Matilde Serao, uscito un anno dopo la sua morte, nel 1927. Rimane il dubbio: se quest’opera fosse stata scritta in un’altra lingua, o in un’altra epoca, sarebbe oggi conosciuta con l’etichetta del “capolavoro”. Al contrario è stata dimenticata, prima dal fascismo, e poi da un dopoguerra intento a celebrale l’eroismo partigiano. Il romanzo pacifista e antimilitarista fu osteggiato e ignorato dal regime fascista al suo esordio. La spietata analisi della Serao, un tempo favorevole alla guerra, mette in luce gli effetti fisici e psicologici del conflitto, che non lascia spazio ad alcun lieto fine, e mai avrebbe potuto conciliarsi, in alcun modo, con la propaganda di regime. I personaggi maschili e femminili, i soldati, le madri di questo romanzo, come il resto degli italiani e di coloro coinvolti nella guerra, sono pedine inconsapevoli di un grande gioco assurdo, infinitamente più grande di loro, che non si può fermare se non con la morte stessa, “per conquistare una buca in più.” Tutte le certezze, piccole e grandi, banali o profonde vengono distrutte, gli appigli religiosi su cui aggrapparsi cedono di schianto e franano nella più assoluta insensatezza che porta allo squilibrio collettivo e poi alla pazzia. L’Italia è della parte dei vincitori nella Prima Guerra Mondiale, anche se non sembra così e finirà come le nazioni che hanno perso abbracciando una dittatura.

Massimo Serra

Persone semplici o avviate ad un’esistenza serenamente borghese, le cui vite vengono travolte dalla follia collettiva, che impone loro di misurarsi con drammi esteriori e interiori: tradimenti, omicidi d’onore, figli rinnegati, fedi smarrite, paranoici sensi di colpa, diversi volti di un impazzimento generale. "Mors tua", il romanzo di Matilde Serao

"Mors Tua" fu indirettamente la causa della grande delusione della Serao: la mancata vittoria del Premio Nobel per la Letteratura. Benché alcuni critici dell’epoca avessero sottolineato come la denuncia della guerra nel romanzo non fosse antipatriottica, i dirigenti culturali fascisti (Mussolini in primis) condannarono lo spirito antibellico del romanzo, prediligendo come candidata Grazia Deledda, vincitrice dell’ambito premio nel 1926.

Note: Matilde Serao non è stata tuttavia al fianco delle donne che lottavano per l'emancipazione e il suffragio universale. "La donna – scriveva su Il Corriere di Roma il 6 aprile 1887 – non deve avere opinione politica; che può essere, al più, monarchica, così, per istinto di pace, per sentimento di devozione, ma che non deve permettersi professione di fede politica, in pubblico giammai".
Altre informazioni su https://vitaminevaganti.com/2019/07/20/matilde-serao-la-femminista-antifemminismo/

Il femminismo della Serao

Il suo viene definito un femminismo antiemancipazionista: una sorta di “sdoppiamento schizofrenico”. Lei si poneva, rispetto al panorama culturale e intellettuale italiano, con un conservatorismo esasperato. Nei suoi numerosi articoli giornalistici, esprime la sua posizione contro in divorzio, contro il diritto di voto alle donne, contro le suffragette e contro qualsiasi tipologia di diritto civile femminile.

Nei suoi romanzi e nelle sue novelle, invece, troviamo sempre personaggi femminili sofferenti a causa degli uomini e della società patriarcale nella quale esse devono crescere secondo i dettami imposti.
https://metropolitanmagazine.it/matilde-serao/

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