Come la NATO ha sedotto la sinistra europea
Al culmine del movimento #MeToo, l'alleanza militare più potente del mondo era diventata un alleato femminista. "Porre fine alla violenza di genere è una questione vitale di pace e sicurezza, così come di giustizia sociale", hanno scritto. "La NATO può essere un leader in questo sforzo". Questo è un volto nuovo e progressista per la NATO, lo stesso che da allora ha usato per sedurre gran parte della sinistra europea.
In passato, nei Paesi nordici, gli atlantisti hanno dovuto vendere la guerra e il militarismo a un pubblico per lo più pacifista. Ciò è stato ottenuto presentando la NATO non come un'alleanza militare rapace e pro-guerra, ma come un'alleanza di pace illuminata e progressista.
Come Timothy Garton Ash suggeriva dal The Guardian nel 2002, "la NATO è diventata un movimento pacifista europeo" dove è possibile vedere "John Lennon insieme a George Bush". Oggi, dopo l'invasione su vasta scala dell'Ucraina da parte della Russia, la Svezia e la Finlandia hanno abbandonato le loro tradizioni di neutralità di lunga data e hanno optato per l'adesione. La NATO si presenta come un'alleanza militare e l'Ucraina come una guerra che anche gli ex pacifisti possono sostenere. Tutti i suoi sostenitori sembrano cantare "Date una possibilità alla guerra".
La campagna della Jolie segna una svolta drammatica in quella che Katharine A.M. Wright e Annika Bergman Rosamond chiamano la "narrativa strategica della NATO". In primo luogo, l'Alleanza ha abbracciato il potere delle celebrità, impregnando il suo marchio di glamour e bellezza d'élite. Il potere stellare della Jolie ha fatto sì che le immagini coinvolgenti dell'evento raggiungessero un pubblico politico con poca conoscenza della NATO. In secondo luogo, il partenariato sembrava inaugurare un'era in cui i diritti delle donne, la violenza di genere e il femminismo avrebbero assunto un ruolo più importante nella retorica della NATO. Da allora, e soprattutto negli ultimi 12 mesi, leader femminili telegeniche come il primo ministro finlandese Sanna Marin, il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock e il primo ministro estone Kaja Kallas sono state sempre più portavoce del militarismo illuminato in Europa. L'Alleanza ha anche intensificato il suo impegno con la cultura popolare, le nuove tecnologie.
La NATO è sempre stata attenta alla comunicazione e impegnata nella cultura, nell'intrattenimento e nelle arti. Chi dimentica l'album del 1999 Distant Early Warning del duo elettronico Icebreaker International, registrato con i fondi del "NATOarts" (ora inattivo) e ispirato alle stazioni radar presenti in tutta l'Alaska e nella periferia settentrionale del Canada costruite per avvisare la NATO di un imminente attacco nucleare sovietico? O il lungometraggio HQ de 2007, prodotto dalla divisione diplomatica della NATO, che descrive la vita all'interno dell'Alleanza e simula una risposta a una crisi nello stato immaginario di Seismania? Ma ciò che rende il più recente cambiamento strategico della NATO così efficace è la eco che ha avuto nelle tradizioni e nelle identità locali progressiste dei Paesi candidati.
Nessun partito politico in Europa esemplifica meglio dei Verdi tedeschi il passaggio dal pacifismo militante all'ardente atlantismo pro-guerra. La maggior parte dei Verdi originari erano stati radicali durante le proteste studentesche del 1968; molti avevano manifestato contro le guerre americane. I primi Verdi sostenevano il ritiro della Germania Ovest dalla NATO ma, quando i membri fondatori entrarono nella mezza età cominciarono ad apparire crepe nel partito che un giorno lo avrebbero fatto a pezzi. Due campi cominciarono a fondersi: i "Realos" i Verdi moderati e politicamente pragmatici e i "Fundis" il campo radicale e intransigente che teneva il partito rimanesse fedele ai suoi valori fondamentali, qualunque cosa accadesse.
I Fundis credevano che la pace europea avrebbe beneficiato maggiormente dal ritiro della Germania Ovest dall'Alleanza e chiedevano la neutralità militare. Invece i Realos credevano che la Germania Ovest avesse bisogno della NATO, che il ritiro avrebbe portato problemi di sicurezza allo stato-nazione tedesco e rischiato di riaccendere il nazionalismo militarista. La NATO per loro era un'alleanza post-nazionale e cosmopolita che parlava numerose lingue e sventolava una moltitudine di bandiere, proteggendo l'Europa dagli impulsi più distruttivi della Germania.
Ma essere un membro della NATO e il ritorno della Germania in guerra, il più proibito dei tabù dopo la seconda guerra mondiale, ha avuto conseguenze completamente diverse.
Il Kosovo ha cambiato tutto. Nel 1999, nel 50° anniversario della fondazione della NATO, l'Alleanza ha avviato quella che la studiosa Merje Kuus ha definito una "metamorfosi discorsiva". Dalla semplice alleanza difensiva che era durante la Guerra Fredda, è diventato un patto militare attivo che si preoccupa di diffondere e difendere valori come i diritti umani, la democrazia, la pace e la libertà oltre i confini dei suoi Stati membri. Il bombardamento di 78 giorni della NATO su ciò che restava della Jugoslavia, apparentemente per fermare i crimini di guerra commessi dalle forze di sicurezza serbe in Kosovo, avrebbe trasformato per sempre i Verdi tedeschi.
In una caotica conferenza del partito nel maggio 1999 a Bielefeld, Realos e Fundis si scontrarono aspramente per l'attentato. Il cancelliere verde Joschka Fischer, il più importante Realo, sostenne la guerra della NATO. Per questo, i partecipanti alla conferenza gli lanciarono addosso vernice rossa. La proposta di Fundis chiedeva una cessazione incondizionata dei bombardamenti, che avrebbe significato anche il crollo del governo di coalizione del Partito verde-socialdemocratico (SDP). La proposta di pace fallì, schiacciando la fazione anti-guerra del partito che abbandonò i Verdi in massa. I Realos trionfarono con un ampio margine. Il bombardamento della Jugoslavia continuò. Con il sostegno cruciale dei Verdi, la Luftwaffe* fece irruzione a Belgrado, 58 anni dopo il suo ultimo bombardamento aereo della capitale serba.
Dopo l'inizio della guerra su vasta scala in Ucraina, il ministro degli Esteri tedesco dei Verdi Annalena Baerbock ha continuato la tradizione di Fischer, rimproverando i Paesi con tradizioni di neutralità militare e implorando loro di aderire alla NATO. Ha invocato la frase di Desmond Tutu: "Se sei neutrale in situazioni di ingiustizia, hai scelto la parte dell'oppressore".
All'inizio di quest'anno, il Ministero degli Esteri federale tedesco ha anche lanciato una nuova "politica estera femminista", l'ultimo di diversi ministeri degli esteri europei a farlo. Questo nuovo orientamento, adottato anche da Francia, Paesi Bassi, Lussemburgo e Spagna, dipinge il militarismo cosmopolita con una radicale falsa lucentezza femminista, diffondendo tra gli attivisti per i diritti delle donne il dominio della guerra e della sicurezza. I leader che si proclamano femministi sensibili sono raffigurati in un contrasto ideale con gli "uomini forti" autoritari.
La Svezia è stato il primo paese ad adottare una tale politica nel 2014, ha proiettato il suo femminismo di stato di lunga data all'estero assumendo una nuova posizione morale nell'arena internazionale. A livello nazionale, c'erano storie atlantiste positive nelle riviste femminili. Nella sezione "Mama" del quotidiano svedese Expressen, rivolta alle lettrici, un'intervista ad Angelina Jolie ha sottolineato che la NATO può proteggere le donne dalla violenza sessuale in guerra. Jolie ha anche sottolineato che c'è poca differenza tra gli operatori umanitari e i soldati della NATO, poiché "stanno combattendo per lo stesso obiettivo: la pace".
La studiosa Merje Kuus ha scritto che l'allargamento della NATO comporta una strategia di "doppia legittimazione". La NATO si presenta come ordinaria e insignificante, ma anche come irreprensibile, vitale, un bene morale assoluto. L'effetto di questo è una simultanea banalizzazione e glorificazione della NATO: diventa così, insipidamente burocratica, al di sotto del dibattito e "esistenziale ed essenziale", al di sopra del dibattito. Questa strategia di legittimazione era evidente nel dibattito, limitato e strettamente controllato, nei Paesi nordici, sull'integrazione euro-atlantica. Nessuno di loro ha tenuto referendum sull'adesione. Dopo decenni di resistenza popolare all'Alleanza, sembra che la NATO sia al di sopra della democrazia.
L'obiettivo è quello di penetrare nell'intrattenimento, nell'educazione e nella vita civile in generale.
Le prove di ciò sono ovunque.
A febbraio, la NATO ha tenuto il suo primo evento di gioco. Un giovane dipendente dell'Alleanza si è unito al popolare streamer di Twitch ZeRoyalViking per giocare a Among Us e parlare in modo informale del pericolo che la disinformazione rappresenta per la democrazia. Erano accompagnati da un'influente alpinista e attivista ambientale di nome Caroline Gleich. Mentre i loro avatar astronauti navigavano in un'astronave dei cartoni animati, parlavano della NATO in termini entusiastici. Alla fine dell'evento, la trasmissione era diventata una attivià di reclutamento: il dipendente dell'Alleanza ha parlato dei vantaggi del suo lavoro e ha incoraggiato gli spettatori a controllare il sito web della NATO per le opportunità di lavoro in campi come la progettazione grafica e l'editing video.
L'evento faceva parte della campagna della NATO "Proteggi il futuro". Quest'anno ha incluso un concorso di graphic novel per giovani artisti. L'Alleanza ha anche corteggiato decine di influencer con un grande seguito su TikTok, YouTube e Instagram e li ha portati al quartier generale di Bruxelles. Altri influencer sono stati inviati al vertice NATO dello scorso anno a Madrid, dove è stato chiesto loro di creare contenuti per il loro pubblico.
La sinistra europea è stata completamente affascinata da questo spettacolo. Seguendo la strada intrapresa dai Verdi tedeschi, i principali partiti di sinistra hanno abbandonato la neutralità militare e l'opposizione alla guerra e ora difendono la NATO. È un cambiamento impressionante. Durante la Guerra Fredda, la sinistra europea organizzò proteste di massa a cui parteciparono milioni di persone contro il militarismo guidato dagli Stati Uniti e il dispiegamento di missili da crociera Pershing-II e NATO in Europa. Di tutto questo oggi è rimasto poco, solo vuota retorica. Quasi non c'è opposizione alla NATO in Europa, e data la crescente espansione dell'Alleanza oltre l'area euro-atlantica, la sua egemonia è quasi assoluta.
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Traduzione e adattamento di Maria Pastore
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