La strage di Bologna del 2 agosto 1980, una strage fascista e piduista
Secondo la Procura Generale di Bologna Licio Gelli avrebbe pagato un milione di dollari ai Nar poco prima della strage alla stazione
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Le motivazioni della sentenza
"Possiamo ritenere fondata l'idea, e la figura di Bellini ne è al contempo conferma ed elemento costitutivo, che all'attuazione della strage contribuirono in modi non definiti, ma di cui vi è precisa ed eclatante prova nel documento Bologna, Licio Gelli e il vertice di una sorta di servizio segreto occulto che vede in D'Amato la figura di riferimento in ambito atlantico ed europeo". E' una delle conclusioni a cui arriva la Corte di assise di Bologna nella sentenza del processo di primo grado a Paolo Bellini per l'attentato del 2agosto 1980, dove si parla anche di mandanti e finanziatori e del ruolo della P2.
AMP | "Prove eclatanti che Gelli contribuì alla strage"
La Pg Musti: “confermata la validità delle indagini”
"La sentenza conferma la validità delle indagini svolte e la ricostruzione dei gravissimi fatti reato come riportati nella requisitoria e depositati nella memoria del procuratore generale il nostro lavoro prosegue incessantemente nel processo d'appello Cavallini di prossimo inizio". Lo dice Lucia Musti, procuratore generale reggente di Bologna, commentando le motivazioni della sentenza sulla Strage del 2 agosto 1980: nel processo l'accusa era infatti rappresentata, in primo grado, dalla Procura generale, con i pg Alberto Candi, Nicola Proto e Umberto Palma, a seguito di avocazione delle indagini. "La lettura del solo indice della sentenza - dice ancora Musti - consente di apprezzare come la Corte d'Assise di Bologna abbia attribuito decisiva importanza al 'documento Bologna' il cui rinvenimento ha costituito la svolta nella difficile ricostruzione probatoria del profilo dei mandanti/finanziatori ed organizzatori di secondo livello dell'eccidio del 2 agosto1980". Il riferimento è al documento sequestrato a Licio Gelli e che avrebbe ricostruito i flussi di finanziamento dell'attentato.
In questa cornice agirono, dunque, “Gelli, la P2, i servizi segreti e quel centro occulto di potere coagulatosi intorno all’ex capo dell’Ufficio affari riservati”. La strage di Bologna, secondo la Corte, ha infatti visto il ruolo di mandanti “nei confronti dei quali il quadro indiziario è talmente corposo da giustificare l’assunzione di uno scenario politico, caratterizzato dalle attività e dai ruoli svolti nella politica internazionale da quelle figure, quale contesto operativo della strage di Bologna”.
Per i giudici, “anche coloro che si resero verosimilmente mandanti e/o finanziatori della strage, pur senza appartenere in modo diretto a gruppi neofascisti, condividevano i predetti obiettivi antidemocratici di fondo ed ambivano all’instaurazione di uno Stato autoritario, nell’ambito del quale fosse sostanzialmente impedito l’accesso alla politica delle masse”. Tra gli obiettivi, vi erano infatti la “necessità di impedire ogni prospettiva di accesso della sinistra al potere in Italia” e “l’attuazione del Piano di Rinascita democratica” di Licio Gelli “attraverso l’impiego misurato della strategia delle bombe”, in un quadro “di guerra psicologica, di provocazione e di preparazione dell’opinione pubblica al taglio delle ali estreme del sistema politico”.
Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980
https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=comparc&Chiave=350664
Approfondimento
Strage di Bologna, le motivazioni della sentenza: «Prove eclatanti che Gelli contribuì, insieme a una sorta di servizio segreto occulto» - Progetto Innocenti
La sentenza della Corte d'Assise sulla strage di Bologna
Il 5 aprile 2023 sono state depositate le motivazioni della sentenza pronunciata il 6 aprile 2022.
NELLE MIGLIAIA DI CARTE processuali Mario Tedeschi (MSI) è indicato, insieme al suo potente amico Federico Umberto D’Amato capo dell’Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno, come uno dei responsabili (dietro pagamento) del depistaggio finalizzato a coprire i mandanti, Licio Gelli ed il vertice della P2, e gli esecutori materiali della strage alla stazione di Bologna ovvero i terroristi neofascisti dei Nar Fioravanti, Mambro e Ciavardini (condannati in via definitiva) nonché Gilberto Cavallini e Paolo Bellini (condannati in primo grado).
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La strage di Bologna e un fondatore del Msi | il manifesto
https://ilmanifesto.it/la-strage-di-bologna-e-un-fondatore-del-msi
Informazioni su Mario Tedeschi (MSI) tratte da Wikipedia
Nel 1966 partecipò all'Operazione manifesti cinesi, una campagna di disinformazione contro il Partito Comunista Italiano per conto di Federico Umberto D'Amato, facendo stampare dei manifesti inneggianti alla Unione Sovietica stalinista. I manifesti erano a firma di fantomatici gruppi comunisti italiani stalinisti. Furono scritti dal giornalista Giuseppe Bonanni, de Il Borghese. Tedeschi diede l'incarico della loro diffusione a Stefano Delle Chiaie.
Nel 1972, aderì al Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale (MSI-DN), venendo così eletto Senatore della Repubblica nel 1972 e nel 1976. L'anno successivo fu tra i fondatori di Democrazia Nazionale, partito nato dalla scissione dell'ala più moderata dell'MSI.
Il suo nome figura nella lista degli appartenenti alla loggia massonica P2 di Licio Gelli[2].
Morì l'8 novembre 1993, mentre era ancora direttore de Il Borghese.
L'11 febbraio 2020 la procura generale di Bologna lo ha indicato come uno dei quattro mandanti, organizzatori o finanziatori della strage alla stazione di Bologna[3] insieme a Licio Gelli, Umberto Ortolani, e Federico Umberto D’Amato.
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