La letteratura italiana e la prima guerra mondiale
Come in ogni guerra che si rispetti, la propaganda e le ideologie che l'accompagnano sono per lo più false e modificatrici della realtà effettiva. Diversi autori, tra cui anche il molto celebrato Thomas Mann, si schierano in favore della guerra, esaltandone funzioni psico-sociali che alla resa dei fatti non erano minimamente assegnabili al primo conflitto mondiale.
Con lo scoppio della guerra molti miti caddero. La retorica biblica, la durezza della vita di trincea sconvolsero coloro che erano entrati in guerra con l'idea di partecipare ad una semplice avventura.
Solo in pochi privilegiati resistette l'immagine eroica e mistica della guerra, come in D'Annunzio che il fenomeno bellico lo visse quasi da spettatore, essendo dotato di uno dei mezzi più all'avanguardia: l'aereo.
Lo specchio per le allodole, ormai assunse forme sempre più eroiche e miticizzanti, come la proclamazione della guerra quale momento che può giustificare un'intera esistenza o come rilancio della propria vuota ed inutile vita.
Un altro fatto sconvolgente verificatosi negli ambienti di guerra e solo da poco portato a galla è quello del disfattismo o dell'abbandono delle battaglie, ed
anche degli ammutinamenti, alcuni testimoni di tutto ciò, sono Lussu e Malaparte.
Per l'ennesima volta, la voce della maggioranza (il popolo) non venne ascoltata e considerata, ma prevalse la minoranza "acculturata e preparata" favorevole alla guerra.
Vediamo anche formarsi alcune realtà scomode e preoccupanti, i cosiddetti "arditi di guerra", disprezzati da soldati, che anticipano la formazione delle squadre fasciste europee.
Come notiamo, da una disgrazia, o un evento terrificante, non possono che scaturirne altri di tale genere come l'emergere delle milizie armate che appoggeranno il fascimo e il nazismo, ossia i regimi che porteranno poi al secondo conflitto mondiale.
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