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L'inaugurazione della nuova base navale di Chiapparo nel Mar Grande Taranto

NATO-USA: il nuovo fronte è a sud-est

Il trasferimento della Sesta flotta a Taranto rientra nel piano di ridislocamento delle forze statunitensi dall'Europa settentrionale e centrale a quella meridionale e orientale.
26 giugno 2004
Manlio Dinucci
Fonte: "Il Manifesto" del 26 Giugno 2004

Con l'inaugurazione della nuova base navale di Chiapparo nel Mar Grande Taranto ha ora non una ma due basi militari: accanto alla nuova, che si estende su 60 ettari, resta quella del Mar Piccolo col suo arsenale e un deposito sotterraneo di rifornimento dell'aeronautica. La costruzione della base, integrata con quella aerea della marina a Grottaglie, è venuta a costare oltre 200 milioni di euro, di cui un terzo a carico della Nato. Si tratta quindi di un porto militare che sarà usato, oltre che dalla marina italiana, da quelle degli altri paesi Nato, soprattutto dalla U.S. Navy. A Taranto ha sede il Comitmarfor, il Comando italiano delle forze marittime, che nel 2003 è divenuto pienamente operativo come quartier generale della Forza marittima ad alta prontezza, uno dei tre comandi marittimi della Nato. Taranto ha quindi tutti i requisiti per essere sede di una terza base navale, quella della Sesta flotta statunitense che nel 2005 dovrebbe lasciare Gaeta. L'ambasciata Usa a Roma ha iniziato una serie di missioni esplorative e, a quanto si sa, il Pentagono ha già stanziato 600 milioni di dollari per la sua realizzazione. Il trasferimento della Sesta flotta a Taranto rientra nel piano di ridislocamento delle forze statunitensi dall'Europa settentrionale e centrale a quella meridionale e orientale, dove vengono stabilite nuove basi così che il Pentagono possa avere «la massima flessibilità nel proiettare forze in Medio Oriente, Asia Centrale e altri potenziali teatri bellici». In tale quadro è stato deciso di trasferire da Londra a Napoli il quartier generale delle Forze navali Usa in Europa, la cui «area di responsabilità» comprende 89 paesi in tre continenti (Europa, Africa e Asia, Medio Oriente compreso), da Capo Nord al Capo di Buona Speranza e, ad est, fino al Mar Nero. La U.S. Navy avrà così tre basi fondamentali in Italia: a Napoli il comando dell'intera area, alla Maddalena i sottomarini nucleari, a Taranto il quartier generale delle forze navali di pronto intervento e probabilmente quello della Sesta flotta.

L'importanza strategica di Taranto è confermata dalla decisione, presa dagli Stati uniti nel 1998 d'accordo con il governo D'Alema, di collegare la base navale al sistema C4I (comando, controllo, comunicazioni, computer e intelligence) della marina Usa. Sulle isole Cheradi, di fronte a Taranto, c'è già un'antenna di 120 metri che collega la base navale con il Centro della marina Usa per la «interoperabilità dei sistemi tattici» situato a San Diego in California. A Taranto è stato così installato un centro di comando e spionaggio del Pentagono (l'unico nell'area mediterranea) che, collegato a uno analogo nel Bahrain, viene usato anche per le operazioni militari in Iraq.

Le conseguenze di tutto questo per Taranto sono negative, sia in termini di danni economici derivanti dalla militarizzazione, sia in termini di pericoli derivanti dall'attracco di unità navali statunitensi a propulsione nucleare. Per evitare collisioni con tali unità, il «Piano di emergenza» della marina militare italiana prevede la sospensione del traffico commerciale. Che non si escludano incidenti è confermato dall'esercitazione «Sorbet Royal 2005» che la Nato svolgerà nel giugno dell'anno prossimo, in cui sarà simulato l'affondamento di un sottomarino in seguito a un incidente nel golfo di Taranto. Ancora più negative le conseguenze generali per l'Italia: con il centro C4I, con la nuova base navale Nato a disposizione anche della marina Usa e la probabile terza base per la Sesta flotta, Taranto diviene uno dei principali trampolini della «proiezione di potenza» Usa verso sud ed est.

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