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Rappresentazione teatrale sul rischio nucleare

NATO a Taranto

A recitare sul palcoscenico è Daniele Serra. Appuntamento per il 7 agosto al Palafiom (giardini), alle 22.30.
3 agosto 2005

"NATO a Taranto", la locandina che pubblicizza lo spettacolo

Nato a Taranto è la storia di Daniele, che all’età di quattro anni fa la sua prima scoperta: il mare. Un racconto sulla bellezza e l’importanza della città di Taranto attraverso la riscoperta delle sue radici storico-culturali. Il racconto come un percorso itinerante parte dalla città vecchia e i suoi due mari, immaginando di essere lì, di respirare l’aria dei vicoli, di ascoltare le voci dei tarantini espressione della musicalità della parola dialettale, entrando nel cuore della tradizione.
Un confronto poi con la parte nuova, passando dalla visione di Marco Polle, personaggio storico della città, con la sua vita, icona della realtà di un intera comunità, studiandone gli aspetti folkloristici, le usanze, la storia recente. Quante ricchezze ha la nostra città? E’ difficile scoprirlo a pieno se non andando indietro nel tempo, ricercando le origini ormai perse e dimenticate, comprendendo il proprio presente voltando però lo sguardo al passato, a ciò che è stato.

Oggi la città di Taranto vive un inaspettato evento, la costruzione della terza base navale.. La conseguenza di ciò è la trasformazione dell’antico cuore della Magna Grecia in una fortezza militare a rischio nucleare.

Il racconto nei tempi moderni è delegato ai mass media, il teatro non può e non deve competere con tali strumenti, il suo è un compito diverso, c’è necessità di ritrovarsi attraverso un viaggio, riappropriandosi delle proprie origini e capire meglio il nostro presente.

Un attore di fronte ad un pubblico è qualcuno che usa una storia per narrare qualcosa che gli sta particolarmente a cuore, che per lui è necessario e riguarda tutti. Per questo motivo “Nato a Taranto” ha come scopo quello di raccontare Taranto, attraverso la visione dell’interprete-attore, con le sue emozioni, le sue sensazioni e la sua visione della città.

Note: Obiettivi del progetto

Il progetto si prefigge come obiettivi il recupero dell’oralità e l’esplorazione del genere.
Come narratore, l’attore è coinvolto e responsabilizzato nella costruzione del suo racconto, essendo solo e privo di elementi scenici a cui appigliarsi. Il percorso di lavoro dell’attore lo impegna totalmente e autonomamente nella ricerca dell’efficacia della sua narrazione. Solo perseguendo l’efficacia riesce ad esprimere la necessità che lo spinge al racconto, trovando il contatto col pubblico. Il pubblico ha un ruolo attivo nell’ascolto, la sua fantasia è stimolata dalle parole del narratore che lo chiama a completare le immagini proposte. Il pubblico non vede più solo l’attore, ma anche l’uomo che c’è dietro, condividendo con esso i conflitti e le domande. Spettacoli che nascono dalla semplice voglia di raccontare, piegando le tecniche attoriali ad una affabulazione immediata e coinvolgente. Il bisogno di ascoltare delle storie è anche la possibilità di crescita di una collettività che si innamora di quelle storie, sparge la voce e torna ad ascoltarle ancora. Un teatro didattico per chi lo agisce e per chi lo fruisce. L’idea è quella di un passato comune da sfogliare insieme, la parentela acquisita che cerca un’aria di famiglia in ogni aneddoto, la sensazione di complicità nell’andare a teatro senza rinunciare ad un sano divertimento, sospesi tra fantasia e realismo. Un percorso di scoperta culturale alla ricerca di identità regionali, radici antropologiche e linguistiche attraverso una rilettura ironica e cosciente della propria storia.
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