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Inviate anche le foto del sottomarino nucleare americano Scorpion

Rischio nucleare, nuova lettera al Prefetto di Taranto

Poteva esplodere a Taranto o a Napoli nel 1968. E' esploso al largo delle Azzorre, nell'Oceano Atlantico.
5 novembre 2005

Il sottomarino nucleare Scorpion

Nel porto di Taranto arrivano ogni anno 320 petroliere. Il rischio di collisione con un sottomarino nucleare non può essere escluso. Il rigassificatore di cui si sta parlando porterebbe altre 110 navi lunghe 300 metri e ognuna delle quali con 140 mila tonnellate di gas liquido, ossia una ogni tre giorni. In caso di incendio della nave gasiera - come è successo a Hong Kong il 26 novembre 2002 - nessuno si azzarderebbe a spegnerlo. Stessa cosa per un sottomarino nucleare. Non resterebbe che la fuga in massa dalla città. Taranto viene caricata di nuovi rischi connessi ad incidenti rilevanti. Sta diventando una città a rischio di esplosione ma nessun cittadino conosce i piani di emergenza e di evacuazione. I cittadini vengono tenuti all'oscuro di tutto.

Per smuovere le acque abbiamo inviato al Prefetto di Taranto le foto del sottomarino nucleare americano Scorpion che, per un puro caso, non è esploso a Taranto nel 1968. Questo è il testo della lettera in cui chiediamo una dettagliata comunicazione informativa AGGIORNATA relativa al rischio nucleare e a quanto è stato predisposto per la salvaguardia della popolazione civile. Le foto sono state inviate per far comprendere al Prefetto che non stiamo sollevando un caso astratto ma un pericolo concreto. Le foto sono state trovate su Internet negli archivi militari americani e comprendono anche l'immagine del relitto dello Scorpion esploso e ora in fondo all'Oceano Atlantico con due bombe atomiche, il propulsore nucleare, i cadaveri dell'equipaggio e il suo carico di radioattività che sarà destinato a contaminare il mare per migliaia di anni.
Le foto inviate al Prefetto sono su https://www.peacelink.it/gallerie/gallery.php?id=84 dove è visibile una galleria fotografica dello del sottomarino Scorpion.

Alessandro Marescotti e Giovanni Matichecchia

--- Lettera inviata ---

Al Prefetto di Taranto

Gentile signor Prefetto,
Le inviamo la foto del sottomarino a propulsione nucleare americano Scorpion. Lo guardi bene. Passò da Taranto il 10 marzo 1968. Esplose al largo delle Azzorre il 22 maggio 1968. Il capriccio della sorte ha posticipato di due mesi un disastro nucleare e ha risparmiato a Taranto una catastrofe. Ancora oggi negli abissi dell'Atlantico, con l'intero equipaggio, giacciono due bombe atomiche e il propulsore nucleare dello Scorpion, un'eredità nucleare che le future generazioni saranno costretti a gestire quanto ormai le lamiere saranno irrimediabilmente corrose.

Le inviamo questa foto per ricordarLe in modo concreto - e non solo ipotetico - che un disastro nucleare è possibile e che Lei ha già ricevuto una lettera raccomandata di PeaceLink, datata 10 giugno 2005, in cui le si chiedeva "ai sensi del decreto legislativo 230/95 una dettagliata comunicazione informativa di quanto predisposto nell'interesse della popolazione civile (informazione e protezione della cittadinanza e quant'altro previsto dalla citata normativa) relativa al piano di emergenza nucleare attualmente in vigore per Taranto, predisposto per il transito e la sosta di unità navali a propulsione nucleare".
Le venivano dati 30 giorni di tempo per rispondere. Non ha risposto.

Lei ha poi in seguito ricevuto un'altra lettera aperta raccomandata firmata da diverse associazioni tarantine in cui si rinnovava tale richiesta. Non ha risposto. Eppure in tale lettera - ripresa con interesse dai mezzi di comunicazione - concludevamo così: "Non ci deluda, signor Prefetto, con un silenzio che sarebbe allarmante".

A distanza di oltre quattro mesi il Suo silenzio ci allarma ancora di più. Le facciamo presente che il decreto legislativo 230/1995 relativo al rischio nucleare prescrive:

Art. 129 Obbligo di informazione
Le informazioni previste nella presente sezione devono essere fornite alle popolazioni definite all'art. 128 senza che le stesse ne debbano fare richiesta. Le informazioni devono essere accessibili al pubblico, sia in condizioni normali, sia in fase di preallarme o di emergenza radiologica.

Art. 130 Informazione preventiva.
1. La popolazione che rischia di essere interessata dall'emergenza radiologica viene informata e regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria ad essa applicabili nei vari casi di emergenza prevedibili, nonche' sul comportamento da adottare in caso di emergenza radiologica.
2. L'informazione comprende almeno i seguenti elementi:
a) natura e caratteristiche della radioattivita' e suoi effetti sulle persone e sull'ambiente;
b) casi di emergenza radiologica presi in considerazione e relative conseguenze per la popolazione e l'ambiente;
c) comportamento da adottare in tali eventualita';
d) autorita' ed enti responsabili degli interventi e misure urgenti previste per informare, avvertire, proteggere e soccorrere la popolazione in caso di emergenza radiologica.
3. Informazioni dettagliate sono rivolte a particolari gruppi di popolazione in relazione alla loro attivita', funzione e responsabilita' nei riguardi della collettivita' nonche' al ruolo che eventualmente debbano assumere in caso di emergenza.

Non ne facciamo una questione personale, signor Prefetto. Anche altri prefetti di città con porti a rischio nucleare non forniscono quelle informazioni. Eppure la legge invece prevede che vengano "fornite alle popolazioni (…) senza che le stesse ne debbano fare richiesta". Ci rendiamo quindi conto che l'inadempienza da noi rilevata non riguarda Lei ma i governi e le direttive che essi danno ai prefetti affinché la legge non venga applicata. Il silenzio è stato rigorosamente mantenuto da tutti i governi che si sono avvicendati dal 1995 ad oggi. Ma l'attuale governo, continuando a rendersi inadempiente di fronte all'Unione Europea, dovrà fronteggiare una procedura di infrazione che sanzionerà una così manifesta inosservanza delle direttive europee recepite del decreto legislativo 230/1995. Se quindi Lei non ci risponderà potremo fornire in sede europea la documentazione lampante di come venga disattesa la normativa europea recepita con il decreto legislativo 230/95.

Attendiamo quindi una sua risposta entro e non oltre 30 giorni dalla ricezione della presente e Le inviamo distinti saluti

Alessandro Marescotti - PeaceLink
Giovanni Matichecchia - Tarantosociale

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