Taranto Sociale

Lista Taranto

Archivio pubblico

Comunicato stampa

Non uccidete il Mar Piccolo con i dragaggi!

Un’azione devastante per il Mar Piccolo di Taranto, spacciata per “dovuta”, “imposta dalla legge”, ma al contrario scientemente “voluta”, in spregio alla volontà del Legislatore ed alla cultura millenaria della Città.
12 dicembre 2005
Confcooperative e Legacoop

Il 12 dicembre p. v. scadranno i termini per la partecipazione al bando di gara finalizzato all’affidamento del servizio di messa in sicurezza di un’area del Mar Piccolo di Taranto. Espressioni come “messa in sicurezza”, “riqualificazione ambientale”, “recupero produttivo” vogliono suonare come il canto delle sirene di Ulisse, ma non ammaliano nessuno: di mero dragaggio, infatti, si tratta. Verranno “grattati” 280.000 mc di sedimenti accumulati negli anni davanti all’Arsenale Militare, su un’area di 170 Ha. E smaltiti: il materiale solido prenderà la strada della discarica e l’acqua... L’acqua tornerà in mare, ovvio.

Un’azione devastante per il Mar Piccolo, spacciata per “dovuta”, “imposta dalla legge”, ma al contrario scientemente “voluta”, in spregio alla volontà del Legislatore ed alla cultura millenaria della Città. In poche parole: sarà la morte della pesca e della mitilicoltura locali ed il completo degrado della “laguna eualina” sulle sponde della quale una colonia di esuli spartani principiò la storia di Taranto. L’ipocrita richiamo al D. M. 471/99, in base al quale si sarebbe caratterizzato il bacino e sarebbero state individuate “opportune” strategie per la sua “necessaria” bonifica, è paradossale: in passaggi inequivocabili, infatti, quel decreto, evitando rigide norme comportamentali od inappellabili ed ottuse prescrizioni (art. 5, punto 1; art. 10, punto 7; art. 10, punto 11), giunge ad ammonire circa il pericolo di aggiuntivo degrado dell’ambiente e del paesaggio (All. 3), che potrebbe conseguire l’avvio di improvvide operazioni di “risanamento”. Proprio quello che ci si appresta a fare: inquinare sostenendo di bonificare, in buona od in cattiva fede.

Il Mar Piccolo non gode di ottima salute, si dirà, ma quale valore terapeutico ha l’eutanasia? Peggio! La proclamata “messa in sicurezza” si configura, in questo caso, come l’iniezione letale praticata ad un imputato dichiarato colpevole sulla scorta di preconcetti ideologici, non di prove e neppure di indizi: semplicemente perché non sono stati sapientemente e coerentemente cercati.

La normativa vigente (per non parlare della Direttiva quadro sulle acque, che noi italiani non abbiamo ancora recepito) impone dei percorsi precisi, ben individuati, per giungere all’espressione di giudizi ponderati sulla qualità dei corpi idrici: suggerisce controlli sulla colonna d’acqua, sugli organismi viventi, vegetali ed animali, sugli animali concentratori, sui sedimenti, indicando come, dove e che cosa serve cercare; stabilisce parametri collegati alla specifica destinazione d’uso dei bacini al fine di garantire tutti gli usi legittimi (potabilità, vita dei pesci, molluschicoltura, balneazione, pesca) (D. Lgs. 152/99); chiarisce che tali controlli devono essere mirati a dare risposte univoche a quesiti su tossicità, persistenza e mobilità ambientale (D.M. 471/99, All. 1, punto 1).

Tali percorsi, nell’ansia di dragare per “mettere in sicurezza”, sono stati elegantemente bypassati. Neppure il protocollo di indagine elaborato dall’ICRAM è, alla fine, pienamente rispettato. L’approccio adottato è di tipo hard: come se l’ecosistema Mar Piccolo, con le sue complesse interazioni tra matrice solida, liquida e biotica, fosse un pezzo di terreno incolto, interno ad una desolata area industriale.

Non è stata rispettata la legge, non è stato seguito il protocollo di indagine, non si è tenuto conto degli usi specifici cui il bacino è destinato, non ci si è preoccupati di verificare con tutti i soggetti interessati, pubblici e privati, la eco- e la socio- compatibilità dell’operazione. Che cosa di buono potrebbe mai produrre tanta colpevole superficialità?

Confcooperative e Legacoop non hanno interesse a che si attivino, a vantaggio delle imprese alieutiche e mitilicole, “ammortizzatori sociali”, misure straordinarie di sostegno od altri interventi compensativi: vogliono, semplicemente, che il Mar Piccolo continui a vivere. Queste Associazioni chiedono che, abbandonate definitivamente le ipotizzate strategie di intervento, sciagurate giacché miopi ed ottuse, si avvii un processo virtuoso che, dando attuazione alla lettera ed allo spirito della normativa vigente, consenta di integrare, confrontandole, tutte le informazioni esistenti sullo stato di salute del bacino e di assumere le necessarie iniziative per la protezione dell’ambiente marino, la tutela della salute e la salvaguardia delle produzioni esistenti, a difesa dell’occupazione e delle secolari tradizioni colturali e culturali.

Il Mar Piccolo non abbisogna di interventi puntiformi, tanto più se non mirati: occorre piuttosto che si ponga mano ad un vasto ed organico programma di recupero, da concertare richiamando responsabilità politico-amministrative agevolmente individuabili e competenze che il territorio, con tanta generosità, dispensa.

Nessuno si sottragga ai suoi doveri!

Articoli correlati

  • Dragaggi, rivediamo la normativa
    Taranto Sociale

    Dragaggi, rivediamo la normativa

    Il sindaco Stefàno scrive ai ministri all’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e delle Infrastrutture, Altero Matteoli, per rilanciare lo sviluppo del porto di Taranto. «La centralità e la strategicità del porto di Taranto nel complessivo sistema portuale sono fattori pienamente riconosciuti. Va sbloccata una situazione legislativa che, così come pensata, non rende giustizia alla voglia di riscatto e alla necessità di crescita e di sviluppo economico dell’intero sistema portuale»
    19 settembre 2008
  • Dragaggi al Porto, ancora tutto fermo
    Taranto Sociale

    Dragaggi al Porto, ancora tutto fermo

    Ieri mattina il convegno della Società di chimica italiana. L’attribuzione degli agenti inquinanti alle fonti di emissione. E’ questa la nuova frontiera della lotta all’inquinamento, annunciata dal direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato. E’ fondato il timore che la lobby delle discariche sia in agguato per accaparrarsi milioni di metri cubi di sedimenti.
    19 marzo 2008 - Michele Tursi
  • «Ministero e Regione insieme per un accordo sull'AIA ILVA»
    Taranto Sociale

    «Ministero e Regione insieme per un accordo sull'AIA ILVA»

    Pecoraro Scanio ieri a Palazzo di Città. «Le nuove norme sui lavori nelle aree portuali in un decreto che sarà pronto in questo mese». E sull’Ilva il ministro dice: Regione coinvolta per un accordo sull’Autorizzazione integrata ambientale. L’Aia consentirà di tutelare la salute dei cittadini e di rispettare le norme europee. Pecoraro Scanio chiede l’accordo di programma. Dragaggi al porto, nel mese il decreto che li sblocca
    2 marzo 2008 - Domenico Palmiotti
  • Dragaggi, pressing sul ministro
    Taranto Sociale
    Vico vs Pecoraro Scanio, sollecitiamo l’emanazione del decreto attuativo

    Dragaggi, pressing sul ministro

    La vicenda dei dragaggi al porto di nuovo all’attenzione del ministro per l’ambiente. Dopo le polemiche di questi giorni, ad incalzare Pecoraro Scanio è l’onorevole Ludovico Vico. Il parlamentare ionico ripercorre tutto il procedimento legislativo sulle operazioni di dragaggio
    23 febbraio 2008
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)