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Oggi conferenza stampa di Gianni Liviano, consigliere comunale tarantino critico nei confronti del rigassificatore

Rigassificatore a Taranto: cresce l'opposizione delle associazioni ambientaliste: “Impianto a rischio”

Un duro documento critico è stato diramato dalle associazioni ambientaliste LIPU, WWF e Italia Nostra che hanno dichiarato: “Un rigassificatore costruito nelle vicinanze delle raffinerie di Taranto trasformerebbe, anche un piccolo incidente, in un evento catastrofico”.
Daniele Marescotti31 gennaio 2006
Fonte: Redattore Sociale

Continua ad essere acceso, a Taranto, il dibattito sul rigassificatore. La città pugliese, infatti, è stata scelta dal governo insieme a Brindisi per la collocazione dell’impianto. La motivazione principale che spingerebbe il governo a piazzare proprio adesso i rigassificatori in Puglia deriva dalla necessità di diversificare le fonti energetiche. Altro motivo determinante è la riduzione delle forniture di gas destinate all’esportazione da parte della Russia.

A Brindisi la posizione sul rigassificatore è stata da subito nettamente contraria da parte tanto del Comune (centrodestra) e della Provincia (centrosinistra) quanto degli ambientalisti.
Diversa è la situazione a Taranto dove il Sindaco di centrodestra, Rossana Di Bello, e il Presidente della Provincia di centrosinistra, Gianni Florido, si sono orientati favorevolmente rispetto al rigassificatore.
Aperture pro rigassificatore si registrano a Taranto anche fra i democratici di sinistra e la CGIL.
Gianni Liviano, consigliere comunale di Taranto eletto come indipendente nella lista dei democratici di sinistra, sta invece raccogliendo la protesta delle associazioni ambientaliste che da diverse settimane si riuniscono per cercare una posizione comune sulla questione del rigassificatore.
Un duro documento critico è stato diramato dalle associazioni ambientaliste LIPU, WWF e Italia Nostra che hanno dichiarato: “Un rigassificatore costruito nelle vicinanze delle raffinerie di Taranto trasformerebbe, anche un piccolo incidente, in un evento catastrofico”.
Ma quello che più preoccupa gli ambientalisti è la vicinanza con l’Ilva poiché un incidente “si ripercuoterebbe alla vicina area industriale dell’Ilva, al porto mercantile e alla stessa adiacente area urbana di Taranto”. Secondo quanto sostengono infine le tre associazioni “la ricaduta occupazionale, anche con l’impianto a regime, sarebbe comunque limitata a poche decine di unità”.
Rispetto a Brindisi, dove Legambiente ha preso posizione contro il rigassificatore, a Taranto questa associazione ambientalista non si è ancora espressa, anche se il presidente Leo Corvace ha personalmente in più occasioni espresso i suoi dubbi.
Giovanni Matichecchia, portavoce di Taranto Sociale, un gruppo di dibattito cittadino che mette in rete cittadini e associazioni joniche, pur non esprimendosi pregiudizialmente contro il rigassificatore, rileva: “Taranto ha 10 impianti a rischio di incidente rilevante, ben più di Brindisi, che ne ha 6; i rigassificatori si aggiungono quindi a città già gravemente compromesse sotto il profilo del rischio industriale e il rigassificatore è anche esso un impianto sottoposto alla direttiva Severo”.
Taranto rimane per ora in una fase di semplice dibattito nella mobilitazione sull’impianto mentre Brindisi registra una mobilitazione più intensa e ha finora registrato la convergenza di ben 13 associazioni:
Italia Nostra, Legambiente, WWF, Coldiretti–Terra Nostra, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, Forum per l’ambiente, la salute e lo sviluppo, Medicina Democratica, Cobas, Comitato per la tutela dell’ambiente e della salute del cittadino, A.I.C.S., Comitato Porta d’Oriente, Comitato Cittadino “Mo’ basta”.

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