Nasce il comitato contro la costruzione del rigassificatore a Taranto
15 marzo 2006
Si e’ costituito con lo specifico obiettivo di avviare una campagna d’informazione sui reali rischi dell’impianto che potrebbe essere costruito nei pressi dell’ex yard Belleli, il comitato che finora ha raccolto le adesioni di associazioni tra le quali Lipu, Italia Nostra, Peacelink, Taranto sociale e di singoli cittadini come l’ambientalista Leo Corvace ed il consigliere comunale, nonche’ presidente de “La citta’ che vogliamo”, Gianni Liviano.
Il comitato, che ha gia’ iniziato una raccolta di firme per nuove adesioni alle ragioni del “no” al rigassificatore, sottoscritte in un appello, pur condividendo le preoccupazioni per le difficolta’ di approvvigionamento del gas delle fonti internazionali di produzione, e pur non avendo pregiudizi verso i rigassificatori in generale, chiede agli enti locali di respingere l’attuale progetto di costruzione a Taranto. In primo luogo perche’ il sito prescelto non sarebbe idoneo all’insediamento di un impianto di questa natura, comportando pericoli e rischi per i cittadini, l’ambiente ed il paesaggio. E poi, perche’ occuperebbe un’area destinata all’espansione delle attivita’ del porto di Taranto, ostacolando il normale traffico mercantile. E non solo.
Il comitato, che mercoledi’ prossimo, 22 marzo, alle ore 17,30, nella sala convegni della parrocchia Sant’Antonio, illustrera’ le ragioni del “no” al rigassificatore nel corso di un’assemblea pubblica, ricorda che “la citta’ ospita il piu’ grande centro siderurgico del paese, la piu’ importante base navale militare, una raffineria per lo stoccaggio di idrocarburi, il terminale dell’oleodotto dalla Val D’Agri, e tre centrali termoelettriche. E quindi gia’ contribuisce allo sviluppo di attivita’ di rilevanza strategica mazionale”. A parere del comitato tra l’altro, Taranto, proprio per la presenza di queste attivita’, e’ annoverata tra le aree ad elevato rischio ambientale. “Al quale mettono in luce gli oppositori nell’appello sottoscritto non corrisponde un adeguato piano di risanamento ambientale”. Inoltre, “la popolazione non e’ stata puntualmente informata dal Comune di Taranto dei rischi derivanti dalla presenza di industrie considerate pericolose e del piano di emergenza in caso di incidenti rilevanti”. Il rigassificatore, poi, potrebbe anche comportare un danno alla crescita occupazionale. “Bisogna tener conto dicono i sottoscrittori del fatto che il progetto dell’impianto prevede un modesto impiego di personale, pari a qualche decina di lavoratori. Si tratta di un numero senz’altro inferiore rispetto a quello che deriverebbe dall’utilizzo di quell’area per attivita’ portuali”.
Intanto, il piano energetico regionale non e’ ancora stato approvato. E in progetto c’e’ anche il terminale di Otranto per la condotta che trasportera’ metano dalla Turchia e dal mar Caspio. Cio’ significa, conclude il comitato, che la Puglia produce energia maggiore rispetto al suo fabbisogno, esportandola nel resto del Paese.
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