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Rigassificatore, nessuna obiezione

Il termine per effettuare osservazioni allo studio d’impatto ambientale presentato da Gas Natural e' trascorso senza alcuna richiesta da parte degli Enti locali ionici. Silenzio assoluto anche sugli interventi di compensazione che avrebbero dovuto garantire ricadute positive per lo sviluppo economico del territorio.
Michele Tursi (michele.tursi@corgiorno.it)
Fonte: Corriere del Giorno 15 aprile 2006

Il 24 marzo scorso è scaduto il termine di 30 giorni per effettuare osservazioni allo studio d’impatto ambientale presentato dalla Medea Engineering (sede a Lugano) per conto della Gas Natural, in ordine alla costruzione del rigassificatore nel porto di Taranto. Ai ministeri dell’Ambiente, dei Beni Paesaggistici e all’assessorato all’Ecologia della Regione Puglia, non è giunta alcuna istanza o richiesta. Silenzio assoluto!
Striscione a Brindisi, altra città scelta per un progetto di rigassificatore


Il capoluogo ionico conferma la sua anomalia di città tanto propensa alla discussione, quanto assente o colpevolmente distratta nei momenti cruciali.

Eppure, lo studio d’impatto ambientale è stato inviato oltre che agli organi di governo, a tutti gli Enti locali e all’Autorità portuale.

Il progetto ora proseguirà il suo cammino amministrativo senza che alcuno abbia eccepito sulla sicurezza dell’impianto, sul suo impatto ambientale, sui pericoli, sugli eventuali benefici per il territorio. Quella delle "compensazioni", infatti, è questione non secondaria ai fini dell’accettazione dell’impianto di rigassificazione.

Lo stesso presidente di Gas Natural, Alberto Toca Guitierrez, ne fece ampio cenno nel corso della conferenza stampa tenuta a Taranto nel settembre del 2004. Fruibilità dell’energia del freddo, riutilizzo dei fanghi di dragaggio per il raddoppio del 5° sporgente, mitigazione dell’impatto visivo e ambientale, sono solo alcune delle contropartite alle quali in questi due anni è stato fatto più volte riferimento nelle sedi più disparate.

In un certo senso, sono state queste ipotesi a riaprire sul territorio ionico una discussione che nel 2001 era stata liquidata con un deciso rifiuto al progetto di rigassificatore dell’Enel.

Senza derogare dai pericoli oggettivi legati all’insediamento e all’esercizio dell’impianto, uno degli elementi di valutazione circa la convenienza di ospitare il rigassificatore, è legato proprio ai cosiddetti interventi di compensazione, espressamente richiamati dal Dpcm del 27 dicembre del 1988. A Taranto, nonostante le dichiarazioni dei vertici di Gas Natural, questi aspetti
sembrano essere stati tralasciati. Perché? Quando se ne parlerà? E in che sede, visto che ormai sono scaduti i termini per emendare lo studio di impatto ambientale?

A Trieste, città in cui Gas Natural ha avanzato un progetto identico a quello di Taranto, sono giunte decine di osservazioni. Semplice distrazione?

Per Gas Natural, l’impianto ionico costituisce un business da oltre tre miliardi di euro all’anno. Per costruire il rigassificatore è previsto un investimento di circa 500 milioni di euro. Calcolando un margine di profitto del 20% sul fatturato annuo, ciò significa che in circa due anni l’impianto produrrà utili.

E Taranto cosa ne ricava?

La risposta la offre lo stesso studio d’impatto ambientale: 80 posti di lavoro diretti, 350 nell’indotto, un picco di 600 durante la costruzione. In termini energetici, Medea Engineering fa riferimento al miglioramento del quadro di approvvigionamento nazionale dell’energia e alla riduzione delle emissioni in atmosfera per effetto della sostituzione di combustibili solidi e liquidi con gas naturale.

In altre parole, il territorio ionico, per l’ennesima volta corre il rischio di doversi "sacrificare" per questioni di interesse nazionale, senza ricavarne alcun vantaggio, ad esclusione di una manciata di posti di lavoro.

Senza contare che, una volta entrato in esercizio, alla pipeline del rigassificatore attraccheranno non meno di due navi metaniere alla settimana, cioè 110 all’anno, la maggior parte delle quali (75) con una capacità di carico di 140mila tonnellate.

Che impatto avrà questo traffico sullo sviluppo del porto di Taranto? C’è pericolo di intralcio con le attività del terminal container sul molo polisettoriale?

E’ prevista la realizzazione di un accesso da Sud per evitare rallentamenti nelle operazioni di carico e scarico o, peggio, collisioni dalle spaventose conseguenze?

Toc, toc... c’è nessuno nei "Palazzi" della nostra città?

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