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Ignorato il principio di precauzione e di scelta ottimale

Perché Cartesio tirerebbe le orecchie a Legambiente

Mentre la Valutazione di Impatto Ambientale non è resa pubblica fra i cittadini, occorre registrare una preoccupante apertura di Legambiente al progetto di rigassificatore a Taranto
21 aprile 2006

Ho letto l'editoriale del direttore di TarantOggi Enzo Ferrari dal titolo "Rigassificatore, il colpo basso di Legambiente". Ferrari contesta il fatto che a Brindisi Legambiente parli di "estrema pericolosità" del rigassificatore e a Taranto invece apra la porta a tale impianto. E denuncia il "colpo basso di Legambiente, sulla cui genuinità ambientalista avevamo cominciato a dubitare proprio qualche mese fa, quando si cominciava a subodorare una sua presa di posizione molto differente da quella di Brindisi". Un simpatico striscione degli ambientalisti a Brindisi

Mi spiace vedere oggi Legambiente al centro di molteplici critiche. Sfoglio i quotidiani locali, ascolto le impressioni dei giornaliti e ne prendo atto. Noto purtroppo che quella di TarantOggi non è l'unica voce di perplessità. Al convegno di Legambiente del 20 aprile sul rigassificatore, ad esempio, il dibattito è stato caratterizzato da interventi tutti contrari all'impianto: non un solo ambientalista si è alzato per dare ragione a Legambiente. Solo il segretario del DS di Taranto, Dante Capriulo, è intervenuto per esprimere apprezzamenti.

Ho ascoltato con stupore, la mattina del 20 aprile, l'assessore Michele Losappio che ha detto pubblicamente (e un po' seccato): "Vi lamentate che la Regione Puglia escluda il rigassificatore a Brindisi e non escluda il rigassificatore a Taranto? Ditelo al presidente onorario di Legambiente, l'on. Realacci, che lo vuole a Taranto".

Il rischio di incidente rilevante non va sottovalutato
La spinosa questione dell'incidente catastrofico (140 mila tonnellate di gas metano hanno un potere esplosivo equivalente a 55 bombe atomiche) si aggira oggi come uno spettro. Ma mentre a Brindisi Legambiente lo teme e lo denuncia vivacemente, a Taranto lo scenario è evocato con un profilo alquanto basso. La malaugurata esplosione dell'impianto di gas metano, secondo l'azienda, non coinvolgerebbe i vicini serbati dell'Agip. E Legambiente non si esprime su questa rassicurazione e considera la questione come "bisognosa di ulteriore approfondimento". E definisce "allarmista" chi evoca a Taranto scenari catastrofici, salvo poi sottoscrivere a Brindisi volantini in cui tali scenari sono denunciati con forza.

In caso di controversia scientifica, dovrebbe prevalere il "principio di precauzione" per cui il rischio di un impianto potenzialmente pericoloso va considerato inaccettabile fino a quando non sia dimostrato il contrario. Pertanto sarebbe saggio che Legambiente si attenesse a questo principio di precauzione che non è pura filosofia ma che è stato adottato come criterio metodologico nella Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992, come diritto e obbligo degli Stati, e poi recepito nel Trattato della Comunità europea (modificato dal Trattato di Amsterdam, art. 174).

Ma vi è un altro problema che Legambiente non ha evidenziato. La scelta è infatti ricaduta sulla nostra città senza operare alcuna selezione fra siti alternativi. La scelta di Taranto non è quindi la scelta ottimale ma semplicemente l'unica opzione proposta (oltre a Brindisi). Questa metodologia di scelta è assolutamente inaccettabile dal punto di vista scientifico in quante esclude la scelta e non porta a comparazioni. Viene esclusa quindi la scelta ottimale.

Se poi la scelta si dovesse fare solo fra Brindisi e Taranto, ci sarebbe da notare che sono state adocchiate in Puglia proprio le uniche due città che non andavano scelte in quanto ambedue riconosciute per legge "città ad elevato rischio di crisi ambientale" e quindi non ulteriormente sovraccaricabili con impianti sottoposti alla Direttiva Seveso sul Rischio di Incidente Rilevante. E se dovessimo fare una partita con Brindisi per vedere quale delle due è messa peggio, Taranto batterebbe Brindisi 9 a 7. Ossia noi abbiamo 9 impianti a rischio di incidente rilevante e stiamo apprestandoci ad approvare il decimo (la nostra furbizia è proverbiale e ne diamo prova continuamente). Cartesio diceva che la conoscenza scientifica è basata sul dubbio metodico e su un'analisi del problema che permetta di giungere all'evidenza. Se resuscitasse temo che tirerebbe, con garbo e gentilezza, le orecchie del presidente nazionale di Legambiente. E non mi sentirei di dargli torto.

Note: Un rigassificatore? Come 55 bombe di Hiroshima, ma prive di radiazioni
http://lists.peacelink.it/taranto/2006/03/msg00033.html

Mailing list di dibattito
http://it.groups.yahoo.com/group/cambiataranto


Comunicato stampa

Questo appello pubblico è stato reso pubblico il 20 aprile quando si è svolto l'incontro provinciale per la PROCEDURA DI ASCOLTO E CONCERTAZIONE relativa al PEAR (Piano Energetico Ambientale della Regione). Tale incontro è stato organizzato da Regione Puglia e Provincia di Taranto


Appello al
- Presidente della Provincia di Taranto
- Al Presidente della Regione Puglia
- Assessore all'Ecologia della Regione Puglia
- All'Assessore alla Trasparenza della Provincia di Taranto
- All'Assessore alla Trasparenza della Regione Puglia
- Al Difensore Civico del Comune di Taranto

Apprendiamo il 15 aprile 2006 dalla stampa locale che in data 24 febbraio è stata presentata agli enti preposti la Valutazione di Impatto Ambientale relativa al rigassificatore di Taranto.
In data 24 marzo sono trascorsi i 30 giorni di rito senza che i cittadini siano stati informati dell'esistenza di una procedura così importante che consente a chiunque di presentare rilievi critici e osservazioni.

Siamo in presenza di una ferita alla democrazia e di una grave violazione dei principi di trasparenza e di cittadinanza attiva.

A Trieste, città in cui Gas Natural ha avanzato un progetto identico a quello di Taranto, sono giunte decine di osservazioni.

A Taranto nessuna.

Siamo di fronte ad una alterazione sostanziale dei diritti di controllo che sono essenziali in quanto un ulteriore carico di rischi per la città e la cittadinanza di Taranto non può prescindere dal controllo e dal diritto dei cittadini anche al dissenso motivato rispetto alla realizzazione di un impianto che può mettere a rischio la loro vita.

Non dobbiamo dimenticare che, con deliberazione del Consiglio dei ministri del 30 novembre 1990, il territorio della provincia di Taranto è stato dichiarato "area ad elevato rischio di crisi ambientale" e che l'impianto di rigassificazione è sottoposto alla Direttiva Seveso per il rischio di incidente rilevante. A ciò si aggiunge il fatto che esso si collocherebbe in un'area in cui già insistono altri 9 impianti riconosciuti per legge "a rischio di incidente rilevante" (a Brindisi ne esistono 6) e in cui sorgono a poche centinaia di metri dal sito prescelto i serbatoi e la torcia sempre accesa dell'Agip.

E' indubbio che tale questione non possa essere affrontata prescindendo da un dibattito democratico che non c'è mai stato, alterando gravemente i diritti costituzionali dei cittadini, a partire dall'articolo 1 che sancisce: "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".

Ai sensi dell'articolo 32 della Costituzione, che garantisce il diritto alla salute, occorre considerare inoltre che nessun cittadino può essere obbligato a sostenere un determinato rischio per la propria vita (ossia il rischio di un incidente rilevante) senza che ne sia stato sollecitato il consenso informato.

Da quello che ci risulta la Regione Puglia non avrebbe neppure dissigillato i sette faldoni della Valutazione di Impatto Ambientale inviale, lasciandola in archivio per 30 giorni e facendo decorrere invano i termini per oservazioni e rilievi critici.

Nella documentazione di Valutazione di Impatto Ambientale presso la Regione non sarebbe stato trovato il CD-ROM per consentire una consultazione a distanza.


Constatiamo che la "procedura di ascolto e di concertazione" viene avviata a Taranto il 20 aprile 2006 quando i termini per la presentazione delle osservazioni sulla Valutazione di Impatto Ambientale sono ormai scaduti.

Sottolineiamo il fatto che di tale Valutazione di Impatto Ambientale non ne sapevano nulla ad esempio le associazioni ecologiste tarantine né i giornalisti locali a conferma di quanto scarsa sia stata l'attuazione del diritto all'informazione. Ciò pone un problema sostanziale per una Regione che si era dichiarata in origine contraria ai rigassificatori e che ora ne prevede uno per Taranto senza neppure confrontarsi con la cittadinanza.

Siamo in presenza di una violazione della lettera e dello spirito dello Statuto della Provincia di Taranto che all'articolo 1 comma 2 afferma:

"La Provincia promuove la partecipazione dei cittadini, delle organizzazioni sociali e di volontariato alle scelte fondamentali dell'Ente e assicura la possibilità di accesso all'informazione e ai procedimenti amministrativi secondo le norme dello Statuto e dei regolamenti".

Se non bastasse questo, occorre aggiungere che di tale Valutazione di Impatto Ambientale NON era informato neppure il Presidente della Commissione ambiente della Provincia di Taranto, Giuseppe Stasolla.

Le questioni che poniamo sottolineano il fatto che un'intera procedura di Valutazione di Impatto Ambientale - voluta dal legislatore per promuovere l'informazione, la trasparenza e la partecipazione democratica - si è svolta all'insaputa della cittadinanza. E' preoccupante che alla procedura non abbiano partecipato sostanzialmente l'amministrazione provinciale e regionale, e ciò sarebbe confermato dal fatto che nessuna osservazione è stata fatta alla Valutazione di Impatto Ambientale mentre a Trieste la VIA della medesima società, la Gas Natural, è stata oggetto di molteplici osservazioni critiche presentate in forma scritta e dettagliata agli organismi competenti.

Stiamo ponendo una sostanziale obiezione alla opacità di una procedura che è stata realizzata senza essere portata alla sostanziale conoscenza della cittadinanza, dei suoi organi di informazione, e di tutte le sedi di rappresentanza democratica e di cittadinanza attiva, dai partiti, ai sindacati, alle associazioni.

Alla luce di queste considerazioni richiediamo un fermo intervento degli Assessori preposti alla trasparenza e del Difensore Civico per fermare la procedura autorizzativa del rigassificatore a Taranto affinché vengano riaperti i termini per presentare le osservazioni alla Valutazione di Impatto Ambientale, ripristinando un diritto dei cittadini gravemente leso.

In particolare ci rivolgiamo all'Assessore alla Cittadinanza Attiva della Regione Puglia, prof. Guglielmo Minervini che ha dichiarato di recente: “La trasparenza è buone prassi, chiarezza metodologica, comunicazione efficace, informazione corretta. E’ buone regole, accesso. Non teoria, non solo espressione concettuale o metafora. E’ obiettivo raggiungibile e condiviso per il corretto governo dei sistemi pubblici ed anche privati”. ( http://www.regione.puglia.it/quiregione/homenew.php?sid=3632)

Per il rigassificatore di Taranto e l'esame della sua Valutazione di Impatto Ambientale ci troviamo di fronte ad una cattiva prassi, a opacità metodologica, comunicazione inefficace e informazione assente.

Una tale violazione dei diritti dei cittadini all'informazione, al controllo e alla partecipazione democratica ci spinge pertanto a richiedere formalmente la sospensione della procedura di autorizzazione al rigassificatore di Taranto in attesa che vengano ripristinate le più elementari regole di agibilità democratica.

Rileviamo che non è stata rispettata la "par condicio" fra i diritti della Gas Natural che ha proposto il rigassificatore e i diritti dei cittadini che non hanno avuto la possibilità di esporre le proprie obiezioni.

Chiediamo di poter ricevere su CDROM la Valutazione di Impatto Ambientale e di avere il tempo di leggerla e di fare le nostre osservazioni.

Chiediamo inoltre di conoscere ciò che è stato deciso nelle Conferenze dei Servizi e che esse vengano riesaminate in quanto vi hanno partecipato persone in rappresentanza del Comune, della Provincia e della Regione senza che in tali sedi si sia svolto un regolare dibattito democratico sulla questione del rigassificatore a Taranto, senza che vi siano state deliberazioni consiliari o di giunta sul rigassificatore.

Pertanto non si comprende sulla base di quale mandato democratico abbiano agito i rappresentanti di tali istituzioni nell'ambito delle procedure autorizzative.

Gaetano Barbato - responsabile Wwf Taranto
Carlo Gubitosa - segretario di PeaceLink
Alessandro Marescotti - presidente di PeaceLink
Giovanni Matichecchia - portavoce di Taranto Sociale
Sandro Quaranta - fondatore coop. Robert Owen
Etta Ragusa - responsabile Casa per la Pace di Grottaglie
Vito Trisciuzzi - presidente Comitato Territoriale ARCI Valle d'Itria

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