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La Regione Puglia sulla trasparenza "fa acqua" da tutte le parti

Dimissioni di Petrella: la "rivoluzione gentile" della Regione Puglia è in crisi

Nella Regione c'è pochissima trasparenza come documentano le informazioni che abbiamo inserito su www.tarantosociale.org Mettere sul web della Regione le informazioni sulla Valutazione di Impatto Ambientale è un miraggio. Pochi giorni fa l'assessorato all'Ambiente ha risposto che non è in grado di fornire in formato digitale i verbali del Comitato Tecnico Regionale sul rigassificatore di Taranto. L'obiettivo della trasparenza sembra fallire di fronte ad una sorda resistenza che trasforma le istituzioni in un bunker da difendere.
9 dicembre 2006

La Spa è fondata su un funzionamento gerarchico
Più i beni comuni e i servizi pubblici sono parte integrante e qualificante del vivere insieme, più forte e reale deve essere il coinvolgimento dei cittadini al governo dello sviluppo comunitario. Nell'economia di mercato, invece, è normale che non operino meccanismi di democrazia. La cultura di governo di una Spa è tutto salvo democratica, partecipata. La Spa è fondata su un funzionamento gerarchico verticale (top down) e tecnocratico. I tentativi di democratizzazione trovano limiti strutturali. Come dicono gli addetti ai lavori «o si è privati o si è pubblici».

Riccardo Petrella
"Non si è mai discusso di consulta dei cittadini, di coinvolgimento dei cittadini. La gestione interna dell’Acquedotto resta orientata da una cultura autoritaria e da pratiche tecnocratiche che non hanno trovato nella Regione alcuna reale opposizione, almeno per quanto abbia potuto constatare personalmente. A mio parere le ragioni di fondo che hanno permesso che i «fatti» riportati accadessero sono da imputare alla tirannia dei rapporti di potere tra i partiti della maggioranza regionale".

Le dimissioni del prof. Riccardo Petrella - che era stato nominato da Nichi Vendola presidente dell'Acquedotto Pugliese in quanto economista di fama mondiale nell'ambito del "pensiero critico" - rilevano un malessere che provo anche io come pacifista e come ecologista. Più volte PeaceLink ha tentato di offrire argomenti e proposte alla Regione Puglia. Dalla questione dei porti a rischio nucleare ai poligoni di tiro. Ma i risultati sono praticamente vicini allo zero.

La Regione Puglia è "impossibilitata" ad applicare le norme sull'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione
Gent.mo sig. Alessandro Marescotti,
in riscontro alla comunicazione informatica pervenuta allo scrivente Assessorato in data 9 novembre u.s., il cui contenuto per brevità non si riporta e si dà per conosciuto, si evidenzia quanto segue.
Stante l'adeguamento tutt'ora in corso di questa Amministrazione alle norme ed alle disposizioni di cui al D.lgs. n. 82 del 7 marzo 2005 (Codice dell'Amministrazione digitale) e dunque l'impossibilità di dar seguito alla Sua richiesta mediante l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, La invitiamo, qualora sia ancora interessato, a formulare regolare istanza di accesso agli atti, ai sensi e per gli effetti dell'art. 22 e ss. della L. n. 241/1990, specificando altresì se degli stessi intende chiederne l'esame ovvero estrarne copia.
Per quanto sopra esposto si evidenzia, infine, che non è al momento possibile acquisire al protocollo la ricevuta comunicazione così come da Lei richiesto. Tanto si doveva e con l'occasione si porgono distinti saluti.

La Segreteria
Assessorato all'Ecologia
Regione Puglia

7/12/06

Se poi passiamo alla questione del rigassificatore a Taranto siamo di fronte ad una vicenda preoccupante. Nella Regione c'è pochissima trasparenza come documentano le informazioni che abbiamo inserito su www.tarantosociale.org
Mettere sul web della Regione le informazioni sulla Valutazione di Impatto Ambientale è un miraggio.

Pochi giorni fa l'assessorato all'Ambiente ha risposto che non è in grado di fornire in formato digitale i verbali del Comitato Tecnico Regionale sul rigassificatore di Taranto. L'obiettivo della trasparenza sembra fallire di fronte ad una sorda resistenza che trasforma le istituzioni in un bunker da difendere.
Viene purtroppo in tal mondo confermata la tesi di Petrella secondo il quale "la gestione interna dell’Acquedotto resta orientata da una cultura autoritaria".
Se poi si aggiunge il fatto che la Regione Puglia si è fatta sponsorizzare dalla multinazionale Gas Natural (che propone il rigassificatore a Taranto e che deve essere esaminata in ambito di Valutazione di Impatto Ambientale dalla Regione stessa) e dall'Ilva (che è la massima fonte di inquinamento in Puglia)... allora ci scontriamo con qualcosa di ancora più preoccupante. Per cui le dimissioni di Petrella non possono che spingere i movimenti e la società civile a non delegare agli apparati di potere della Regione quella "rivoluzione gentile" che la vittoria di Nichi Vendola aveva fatto sognare e che in questo momento è in piena crisi.

Note: PER UN GOVERNO PUBBLICO DELL'ACQUA"
Un appello in rete

Su http://www.osservatoriosud.org vi è un ampio schieramento di associazioni e persone che dichiara il proprio appoggio al prof. Riccardo Petrella.

"La discussione “sull’identità” del soggetto gestore delle risorse idriche nella nostra regione è tutt’altro che oziosa! Essa costituisce il punto nodale per un governo pubblico dell’acqua. La società civile della Puglia ha, infatti, posto con forza all’attenzione della cittadinanza e delle forze politiche la richiesta di un governo pubblico dell’acqua in Puglia in diverse occasioni, tra le quali due iniziative di rilevanza nazionale sostenute anche dalle nostre istituzioni. Ci si riferisce ai Cantieri per la Democrazia dell’autunno 2005 e al Forum di Sbilanciamoci del settembre di quest’anno. In entrambe le occasioni, tutti gli intervenuti in rappresentanza sia delle istituzioni Regionali che delle Amministrazioni locali, hanno riconosciuto l’acqua bene comune e ribadito con fermezza la necessità della gestione pubblica e partecipata di questo bene ed alcune personalità come Alex Zanotelli hanno chiesto di escludere le SPA dalla gestione dei servizi idrici (...) Una spa a capitale interamente pubblico resta, comunque, una società di diritto privato che, come tale, risponde alle norme a garanzia dell’interesse dei privati e non del rispetto dell’interesse della collettività nel suo insieme. La spa è una società finalizzata per legge al conseguimento del profitto (indipendentemente dalla natura dei suoi azionisti), mentre ai cittadini interessa che l’acqua ed i servizi idrici siano governati da un ente che garantisca gli interessi di tutti e non di pochi. Una spa può subire variazioni nella proprietà degli azionisti; per questo l’attuale amministrazione Regionale deve rendere definitiva la chiusura ad ogni processo di privatizzazione dell’AQP, al di là del proprio mandato. A questo aggiungiamo che siamo preoccupati per i prestiti finanziari da capitale privato a cui è ricorsa l’AQP, perchè chi finanzia gli investimenti può condizionare la linea politica dell’azienda".


Ecco cosa scriveva il prof. Riccardo Petrella il 30 luglio 2005.


Riccardo Petrella nominato presidente dell’Acquedotto Pugliese

UNA LETTERA AI MILITANTI DELL’ACQUA

30 luglio 2005

Cari Amici/Amiche "militanti " dell’acqua,

vi confermo la notizia che riguarda la mia nomina alla presidenza dell’acquedotto Pugliese, il più grande acquedotto dell’Europa in termini di estensione (più di 20.000 km), che copre la Regione Puglia, una parte della Lucania e della Campania. La mia nomina è legata all’elezione alla presidenza del Regione di Nichi Vendola, che è stato uno dei tre Parlamentari che hanno creato, due anni fa, l’Associazione degli eletti per il Contratto Mondiale dell’acqua in sostegno all’azione del Comitato italiano per il Contratto Mondiale dell’acqua.

Durante la campagna elettorale, Nichi Vendola ha centrato il suo programma su due problemi: la salute e l’acqua, impegnandosi a ripubblicizzare l’acquedotto Pugliese che è stato privatizzato nel 1999 da un governo di centro sinistra! Oggi l’acquedotto è una Società per azioni (al 100% di capitale pubblico) che però può operare sul mercato in Italia ed all’estero per le vendite ed acquisti di altre società.

Come Comitato italiano ci siamo, da anni, battuti, per la "ripubblicizzazione" dell’acquedotto Pugliese, obiettivo che è stato fatto proprio, come impegno politico, dall’Associazione degli eletti e, quindi da Nichi Vendola. Alla sua elezione come Governatore della Regione, che è azionista unico dell’acquedotto, Nichi Vendola mi ha chiesto di prendere la presidenza dell’acquedotto con il mandato, pubblicamente confermato, di "ripubblicizzare l’acquedotto" per fare un’Agenzia dell’Acqua Bene Comune ed un laboratorio di promozione della cultura dei "beni comuni" a livello del Mediterraneo.

Com’era possibile rifiutare questa proposta ed il mandato proposto?

Ufficialmente ho assunto le mie funzioni come Presidente dell’acquedotto pugliese il 18 luglio u.s con un mandato di tre anni. L’acquedotto Pugliese rappresenta un’organizzazione con più di 1.800 persone ed un bilancio di circa 350 milioni di euro. La Sua costruzione è iniziata nel 1906 e spero di approfittare del centenario della sua costruzione per lanciare una "campagna di mobilitazione cittadina" intorno all’acquedotto, la cui prima fontana , da cui è sgorgata l’acqua dell’acquedotto, è stata inaugurata a Bari il 24 aprile 1905. L’acquedotto rappresenta la principale azienda "pubblica" della regione, la seconda in Italia nel settore dell’acqua, ed è uno dei principali "mercati pubblici" regionali. Questo è dire l’ampiezza e la diversità degli interessi in gioco. Mi occorrerà qualche tempo per apprendere, ma conosco la direzione della strada a prendere secondo il mandato che mi è stato confidato. Giungere all’estremità non sarà facile.

Tenuto conto di questo cambiamento, mi vedo costretto ad abbandonare le mie posizioni di responsabilità "formale" in tutti gli organismi in cui attualmente "milito". E’ il caso della Presidenza del Comitato italiano per il Contratto Mondiale dell’acqua, e di quella dell’Associazione francese per il Contratto Mondiale dell’acqua, dell’Associazione belga, che procederanno alla mia sostituzione. Mantengo invece la mia "funzione" a livello di Segretario del Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale dell’acqua, una "associazione de facto" ,che svolge azione di coordinamento . Continuerò inoltre ad animare, con gli amici dell’Associazione Belga per il Contratto Mondiale dell’acqua, la preparazione dell’Assemblea Mondiale dei Cittadini per l’acqua che si terrà inizio dicembre 2006 a Bruxelles.

Mantengo anche il mio impegno presso l’Università del Bene Comune, in particolare nella Facoltà dell’acqua. Il mio impegno nell’acquedotto non modifica la militanza nel campo del diritto all’acqua e della riconoscenza dell’acqua come "bene comune", pubblico mondiale. Ciò che cambieranno sono le modalità di azione.

Cordialmente a tutti.

Riccardo Petrella

Fonte: http://www.italia.attac.org/spip/article.php3?id_article=839


"UNA SPA PER L'ACQUA? E' UN ERRORE"

Intervista al prof. Riccardo Petrella: "Occorre ripubblicizzare l'acqua"

[Questa intervista al prof. Riccardo Petrella è tratta dalla rivista "Altraeconomia" (ottobre 2005) ed è stata realizzata da Davide Mussi].

L’ideatore del “Contratto mondiale sull’acqua” è stato scelto da Nichi Vendola per guidare l’acquedotto più grande d’Europa. Obiettivo: trasformare l’azienda da spa ad Agenzia dell’acqua bene comune L’Acquedotto pugliese in mano a Riccardo Petrella, “militante dell’acqua”.
L’aveva detto Nichi Vendola, neo presidente della Regione Puglia: “Il mio acquedotto nasce con la bandiera della ripubblicizzazione”. Parola mantenuta: alla guida del più grande acquedotto europeo (e tra i primi al mondo) per estensione Vendola ha chiamato Riccardo Petrella, docente universitario in Belgio e Svizzera, fondatore del “Gruppo di Lisbona”, ma soprattutto anima del “Contratto mondiale sull’acqua”, che si batte da anni perché l’accesso all’acqua venga garantito a tutti, a Nord come a Sud, contro ogni tipo di privatizzazione di un bene primario essenziale alla vita.

Una nomina che ha una grande valenza politica quella di Petrella, destinata a far ripercorrere a ritroso la strada intrapresa dall’Aqp, prima ente pubblico, dal 1999 società per azioni (100% in mano alla regione Puglia). Oggi Petrella dice: “Il partenariato pubblico-privato non funziona. Oltre alla proprietà e al controllo, anche la gestione delle reti dev’essere in mano ai cittadini”.

Petrella, come nasce questa presidenza?
Nasce dall’incontro di due strade. Da anni “recito” i principi del “Manifesto dell’acqua”, dicendo che l’acqua è fonte insostituibile di vita e, di conseguenza, bene comune, che l’accesso all’acqua (e a quella potabile in particolare) è un diritto che va garantito a tutti, che della copertura finanziaria di quest’accesso deve farsene carico la collettività, e che, infine, la gestione deve essere in mano ai cittadini. Poi è arrivato Nichi Vendola, che nel suo programma elettorale aveva due priorità -salute e acqua-, e che è tra i fondatori dell’“Associazione degli eletti e dei parlamentari italiani per il Contratto mondiale sull’acqua”. Quando ha vinto mi ha chiesto di occuparmi dell’acquedotto, di lavorare alla ripubblicizzazione: non potevo tirarmi indietro.

Qual è l’obiettivo?
Il mandato triennale che mi è stato conferito punta alla trasformazione dell’Aqp da società per azioni in “Agenzia dell’acqua bene comune”, quindi in un laboratorio di cultura dei beni comuni per il Mezzogiorno e per tutto il Mediterraneo.

In altre parole?
I pugliesi dovranno arrivare a considerare l’acqua un bene comune - cui tutti possono accedere e dove, come dicevamo, gli eventuali costi sono coperti dalla collettività - recuperando così un concetto della cultura mediterranea, che è stato dimenticato, visto che i Paesi del Mediterraneo hanno scelto la mercificazione dell’acqua.

L’Aqp è una spa totalmente controllata dalla Regione: il problema è soltanto la forma societaria? O si tratta di un discorso più ampio, sostanziale, di contrasto tra pubblico e privato, tra idea di bene comune e merce?
Sento spesso dire - anche a sinistra - che se la proprietà e il controllo delle risorse idriche sono pubblici, allora non importa che la gestione sia in mano ai privati.
È il cosiddetto “partenariato pubblico-privato”, che si realizza attraverso la creazione di multiutilities, illudendosi che queste siano la soluzione migliore.
Io invece credo che la proprietà pubblica non sia sufficiente, se la gestione è in mano a una realtà privata, perché questa dovrà poi rendere conto agli azionisti che a fine anno vogliono vedere gli utili. Per me è sbagliato fare utili a partire da un bene fondamentale, ricercare il profitto su un diritto di base come l’accesso all’acqua: perché alla fine è il mercato finanziario a decidere.

Però c’è sempre il controllo pubblico...
Ma in base a un sistema che non funziona davvero. Le faccio un paio di esempi: la Regione Puglia chiede conto dell’attività dell’acquedotto proprio ad Aqp spa, e allo stesso modo è la stessa Acea spa (la multiutility che gestisce le risorse idriche negli Ambiti territoriali di Roma e Frosinone, ndr) a fornire informazioni sulla propria attività ai comuni serviti. Insomma, il controllore è costretto a fidarsi di quanto gli racconta il controllato.

Detto questo, quali miracoli realizzerà la sua presidenza?
In primo luogo - sorride Petrella - bisogna ridare serenità all’Aqp, un’istituzione che oggi è sconvolta da rotture interne e che deve ritrovare la propria identità, che deve capire se un acquedotto è un soggetto che vende acqua oppure un soggetto che deve garantire l’accesso all’acqua a tutti i pugliesi, alla minore tariffa possibile.
Secondo: ridurre le perdite degli impianti: su 580 milioni di metri cubi d’acqua “prodotti” ogni anno, l’Aqp ne fattura soltanto 260. Dove finisce il resto? Esistono perdite tecniche, dovute per esempio a rotture degli impianti, ma c’è anche una diffusa “cultura della morosità”, tra i privati come tra gli enti pubblici. Pensi che al momento abbiamo 130mila contenziosi aperti…
Infine vanno ammodernati gli impianti, per smettere di subire le emergenze.

E perché Petrella dovrebbe riuscire dove, in tanti anni, altri hanno fallito?
Attenzione, non dico che riuscirò a fare tutto, ma le condizioni ci sono: intanto il capitale dell’acquedotto è considerevole, sia in termini di know how che di infrastrutture, e poi prima non c’era un governo regionale favorevole al cambiamento. Adesso sì.

LA SPA AQP

Dal sito di Unimondo del 13 settembre 2005. "Ripublicizzazione dell'acqua, uno dei temi preferiti di Nichi Vnedola"

L'Acquedotto Pugliese é dal 1999 una Società per Azioni, a capitale interamente pubblico ma i cui investimenti sono diventati sempre più finanziati da capitali reperiti sui mercati finanziari italiani ed internazionali. Inoltre la SpA AQP può acquisire o vendere partecipazioni in altre imprese operanti in Italia o all'estero anche al di fuori del campo dell'acqua. Per questo motivo la ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese è stato uno dei temi preferiti di Nichi Vendola, neopresidente eletto della Regione Puglia.

Fonte: http://unimondo.oneworld.net/article/view/118767/1/

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