All'illustrissimo don Michele Losappio
Illustrissimo Duca Losappio,
la Signoria Vostra è certamente informata delle insalubri arie che i suoi amati sudditi debbon ogni dì respirare per via delle sciagure di cui è ben a conoscenza anche il Governatore di Puglia Rifondata, principe Vendòla de la Luminosa Primavera, a cui tutti porgiam da mesi le nostre più sofferenti suppliche.
Le inviamo codesto messaggio in ragion della faccenda che il Nostro amatissimo Conte, don Florido del feudo di Jonica Sventura, ha recentissimamente a Lei rappresentato con candide parole: "Ahimé, non mi ha avvisato il Duca Losappio".
Trattasi dell'arrivo nella nostra Contea dei rifiuti della Contea di Lecce. Infatti il nostro amatissimo Conte ha fatto presente a Vossignoria Illustrissima di non essere a canoscenza che un nuovo carico di fetidissimi rifiuti avean da essere portati, dalla Contea di Lecce, fin qui, nella nostra martoriata contea: Taranto la Malata. E tutto ciò dopo aver noi ricevuto financo le immondizie del Principato di Campania.
Il nostro eccellentissimo don Florido è stato da Lei bonariamente redarguito. Bricconcello, bricconcello! Avrebbe detto prima di sì e poi di no a tali immondi rifiuti. A riappacificar gli animi siam qui noi che tutto comprendiamo e tutto accettiamo: trattasi sicuramente di fatalità. Infatti sembra che da Bari sia partito un suo piccione viaggiatore con il messaggio recante l'avviso infausto. Ma arrivò mai il piumato ambasciatore di sventura nella nostra ancor più sventurata terra? Questo è il dilemma che la nostra rifondata fiducia ci suggerisce.
Lo volatile messaggio mai fu ricevuto dal nostro amatissimo conte don Florido. E mai alle nostre orecchie giunse infine. Ma perché diffondere scompiglio? Perché eccitare gli animi già eccitati di alcuni sudditi lamentosi e mai contenti?
E così lo messaggio di sventura è stato a noi nascosto affinché i nostri già affranti cuori non si rattristassero ulteriormente a sì ferale annuncio.
Del resto sudditi siamo e tal ci convien restare: la canoscenza al popolo non fonte di virtute fu ma di orgoglio o di sventura.
Bene quindi Lei ha fatto – Eccellentissimo Duca - a tenerci all'oscuro della triste notizia dei fetidi rifiuti!
Del resto noi riverentissimi e fedelissimi sudditi siamo abituati da tempo a farci amorevolmente proteggere dai nostri Signori della Casata dei Rifondanti, da li marchesi de lo Magnifico Albero de le Ghiande, da li baroni del Fiore Bianco e persin da li coraggiosi Consiglieri, come messer Mineo, che – per non riveder simili disguidi - le farà omaggio di un nuovo piccione viaggiatore più lesto e diligente.
Perché a cotanto affaticamento convien porre rimedio.
Infatti nello scambio di volatili messaggi fra Sua Eccellenza e il nostro amatissimo don Florido qualcosa deve non aver funzionato a la bisogna.
E ci spiace anche sapere da li suoi messeri de lo ducato che il suo attuale piccione viaggiatore sia troppo debole da portare in volo fino a Taranto li verbali della Commissione de li Dotti e li Sapienti che ne le segrete stanze vanno a studiare quanto ha da esser bello lo magno impianto rigassificante di cui qui a Taranto andiam vogliosi e fieri. Codeste carte vorremmo fra le mani avere perché cotanto onore rigassificante ci rende lieti e festanti.
Lo magno impianto rigassificante sarà un'esplosion di virtute e canoscenza de li Dotti e de li Sapienti.
Ma se lo piccion viaggiatore non può esser caricato da simili verbali, troppo irti e pesanti per le nostre ingenue menti, sia fatta la Sua e la Vostra Volontà. A noi gradir ci piace lo stesso la sorpresa. Siamo di Terra Jonica anche alla sventura piamente rassegnati e ne la sventura letizia e gaudio sappiam trarre.
Una sola cosa alla sua Eccellenza vogliam dire infine.
E cioè che noi poveri mortali di Terra Jonica Sventurata – che già da tempo dobbiam respirare le perniciose flatulenze che questa Valle di Lacrime ci riserva – avrem fervente desiderio di essere prontamente avvisati da che giorno e da che ora il naso ci dovrem turare.
I suoi devoti sudditi
Messer Girolamo Albano
Messer Espedito Alfarano
Monna Giovanna Bolognini
Messer Peppe Cicala
Messer Giuseppe D'Aloja
Messer Stefano De Pace
Messer Giulio Farella
Monna Clara Fornaro
Messer Carlo Gubitosa
Messer Giuseppe Mannara
Messer Alessandro Marescotti
Messer Giovanni Matichecchia
Messer Luigi Oliva (Magistro)
Messer Roberto Petrachi
Messer Giancarlo Petruzzi
Monna Antonietta Podda
Messer Giovanni Pompigna
Messer Vincenzo Quazzico
Monna Etta Ragusa
Messer Giuseppe Santese
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