Il rigassificatore a Taranto: la vera storia del Piano Regolatore
Si discute di Piano Regolatore Portuale a Taranto da molti anni. Sei anni fa, esattamente nel luglio del 2002, il Comitato Portuale ha approvato le linee guida per la redazione del Prp del porto di Taranto, che è stata affidata, l'anno successivo, alla società Tangram, un raggruppamento di imprese prevalentemente genovesi costituito da Sciro Spa, Marconsult srl e Studio Bsa. Sono trascorsi alcuni anni, da allora, la Tangram ha elaborato il Piano Regolatore Portuale e finalmente, l'anno scorso (maggio 2006) il Comitato portuale ha deliberato l'adozione preliminare del piano che è stato poi trasmesso al Comune di Taranto affinchè rilasciasse il parere dell'amministrazione comunale, così come previsto dalla legge. A quel punto, qualcosa è andato storto, per fortuna della città, perchè all'amministrazione Di Bello - andata via per le note vicende - era succeduta una gestione commissariale, quella del Commissario Straordinario dr. Tommaso Blonda, che accortosi, evidentemente, che in quel piano c'era qualcosa che non andava, l'ha stoppato. E con delibera del 25 agosto del 2006, ha in pratica detto di no, e cioè che il Comune non approvava il Piano Regolatore Portuale perchè in esso era previsto un rigassificatore a ridosso della città. E giustamente, il dr. Blonda, scrive che senza una verifica sulla sicurezza dell'impianto - riassumiamo in parole povere - il Comune non avrebbe rilasciato nessun nulla osta. Salvando, di fatto, la città, da una possibile bomba ecologica - come è stato definito il rigassificatore, a poche centinaia di metri dal centro abitato.
Volendo essere ancora più precisi, nella sua delibera il Commissario ha legato l'approvazione del Piano alle seguenti condizioni: prima, la verifica della possibilità di delocalizzazione delle attività di movimentazione del terminal Rinfuse (quello del carbone, appunto, altra attività altamente inquinante, già al vaglio della magistratura tarantina) dal secondo sporgente in un'altra zona portuale più lontana dalla città; seconda condizione: l'individuazione dei criteri necessari alla salvaguardia dell'ambiente sempre legati alle operazioni di scarico e trasporto del carbone da e per il terminal Rinfuse; terza condizione, appunto, quella che in sostanza è anche la più importante, legata alla verifica della compatibilità ambientale e di sicurezza rispetto alla possibilità di insediamento nell'area tra Punta Rondinella e il molo polisettoriale, di centri di produzione e trasformazione di energia, tra i quali un impianto di rigassificazione.
Ora, ed alla luce di tutto ciò, ci domandiamo e domandiamo ai diretti interessati se è vero che, nonostante tutto e nonostante la delibera del commissario straordinario, il Comitato portuale abbia in animo di procedere comunque all'adozione ed alla approvazione del piano. Perchè se così fosse - ricordiamo che ieri TarantoSera ha pubblicato un servizio che anticipava la notizia di presunte "pressioni" da Roma perchè ciò avvenisse, servizio, tra l'altro, ad oggi mai smentito - sarebbe un fatto gravissimo che TarantoSera non rinuncerà a denunciare perchè, lo ribadiamo, se così fosse, non si farebbe altro che tentare di far passare dalla finestra ciò che è già uscito dalla porta.Inoltre, qualcuno dovrà spiegare alla città perchè un Piano Regolatore Portuale fermo praticamente da sei anni, dovrebbe essere adottato ed approvato in pochi giorni, quasi come fosse un blitz. Con l'ulteriore considerazione che manca ormai poco - probabilmente - alla nomina di un Presidente dell'Autorità Portuale che, a nostro avviso, avrebbe il diritto di dire la sua sulla programmazione di cui il porto intende dotarsi da oggi e per i prossimi anni.
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