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Una riflessione dopo l'intervento del magistrato tarantino Franco Sebastio

Ecco perche' Taranto e' stata inquinata

Con l'esternalizzazione dei costi della grande industria è nata la fortuna di larghe fette del ceto politico. Una speculazione sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini
25 aprile 2007

Ho letto sul Corriere del Giorno l'importante intervento del procuratore aggiunto Franco Sebastio dal titolo “Vita e salute diritti incomprimibili”. Al centro di tale contributo vi abbiamo trovato quei “concetti guida” sulla base dei quali affrontare la questione ambientale a Taranto. Sono concetti che chi ci ha governa dovrebbe leggere, rileggere e ancora rileggere dato che noi, sul fronte dell'inquinamento, da anni siamo costretti a resistere, resistere e ancora resistere. Cosa sgradevole alla nostra pazienza di cittadini oltre che sgradita ai nostri polmoni.

Il procuratore Sebastio spiega che “la nostra Costituzione prevede tutta una serie di diritti che sono “assoluti”, in quanto vanno fatti valere nei confronti di chiunque; altra caratteristica di tali diritti è (salvo un’unica eccezione di cui parlerò fra poco) di essere moderatamente “comprimibili” allorché gli stessi vanno contemperati con altri diritti ugualmente fondamentali”. Fra i valori assoluti annovera ad esempio il diritto di proprietà, il diritto di libertà, l'inviolabilità del domicilio, ecc. Tutti questi diritti - ci spiega il nostro magistrato tarantino - sono “moderatamente comprimibili” nel caso in cui vadano tutelati altri diritti. Fa eccezione il diritto alla salute e alla vita “un bene così primario e fondamentale che non può accettare alcuna limitazione o 'contemperamento' pur se in vista di interessi socialmente rilevanti”. Ho citato per esteso queste frasi per coloro i quali non hanno potuto leggere integralmente il suo intervento sul Corriere del Giorno.

Se procuratore Sebastio ci ha ricordato questi principi costituzionali, non è inopportuno chiedersi come mai qualcuno se li sia dimenticati.

E' una risposta a cui il procuratore Sebastio non può ovviamente rispondere. Ma noi cittadini dobbiamo farlo. Anche perché voteremo fra poco.

Se Taranto ha occupato la copertina dell'Espresso non è perché i giornali e i movimenti ambientalisti locali non anno vigilato ma perché il bubbone è così grosso che lo vedono anche dalla redazione di Milano. A livello nazionale ci dicono: attenzione, Taranto è una città anomale, è un caso nazionale, il disastro ambientale non si può nascondere sotto il tappeto.
Dobbiamo esserne pienamente consapevoli prima di scandalizzarci del fatto che l'Espresso ci sbatta in copertina.

Dobbiamo prendere coscienza che il patologico ambientale è a Taranto riflesso del patologico politico, e viceversa. Un ceto politico sano non avrebbe permesso una città malata.
A Taranto è accaduto l'indicibile. Il sistema economico a Taranto ha massimizzato i profitti facendo pagare all'esterno quei costi sanitari, ambientali e sociali che invece dovrebbero essere a suo carico.
Il sistema economico ha trovato nella “politica sporca” il terreno sul quale esternalizzare i “costi sporchi”. Gli economisti definiscono tali costi con un termine specifico: “costi esterni”. Taranto è diventata zona franca a livello nazionale per l'esternalizzazione dei costi economici delle aziende che altrove non vogliono. In Iran uno stabilimento equivalente all'Ilva lo hanno costruito a 80 chilometri dalla città più vicina.
Qui invece la mancanza di adeguati controlli e cautele ambientali ha consentito non solo l'esternalizzazione abnorme dei costi economici sulla collettività (ovvero una libera concorrenza drogata) ma anche qualcosa di più: la palese violazione delle norme ambientali.
Sarebbe potuto accadere tutto ciò senza le opportune complicità di una parte del ceto politico e sindacale? Domanda retorica. E soprattutto: quale mercato politico-finanziario è stato aperto con questa strategia? Quali ricchezze illecite sono state accumulate in questo modo?
Infatti, caro Direttore, qui non abbiamo di fronte una casuale “dimenticanza” del dettato costituzionale o ad una una carenza di avvocati in grado di capire le riflessioni di Sebastio. Ma siamo in presenza di un “mercato della disattenzione”, di una “compravendita dei silenzi”, di una “messa all'asta delle omissioni”.
Le faccio un solo esempio. E' stato sperimentato in Veneto e in Alto Adige un rilevatore mobile dell'inquinamento dell'aria. E' una valigetta che permette di effettuare misurazioni ogni sei secondi. La si potrebbe portare a spasso per l'area industriale. La valigetta ha infatti un'antenna GPS (Global Position System) che localizza in modo esatto i punti di misurazione dell'inquinamento e la colloca in una mappa geografica. Sono certo che – fra chi leggerà questo intervento – vi sarà anche chi ha il potere di acquistare questa valigetta: ma non lo farà. E non per una questione di costi.
Mentre scrivo queste righe, ricevo dalla Regione Puglia una e-mail in cui mi comunicano di aver protocollato una mia richiesta di tipo ambientale. Avevo scritto 17 giorni fa richiedendo i valori dell'inquinamento dell'aria del 1° aprile, data in cui è uscita dall'Ilva un enorme nuvola scura che ho filmato e messo su Internet (www.tarantosociale.org). Ci sono voluti ben quattro solleciti scritti per ottenere il semplice protocollo. Oggi mi hanno telefonato per far presente varie difficoltà. Ho chiesto che venissero fatti valere i miei diritti di cittadino. Quanto dovrò attendere – dopo tanto strazio per un semplice numero di protocollo – per conoscere i dati ambientali del 1° aprile e per vedere se il mio (se il nostro) diritto alla salute è, per usare le parole del procuratore Sebastio, veramente “incomprimibile”?

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