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Ecco i veleni che l’Espresso non ha visto

29 aprile 2007
Enzo Ferrari
Fonte: Tarantosera

Puglia, il pozzo dei veleni

Taranto regina di quella che l’Espresso ha definito la Puglia dei veleni. Con i suoi 21 milioni di tonnellate di anidride carbonica emessi ogni anno - solo per citare le quantità di CO2 sputati dall’Ilva e dalle centrali termoelettriche Edison - la Città dei Due Mari schizza ai vertici delle classifiche europee per capacità di inquinare il pianeta. Ma fin qui, nonostante la solerzia dell’Espresso, non c’è nulla di nuovo. Chiariamo: non siamo tra coloro i quali ritengono che le inchieste giornalistiche possono essere inopportune. Non siamo tra quelli che vorrebbero che di Taranto si parlasse solo come di città da cartolina, per la semplice ragione che i giornalisti devono esercitare il diritto-dovere di raccontare la verità e non sono dei testimonial dell’ente del turismo. E in questo caso la verità è che Taranto è una città inquinata ed inquinante. Ma il punto debole del servizio montato dall’Espresso è, semplicemente, che l’inchiesta non c’è.

Tutte le notizie pubblicate dal settimanale erano note da mesi, ampiamente pubblicate dai quotidiani locali e non, persino con gli stessi commenti di quelli che Walter Scotti definisce «ambientalisti catastrofisti», persone da anni impegnate in prima fila per tenere alta l’attenzione su ferite trascurate per decenni, rispetto alle quali ancora oggi si fatica a prendere consapevolezza. E meno consapevolezza c’è, più si allontana la possibilità che Taranto possa un giorno respirare aria più pulita e seppellire meno morti per tumore. Con quella copertina ad effetto bomba, l’Espresso è riuscito a sprovincializzare - nel senso di far uscire dai confini provinciali - un problema finora rimasto a completo carico dei tarantini e dei pugliesi. Questo può essere un merito, se quella dell’inquinamento di Taranto e della Puglia diventa una questione nazionale; resta invece solo un ulteriore sfregio ad una terra già abbastanza provata, se il servizio ottiene l’unico effetto di mettere all’indice un’intera regione e squalificarla impietosamente agli occhi degli italiani.

Eppure, limiti di tempistica a parte, l’Espresso poteva essere anche più severo nei confronti della Puglia, se solo l’inviato avesse sollevato lo sguardo un po’ più a nord, verso Bari, non limitandosi ad incenerire gli occhi sulle ciminiere di Taranto e Brindisi. Si sarebbe accorto, ad esempio, che ad un tiro di schioppo dal capoluogo di regione è in costruzione un mostro ecologico che da qui a qualche anno contribuirà ad aumentare quel carico di veleni che la Puglia vista dall’Espresso esporta fieramente nel resto del mondo. Un po’ più nord, infatti, in piena area industriale di Modugno, è in fase di realizzazione un vero e proprio ecomostro. Si tratta di una centrale termoelettrica da 760 megawatt. Un impianto turbogas la cui costruzione procede a ritmo spedito nonostante l’immancabile guerra di carte bollate (maggiori dettagli sul sito Modugno.it) che si sta giocando nelle aule dei tribunali e la recentissima - di appena due giorni fa- richiesta di Valutazione Ambientale Strategica avanzata dall’assessore regionale all’ambiente Losappio, forse pressato dal rumore che questa vicenda sta suscitando a Modugno e dintorni.

I cortei a più riprese con migliaia di cittadini non sono bastati a fermare i lavori. Nemmeno l’aver scoperto che il particolato prodotto dalle emissioni della centrale rischia sinistramente di alzare la media degli ammalati di tumore. Se a Taranto il nemico invisibile si chiama PM 10, a Modugno dovranno guardarsi dal PM0.1, una forma di particolato che «transita anche negli alimenti e non è smaltibile dal corpo umano, entrando nella cellula fino ad intaccare il filamento del Dna». Vediamo dove nasce questo impressionante impianto destinato alla produzione di energia: ci troviamo ad un chilometro dal centro cittadino, ad 800 metri dall’ospedale San Paolo (nell’omonimo quartiere di Bari), a 750 metri dal cono di volo dell’aeroporto di Palese, ad un chilometro e mezzo, in linea d’aria, da Bitonto, Palo del Colle e Bitetto. Tralasciando pareri e valutazioni d’impatto ambientale che non ci sono state, per quanto riguarda la caratterizzazione dei suoli sono stati eseguiti appena 16 campionamenti contro i 96 richiesti dalla disciplina in materia. Lo dichiarano i parlamentari Bonelli, Balducci e Francescato, secondo i quali questa centrale nei prossimi trent’anni emetterà 290 tonnellate all’anno di PM10 e PM 2,5; 40 tonnellate di formaldeide CH20; 47 tonnellate, sempre all’anno, di altri idrocarburi tra i quali il famigerato e cancerogeno benzene. Per concludere con 126 tonnellate all’anno di monossido di carbonio. Un impatto devastante per un’area, quella di Modugno, che fa quasi concorrenza a Taranto per neoplasie.

E non è tutto, perché per le operazioni di raffreddamento serviranno 7 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, per metà prelevati dalla fogna e per l’altra metà dalla falda acquifera. Con tanti saluti alle produzioni agricole. Come se non bastasse, siamo a circa trecento passi da un altro contestatissimo impianto: il termovalorizzatore da 10 megawatt contro il quale c’è già stata una petizione da 15 mila firme (oltre la metà della popolazione di Modugno). Bene, sapete qual è la società che sta realizzando la centrale termoelettrica? La Sorgenia SpA, del Gruppo Energia. Energia è nato nel 1999 da una joint venture tra Cir, che ne detiene il 73,4% ed il gruppo austriaco Verbund (26,6%). Una holding che a sua volta controlla la società Energia SpA, terzo produttore elettrico in Italia.

Ora, anche i lettori meno smaliziati sanno che Cir è la holding industriale del Gruppo De Benedetti ed il Gruppo Cir opera soprattutto in tre settori: quello della componentistica per autoveicoli (Sogefi), quello appunto dell’energia e, soprattutto, dell’editoria, con, svelato l’arcano, il Gruppo Espresso, che oltre a pubblicare il settimanale l’Espresso - sì proprio quello che è venuto a raccontarci della Puglia dei veleni - pubblica anche la Repubblica ed altri 16 quotidiani locali. Lo stesso Gruppo è editore di tre emittenti radiofoniche nazionali (su tutte Radio Dee Jay) e da anni è sbarcato su internet con Kataweb. Un impero del quale il settimanale è uno degli assi portanti. Al quale però è “sfuggita” l’esatta mappa dei veleni prossimi venturi di Puglia. Ah, se l’inviato avesse alzato il suo sguardo un po’ più a nord

Note: 1) L'inchiesta dell'Espresso sull'inquinamento a Taranto
http://lists.peacelink.it/taranto/2007/03/msg00013.html

2) Lascia un commento sul blog dell'Espresso
http://riva.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/04/02/la-puglia-dei-veleni

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