Così Taranto riparte dal Mare
Amburgo è stata definita, in un recente articolo, la fenice d’Europa; come il mitico animale, infatti, la città continua a rinascere dalle sue ceneri. Dopo i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale che rasero al suolo mezza città e l’ottanta per cento delle strutture portuali, oggi Amburgo è ancora in grado di sbalordire per la sua capacità di rinnovarsi. La città sta infatti realizzando il più grande piano di riqualificazione urbana d’Europa. Il vecchio porto cambierà volto. Si sta riqualificando l’intero assetto portuale costruendoci intorno appartamenti, uffici, negozi, scuole, musei, giardini e luoghi di svago. Pare che l’obbiettivo sia quello di puntare sulla retro-portualità. Sembra che i Cinesi abbiano scelto la città di Amburgo come scalo privilegiato. E cosi gli Amburghesi sono determinati a riconquistare il mare, che dopo aver prodotto per secoli ricchezza, si era da tempo scollato dalla vita cittadina, perché vissuto come zona inquinata. Il termine “portuale” ha infatti significato per lungo tempo “area operaia”, in aperta contrapposizione con l'enorme benessere borghese del centro. Ora, invece, è proprio dalle aree inquinate che la vita tornerà a proiettarsi sull’acqua.
La nascita e l’affermarsi dei primi grandi centri abitati e delle più importanti civiltà del passato sono state infatti tradizionalmente condizionate dalla disponibilità di un accesso al mare, diretto o garantito dalla presenza di corsi d’acqua navigabili. Ciò dimostra che il mare ha sempre costituito un rilevante, a volte decisivo, fattore di sviluppo che può influenzare significativamente l’economia di una regione sia in quanto via di comunicazione, sia come fonte di risorse naturali, sia come sede di attività turistiche, ricreative e sportive, sia come motore propulsivo di attività industriali, sia come area di interesse per l’apparato militare.
Nell’area portuale di Taranto abbiamo invece assistito ad un vero e proprio assalto delle sole attività industriali e degli interessi militari nazionali e non. L’area portuale non è mai stata vissuta come una vera e propria estensione del centro storico, eppure il nostro Porto rappresenta una grande piattaforma logistica che si trova oggi non solo al centro dei traffici del mediterraneo, ma anche al centro delle rotte tra l’Estremo Oriente ed il Nord Europa.
Ai vantaggi localizzativi derivanti dall’esistenza del porto e del complesso delle infrastrutture portuali, le Amministrazioni Comunali avrebbero dovuto sostenere un’economia di concentrazione territoriale promuovendo la costruzione di agglomerati urbani di grandi dimensioni proprio come nel caso di Amburgo, i quali a volte si sviluppano fino ad assumere la configurazione di vere e proprie aree metropolitane, centro di attrazione per la retro-portualità, di cui oggi tanto si parla. Spazi urbani che avrebbero consentito alle Aziende di ridurre i costi di produzione, grazie all’esistenza di rilevanti economie esterne e attività di logistica integrata offerta dal Porto stesso.
Nel programma della nuova amministrazione che guiderà il comune di Taranto deve quindi trovare posto, quale volàno dello sviluppo economico e sociale, una adeguata politica di sviluppo del porto e delle infrastrutture portuali, di miglioramento della produttività e dell’organizzazione, in una visione complessiva che tenga conto delle nuove ed articolate tendenze in atto nel settore connesse, in particolare alla logistica integrata, alla diffusione di sistemi informatici, al processo di liberalizzazione messo in moto con la riforma portuale del 1994.
IL DPEF 2007 ha di recente approvato norme che consentono l'attribuzione alle Autorità Portuali del gettito delle tasse e diritti portuali; lo sblocco del vincolo di spesa per investimenti da parte delle medesime Autorità Portuali; misure atte a rendere possibili le operazioni di dragaggio nei siti oggetto di interventi di bonifica di interesse nazionale.
Queste nuove indicazioni, presentate dal gruppo parlamentare dell’Ulivo (*), hanno come obiettivo il coinvolgimento degli operatori del settore e delle regioni affinché si crei cooperazione fra i numerosi porti d’Italia. Importante sarà la discussione sulle problematiche connesse alla condizione dei lavoratori portuali ed alla sicurezza sul lavoro. Il 3 Maggio scadrà infatti il termine entro il quale il governo dovrà presentare gli adempimenti e le misure che abbisognano di decreti o regolamenti attuativi previsti nel citato DPEF 2007 per quanto riguarda il settore portuale.
Per quanto riguarda la cooperazione fra i vari porti d’Italia, possiamo notare che ultimamente il porto di Gioia Tauro comincia a soffrire la concorrenza di Taranto, il che dimostra che in questo campo un ulteriore allargamento della platea dei concorrenti può causare solo danni. Ciò ovviamente non significa l'abbandono del traffico di merci containerizzate, che presenta comunque buone prospettive di sviluppo ed è, anzi, importante al fine di ridurre l'impatto negativo che il traffico gommato esercita sulla congestione delle vie terrestri e sull'inquinamento ambientale. Bisognerà invece intraprendere una nuova politica di valorizzazione della retro-portualità, allo scopo di pervenire ad una diversa e più funzionale fruizione degli spazi portuali da parte della città.
Il Porto dovrà essere inteso come possibilità di sviluppo economico e sociale per la città, come di recente affermato dal Presidente Conte; qualunque persona di buon senso che conosca la situazione territoriale e industriale della città di Taranto sarebbe in grado di giudicare che l’ipotesi rigassificatore nell’area portuale avrebbe meritato di essere l’ultima delle proposte da fare nell’intero territorio pugliese. Appare quindi indispensabile una maggiore attenzione al settore portuale per il rilancio economico dell’intero sistema Italia, bisogna adottare misure fortemente innovative volte a far fronte alle esigenze inedite della globalizzazione economica.
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Pubblicazione sul corgiorno del 10.05.07
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