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Taranto per Kyoto? Una storia al contrario

Il Senatore Ferrante interroga Pecoraro Scanio e Bersani su ILVA e CO2

Ecco il testo dell'interrogazione parlamentare che il direttore generale di Legambiente, Francesco Ferrante, attualmente anche senatore nel gruppo della Margherita, ha presentato in merito all'annosa questione CO2-ILVA.
5 maggio 2007

Lo stabilimento di Taranto

Ai Ministri dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dello Sviluppo Economico

Per sapere, premesso che:

- come si legge, nel Piano Nazionale d’Assegnazione per il periodo 2008- 2012, elaborato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dal Ministero dello Sviluppo Economico "...la decisione di ratifica del Protocollo di Kyoto impone all’Italia di ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra del 6,5% rispetto ai livelli del 1990, ciò implica che le emissioni medie nel periodo 2008-2012 non potranno superare 485,7 MtCO2eq/anno...L’inventario nazionale delle emissioni di gas ad effetto serra relativo all’anno 2006 evidenzia che al 2004 le emissioni totali di gas ad effetto serra (580,7 MtCO2eq) sono aumentate del 11,8% rispetto ai livelli del 1990 (519,5 MtCO2eq). Pertanto la distanza che al 2004 separa il Paese dal raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto è pari a 95,0 MtCO2eq...";

- nonostante questa situazione complessiva, il numero di quote di CO2 che si intendono assegnare per il periodo 2008-2012 allo Stabilimento ILVA sembrerebbe, invece, in considerevole aumento, passando dall’allocazione media annua di 9 milioni di tonnellate del PNA 2003-2005 ad una allocazione media annua di 12,2 milioni di tonnellate del PNA 2008-2012, ricevendo quindi la possibilità di emettere in più 2.8 milioni di tonnellate di CO2 all’anno;

- questa decisone ha provocato un'ampia discussione tenutasi, in questi mesi, che ha acceso anche il dibattito sul futuro produttivo dell’ILVA di Taranto;

- nei numerosi interventi che si sono succeduti sui media locali è emerso che dando per realisticamente assumibile l’ipotesi che l’azienda siderurgica marcerà a circa 10 milioni di tonnellate annue di acciaio dal 2008 al 2012, l’esame attento delle cifre reali consente di ritenere infondate le lamentele dell'ILVA sulla produzione dell'acciaio e la conseguente minaccia di 4.000 licenziamenti;

- se si considerano anche i dati consuntivi del 2005 esposti nell’Inventario Nazionale delle Emissioni e delle loro Sorgenti (INES), tenuto in adempimento alla direttiva 96/61/CE dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e Servizi Tecnici (APAT), si può vedere come, con una produzione di 9,3 milioni di tonnellate, ILVA ha emesso 11 milioni di tonnellate di CO2. Utilizzando questo stesso rapporto a fronte della prevedibile produzione di 10 milioni di tonnellate risulta sempre una possibilità residua di emettere tonnellate di CO2 pari a 400.000 tonnellate;

- probabilmente la questione è un’altra e riguarda non l’ ILVA di Taranto ma invece le centrali Edison che alimentano l’ILVA. L’Edison a Taranto ha effettivamente subito una riduzione delle quote nel PNA 2008-2012 rispetto al precedente PNA, come tutte le altri centrali che operano nell’ambito della normativa fonti assimilate CIP6 del 1992;

- si vuole sottolineare che a livello nazionale sono stati assegnati 24,5 milioni di CO2 in meno a tutti gli impianti CIP6, che tuttavia non ha sollevato nessuna reazione particolare, ad eccezione dell’ILVA che dunque protesta per le quote di CO2 che non sono state assegnate all’Edison, pur non essendo direttamente gravata da alcun costo aggiuntivo;

- si vuole evidenziare l’urgenza imprescindibile di abbattere l'inquinamento e l’impatto ambientale derivante dal polo industriale di Taranto, ovvero, quello derivante delle emissioni di CO2 e dalle enormi quantità di emissioni nocive, pertanto un ulteriore aumento delle emissioni di CO2 non sarebbe più assolutamente sostenibile

alla luce di quanto sopra esposto si chiede ai Ministri dell'Ambiente e della Tutela del Territorio
del Mare e dello Sviluppo Economico di conoscere:

- quali concreti strumenti, intendano adottare immediatamente, per realizzare la diminuzione delle emissioni di CO2 dell'ILVA di Taranto in modo da raggiungere gli obiettivi stabiliti dall'Unione Europea per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020;

- se corrisponde a vero l'intenzione di aumentare le quote assegnate di CO2 all'ILVA e conseguentemente se gli eventuali i costi dell’acquisto di quote aggiuntive potranno essere scaricati in bolletta;

- se non si intenda immediatamente rivedere le regole che permettono alle centrali, come ILVA, alimentate dalle fonti assimilabili alle fonti rinnovabili di scaricare i costi dell’acquisto di quote aggiuntive di CO2 unicamente sulle utenze private

Roma, 3 maggio 2007
sen: Francesco Ferrante

Allegati

  • Vico interroga il Governo per aiutare Riva?

    5 Kb - Formato txt
    Ludovico VICO (Ulivo), illustra l’interrogazione in titolo, chiedendo al rappresentante del Governo di chiarire se i criteri d’assegnazione delle quote di emissione di anidride carbonica abbiano tenuto conto degli indirizzi strategici della politica industriale italiana ed in particolare del settore siderurgico.
  • Il Governo risponde, Vico si dichiara soddisfatto

    4 Kb - Formato txt
    Il sottosegretario Alfonso GIANNI risponde all’interrogazione di Vico. Ludovico VICO (Ulivo), replicando, si dichiara soddisfatto delle prime informazioni fornite dal rappresentante del Governo, auspicando peraltro che a tali informazioni faccia seguito l’adozione da parte del Governo di interventi volti concretamente a risolvere la questione oggetto dell’atto di sindacato ispettivo.
  • Ma i Comunisti Italiani di Taranto attaccano

    5 Kb - Formato txt
    "In gioco a Taranto oggi non ci sono gli interessi generali della Nazione ma essenzialmente quelli determinati dai grandi guadagni del mercato, esso sceglie anche i siti dei nuovi impianti oltre a condizionare le scelte politiche ed individuali, come è evidente nella vicenda tarantina attuale".
  • CO2 - Ilva si preoccupa per le quote Edison

    6 Kb - Formato txt
    Legambiente si chiede quindi perchè allora tanto rumore accompagnata dalla paventata possibilità di 4.000 licenziamenti? “Molto probabilmente - è la risposta - la questione è un’altra e riguarda le centrali Edison che alimentano l’Ilva.

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