ARPA: NO al Raddoppio dell'ENI
In generale sussistono perplessità notevoli sulla sostenibilità del progetto”. Firmato Arpa Puglia. Il progetto in questione è il raddoppio della raffineria Eni, presentato lo scorso febbraio alla Regione Puglia. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale ha espresso un “parere interlocutorio negativo” sullo Studio di impatto ambientale presentato dall’Eni. Una bocciatura pesante perchè contesta “non già l’inadeguatezza dal punto di vista tecnologico e gestionale del progetto che prevede correttamente il ricorso alle migliori tecnologie disponibili, ma per l’inadeguatezza del sito scelto, sia in quanto eccessivamente compromesso in modo tale da non consentire ulteriori impatti aggiuntivi, sia per la presenza di ulteriori e numerosi insediamenti a notevole impatto sull’ambiente”.
Il progetto presentato dall'ENI prevede un miliardo di euro di investimenti, 120 nuovi posti di lavoro, 1.600 unità occupate nella costruzione degli impianti, una centrale a gas naturale da 240 megawatt. costruzione di una nuova unità di desolforazione spinta per l’adeguamento della produzione ai nuovi standard e di un impianto di distillazione che consentirà di portare la capacità di raffinazione da 6,5 a 11 milioni di tonnellate all’anno. Previsto anche l’aumento della capacità di stoccaggio che sarà incrementata di 445mila metri cubi. Secondo i piani dell’Eni da Taranto partiranno due oleodotti. Uno verso il petrolchimico di Brindisi per il trasporto dei prodotti intermedi. L’altro collegherà la raffineria con un nuovo centro di smistamento in Campania nel quale saranno trasferiti gasoli e benzine, cioè prodotti finiti.
L’Arpa ha chiesto 36 integrazioni e correzioni allo Studio dell’Eni, affinchè sia possibile “la valutazione dell’intervento e dimostrarne la compatibilità ambientale”. Il percorso per l’Eni, a questo punto, si fa tutto in salita perchè il parere di Arpa Puglia redatto dal dottor Domenico Gramegna, in collaborazione con Lucia Bisceglia, Roberto Giua, Mina Lacarbonara, Barbara Valenzano, Francesca Di Gioia, interviene su punti cruciali del raddoppio della raffineria.
Tra i più significativi ci sono le integrazioni sulle emissioni di Co2. “Non viene indicata - si legge nel parere dell’Arpa - la previsione sulla necessità o meno di acquisire nuove quote di Co2 con le nuove emissioni. Infatti, le emissioni annuali di Co2 dei nuovi impianti saranno di 547mila tonnellate e per taranto plus 157mila tonnellate, pari rispettivamente al 50% e 15% delle emissioni globali della raffineria dichiarate nel 2005(1.094.580 ton.)”. L’Arpa chiede all’Eni di chiarire “se e come , sulla base del notevole incremento di co2 emessa, dovrà acquisire nuove quote di Co2”.
Dubbi anche sul traffico navale. “Sono previsti - scrive l’Arpa - 60 viaggi di navi da 90mila tonnellate all’anno, al posto degli attuali 20 viaggi di navi da 80mila tonnellate. Il gestore dimostri come questo si traduca in un aumento della sicurezza ambientale globale dell’insediamento, come dichiarato”.
Altrettanto pesanti sono le integrazioni richieste sul capitolo sicurezza. “Dall’analisi degli elaborati presentati - si legge nella relazione - nello Studio di impatto ambientale, non risultano identificati, quantificati e valutati tutti i possibili impatti di carattere incidentale che potrebbero derivare dall’inserimento di nuove unità, serbatoi, ed interconnecting, con una conseguente carenza negli aspetti di prevenzione dei Rischi Rilevanti (...). Per l’esame dell’Effetto domino sarebbe necessario far riferimento al complesso delle installazioni industriali presenti nell’area e non all’analisi delle cause di incidente connesse e rinvenienti dal Rapporto di sicurezza 2005 (...).
Trattandosi di area ad elevata concentrazione di stabilimenti a rischio di incidente rilevante, si dovrà considerare l’aggravio di rischio che deriverà dall’attuazione del presente piano di sviluppo industriale presentato dall’Eni con incremento della capacità produttiva, dai progetti presentati dall’Eni ed in fase di autorizzazione e di quanto potrebbe determinare il complesso delle installazioni industriali presenti nell’area ad elevata concentrazione di stabilimenti a rischio
(...). Devono essere specificate le modalità di trasporto ai sensi dell’Adr/2005 e la regolamentazione in sicurezza nel trasporto marittimo e delle merci, anche in considerazione del fatto che Taranto è una base Nato abilitata al transito di unità navali a propulsione nucleare, ufficialmente collocato nella lista dei porti a rischio nucleare”.
Infine il capitolo delle emissioni. “Appaiono scorrette - scrive l’Arpa - e pertanto devono essere rimosse dallo studio, affermazioni del tipo... "essendo comunque bassa l’emissione di ossidi di azoto e di zolfo se riferita agli ossidi di azoto e di zolfo emessi dal traffico e dalle altre attività industriali nell’intera area di riferimento". Il fatto che la qualità dell’aria sia degradata nell’area tarantina dovrebbe portare, infatti, ad una maggiore tutela ambientale e cautela nell’autorizzare nuovi sorgenti emissive e non il contrario. Devono essere identificati i rischi ecotossicologici derivanti dall’intervento industriale non specificati nello studio. Deve essere descritta l’interazione con i fattori di pressione ambientale già esistenti, in termini di impatto sulla salute della popolazione”.
Michele Tursi &_#9632;
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