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"Azienda siderurgica e città: Un rapporto sbilanciato"

22 luglio 2007
Luisa Campatelli
Fonte: corgiorno

19072007 Che il rapporto tra città e Ilva sia sbilanciato è fuori discussione. Ed è anche abbastanza evidente che i conflitti e le tensioni che caratterizzano il sofferto legame con la grande industria dipendono anche dall’incapacità delle istituzioni(politiche innanzitutto) di far valere diritti prioritari e non negoziabili come quelli alla salute e alla sicurezza. Se Riva ha tutto l’interesse a far prevalere la logica della produttività, a spaventare e rendere impotenti i suoi interlocutori sventolando lo spauracchio dei licenziamenti, è anche vero che se l’imprenditore si fosse trovato di fronte gente ferma e decisa sulle cose da chiedere e ottenere, le trattative fin qui svolte avrebbero avuto ben altro esito e oggi non dovremmo ancora domandarci se sia giusto pagare un prezzo così alto in cambio di 13mila stipendi (non tutti tarantini è ovvio).

E non dovremmo amaramente constatare che, perdonate la forzatura, se i rubinetti sono a secco è anche colpa dell’Ilva che per i suoi impianti usa la stessa acqua che i pugliesi adoperano per bere. O più correttamente è colpa di chi, ai tavoli concertativi, non ha preteso che l’azienda si dotasse di un sistema utile a evitare questa situazione. Il risultato dell’inadeguatezza del lavoro fin qui svolto in nome e per conto della città da chi ha avuto ed ha ruoli strategici all’interno di Comune, Provincia, Regione, Governo centrale è che mentre il gruppo Riva fa registrare utili da record, mentre Cornigliano, a Genova, festeggia il suo impianto ecocompatibile, Taranto continua ad aspettare. E a pagare gli effetti pesantissimi del trasferimento di tutta la produzione “a caldo” (quella più inquinante, per intenderci) dopo che a Genova è stato chiuso l’altoforno.

Sono numeri da capogiro quelli che certificano l’exploit che il gruppo Riva ha fatto registrare nel 2006: utili di 669,4 milioni di euro, con un aumento del 44 per cento rispetto all’anno precedente, fatturato consolidato netto di 9.454,9 milioni di euro, pari all’11 per cento in più del 2005. Commentando il dato complessivo, l’imprenditore lombardo fa sapere che nel 2007 investirà 700 milioni di euro per il rinnovamento degli impianti e la riduzione dei livelli di inquinamento e che nei prossimi cinque anni altri 770 milioni saranno investiti nello stabilimento di Genova. Una parte dei 700 milioni citati dovrebbe essere investita per rendere meno inquinante il colosso tarantino, quello dove si continuerà a fare il lavoro “sporco”, quello con i parchi minerali che sembrano montagne e il fumo che in alcune ore (soprattutto di notte, quando nessuno vede...) è così denso da sembrare nebbia marrone.

Dieci milioni di tonnellate di acciaio prodotte ogni anno sono la misura di quanto l’Ilva conti non solo per i Riva ma per l’intero sistema economico italiano. Dieci milioni che potrebbero diventare sei se il tetto di emissioni di C02 concesse al livello nazionale dovesse abbassarsi in virtù del protocollo di Kyoto. Proprio in questi giorni Emilio Riva ha espresso la sua preoccupazione in una dichiarazione fatta ad un quotidiano economico. “Corriamo il rischio di non poter più produrre 4 milioni di tonnellate di acciaio” ha commentato senza aggiungere altro. La prima volta che l’imprenditore lanciò l’allarme sulle ripercussioni che l’Ilva potrebbe avere dall’abbassamento dei livelli di emissione di C02 consenti, due parlamentari tarantini (Franzoso e Vico) fecero un’interrogazione evidenziando la necessità che lo stabilimento ionico fosse salvaguardato.

Non sappiamo cosa accadrà ora. Quel che è certo è che nessun parlamentare ionico è finora intervenuto dopo la diffusione dei dati sulle emissioni di diossina provenienti dall’Ilva che se per la legge italiana vanno bene sono invece considerate fuori legge dalle norme in vigore in moltri altri Paesi, Europa compresa. Nè ci risulta che da ambienti politici e istituzionali siano finora giunte prese di posizione sull’esigenza che la Regione Puglia così come ha già fatto il Friuli Venezia Giulia faccia propria la normativa europea in modo da abbassare la soglia consentita e salvaguardare così la popolazione. Questo a proposito di rapporti sbilanciati.....

Luisa Campatelli

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