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Difficoltà procedurali per i lavori alla raffineria di Taranto, che dovrebbero raddoppiarne la capacità produttiva

L'ENI teme ritardi su Taranto

Per le autorizzazioni c'è lo scoglio della nuova centrale elettrica interna, che farebbe salire le emissioni di anidride carbonica. Su questo si confrontano azienda, istituzioni, parti sociali e ambientalisti, per ora senza esito; si riprenderà a discutere a settembre.
8 agosto 2007
Fonte: ilSole24Ore

Raffineria di Taranto A sei mesi dalla presentazione del progetto di rafforzamento della raffineria Eni di Taranto, Confìndustria Puglia lancia l’allarme: tutto potrebbe rallentare o addirittura fermarsi, se le istituzioni autorizzeranno i lavori sulla base dei criteri restrittivi invocati dagli ambientalisti. Il progetto prevede investimenti di circa un miliardo per quasi raddoppiare le capacità di lavorazione (da 6, a n milioni di tonnellate l’anno), l’ammodernamento della centrale elettrica e la costruzione di due oleodotti per il trasporto dei prodotti petroliferi al petroichimico di Brindisi e al Centro logistico in Campania. In tre anni, è previsto l’impiego di circa i.6oo persone sui cantieri; tra raffineria e indotto, a regime ci sarebbero poi io addetti più di oggi.

«in un momento in cui l’intero sistema produttivo regionale è impegnato in uno sforzo massiccio di riposizionamento competitivo», il presidente di Confìndustria Puglia, Nicola De Bartolomeo, esprime «preoccupazioni per alcune prese di posizione di associazioni ambientaliste, che se male interpretate dagli organi istituzionali, rischiano dì rallentare gli iter autorizzativi di quell’investimento sino ad auspicarneaddirittura l’annullamento».

Di qui il richiamo alle autorità preposte e ai soggetti del partenariato sociale sulla necessità che «la pur doverosa tutela di ambiente e salutc dei cittadini si coniughi con sviluppo economico e occupazione)>. «Non c’è alcuna volontà di bloccare il progetto - ribatte l’assessore regionale all’Ecologia Michele Losappio - ma neppure di accettare qualunque investimento industriale a prescindere dalla programmazione regionale in materia energetica. Va trovato il giusto equilibrio».

ll progetto è ora all’esame della cabina di regia voluta dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, insediatasi a marzo presso la Prefettura di Taranto e composta da i6 soggetti di istituzioni, forze sociali e imprenditoriali e associazioni. Il prossimo incontro a settembre. «Ci sono stati due rallentamenti - spiega Losappio: l’elezione del sindaco e il cambio del prefetto. Ma le procedure amministrative non sono dentro il tavolo tecnico. L’Em ha già consegnato i progetti al ministero dell’Ambiente e alla Regione, che seguono la Valutazione di impatto ambientale. Se c’è concordanza di vedute sul piano industriale, l’iter sarà di certo più veloce. Ma nulla esclude che anche a tavolo fermo, si proceda comunque nell’esame del progetto».

Il raddoppio delle capacità di lavorazione è visto in maniera positiva dalla Regione: la controversia è solo sulla trasformazione dell’attuale centrale elettrica in una a ciclo combinato alimentato a gas naturale. «Siamo favorevoli all’ammodernamento - spiega Losappio - ma questo comporterà, triplicando la produzione energetica, un aumento delle emissioni di anidride carbonica (COz), in contrasto con le politiche regionali che fissano un tetto alle emissioni. Se ne parlerà in settembre».

«Auspichiamo - dice il direttore generale (uscente) di Eni R&M, Angelo Taraborrelli - che la cabina di regia consenta di chiarire in tempi ragionevolmente brevi gli aspetti Industriali e ambientali del progetto, che raggiunge un perfetto equilibrio tra sviluppo delle attività industriali e sostembilità ambientale e che Eni intende sviluppare in sintonia e collaborazione con le amministrazioni locali confermando la tradizionale attenzione alle esigenze del territorio».

La raffineria di Taranto, entrata in esercizio a fine anni Sessanta si collega a monte coi giacimenti della Basilicata e a valle col petroichimico di Brindisi Lavora la maggior parte del greggio prodotto da Eni in Vai d’Agri, portato dall’oleodotto Monte Alpi. A questo si aggiungerà il petrolio di Tempa Rossa della Total (è previstanel2oi2 la produzione di 50 mila barili di petrolio al giorno). I greggi lavorati provengono inoltre da Medio Oriente, Nord Africae Russia ilpotenziamento della raffineria, spiega Taraborrelii. «ha l’obiettivo di far fronte alla prevista crescente domanda al Sud. Si prevede anche la realizzazione di importanti strutture logistiche per ridurre significativamente l’impatto ambientale del trasporto dei prodotti petroliferi su strada e via mare».

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