Stefàno: Niente sconti sull’Ambiente
L'assessore Pastore nell'intervento conclusivo ironizza sull'orario del suo intervento, un minuto prima di mezzanotte, che lo costringe a fare un intervento breve, per non far addormentare le persone. E lo fa parlando della rogna che qualcuno gli ha detto che gli è capitata addosso come assessorato. "Ma siamo decisi ad andare avanti, abbiate pazienza e dateci tempo". Ma su una cosa vorrei rassicurare tutti, chiederemo che sulle emissioni ci sia un abbassamento della soglia prevista per legge per le grandi industrie. Non fa sconti l'assessore della giunta Stefàno (ieri al primo consiglio comunale della sua era) dall'inizio dell'anno ci sono stati 41 sforamenti nelle emissioni. "....vi assicuro, ha ribadito, che da settembre chiederemo a tutti di fare un passo indietro, ai cittadini sull'uso delle auto e delle caldaie, ma alle imprese chiederemo sull’abbassamento della produzione, perchè sull'ambiente non si scherza. Non posso sbagliare, altrimenti torno a fare il dentista".
Stefàno, che pure era atteso, dopo il lungo Consiglio Comunale, ha dato forfait, facendosi sostituire dall'assessore Pastore. Ma stamane in un incontro con i soci di TarantoViva, che si sono recati a trovarlo, il Sindaco conferma l’impostazione dell’assessore. “Chiederemo di rifare le norme e sarà una delle priorità con le quali ci confronteremo con il ministero dell’Ambiente a Settembre”. Oggetto dell'incontro è stato il rinnovato apprezzamento per l'iniziativa di Marechiaro, cui ha presenziato anche il Sindaco. Stefàno ha fatto presente il valore fortemente simbolico dell'iniziativa dichiarando che se ci sono dei privati cittadini che si impegnano a ridare dignità ad un parte del territorio la restante parte della cittadinanza dovrebbe impegnarsi a rispettare maggiormente il territorio che è un bene comune che va tutelato da tutti. Numerose sono infatti le iniziative sorte subito dopo Marechiaro a cura di liberi cittadini (Lidosilvana e pulizia del Lungomare di Taranto che si terrà il prossimo lunedì, inziativa organizzata dalla Comunità Airone). A tal proposito il Sindaco ha fatto presente quanto sia importante sensibilizzare i ragazzi già nelle scuole nell'ottica di far rinascere il senso di appartenenza al proprio territorio.
Roberto Petrachi ha sottolineato il problema relativo alle emissioni di diossina provenienti dall'agglomerato ILVA e la proposta di TarantoViva è stata quella di adeguare la quantità consentita di emissioni ai valori previsti dalla Comunità Europea già recepiti dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Il Sindaco ha accolto con favore questa proposta, tra l'altro già avanzata dall'Assessore comunale all'ambiente Pastore intervenuto durante il convengno di TarantoViva. Stefàno si farà portavoce di questa istanza cosi importante e urgente c/o la Regione Puglia nella persona del Presidente della Regione Nichi Vendola.
Venendo al convegno è stato un successo. Oltre 200 persone hanno coperto il parterre del convegno al villaggio di Fata Morgana di ieri. Un convegno inusuale, per via della data, che risponde al messaggio lanciato dai soci di TarantoViva e che dichiara "l'ambiente non va mai in vacanza" come è stato ribadito nella introduzione al convegno fatta dal socio Dr Mario Colloura.
Il prof Assennato, presidente dell’ARPA Puglia, sempre puntuale a queste iniziative si propone un supporter delle organizzazioni ambientaliste dalle quali si aspetta un contributo anche in ordine a quel cambiamento, che anche l'Arpa Puglia ha spesso richiamato, di un abbattimento della soglia consentita per le emissioni di diossina per la grande impresa a livello normativo.
Ma occorre potenziare l’Arpa di Taranto che è in una situazione comatosa e senza strumenti. In una città che ha il sistema di imprese che inquinano l’Italia deve avere il centro di monitoraggio più potenziato della Regione e del Paese.
Roberto De Giorgi, chiamato a parlare della partecipazione dei cittadini, ha espresso la necessità di una adesione alla convenzione di Ahraus che fa discendere il problema del diritto all' informazione ai cittadini ad un preciso dovere dell'ente locale. Poi lo statuto del comune ha tutti gli strumenti, dalle petizioni ed istanze, dall'albo delle associazioni alle consulte e l'istituto del referendum. Solo che tutte queste voci rinviano a regolamenti che non sono mai stati approntati. Quindi il comune, più che avviare, per rendere stabile quello che hanno richiesto da sempre le associazioni, e cioè un coinvolgimento delle stesse in tutte le più importanti decisioni in campo ambientale, deve approvare un regolamento della partecipazione, per poi procedere alla creazione dell'albo delle associazione e poi alle consulte permanenti e tematiche. Un lavoro che spetta al nuovo consiglio comunale. Nel frattempo le associazioni potrebbero gestire un ufficio della partecipazione utilizzando il volontariato.
L'ing. De Marzo ha parlato della Autorizzazione Integrata Ambientale dell'Ilva. In sostanza secondo lo studio fatto dalle associazioni del comitato per Taranto, emerge che non occorre un nuovo atto di intesa, che pure era stato il leit motiv di tante discussioni. La nuova normativa, resa operante anche in Italia, dopo le pressioni dell'Europa, per le prescrizioni che contiene, vale molto di più di un "patto fra galantuomini", per cui al massimo ci arrabbiamo sui giornali. Infatti, ha ribadito l'ex dirigente dell'Italsider, con questa legge chi non si adegua rischia la chiusura e sanzioni penali.
Mentre il giornalista Tursi del Corriere del Giorno, rispetto al ruolo della informazione, ha riproposto l'esperienza fatta dal quotidiano per due campagne suscitate dal convegno invernale di TarantoViva e dalle esternazioni del giudice Sebastio. Questo per dimostrare, a detta del giornalista, che l'informazione risponde se c'è una azione esterna altrimenti tutto tace.
Infine il punto di vista della Legambiente è stato proposto da Lunetta Franco che nel presentare il curriculum della blasonata associazione, si è soffermata, sulle recenti cause nelle quali la associazione è parte civile contro Riva, una risolta già in cassazione con la condanna dell'imprenditore e l'altra già vinta in prima assise. L'associazione pur concordando sul fatto che non occorre un nuovo atto di intesa con l'Ilva, ha però richiamato l'esigenza di controllare e verificare la predisposizione delle BAT come terreno di un confronto con l'impresa per concordare un piano, un programma, un accordo comunque lo si voglia chiamare.
Insomma l’ambiente torna tema di attualità in piena estate. E se ne deve parlare sempre, anche durante le ferie, perchè i problemi della nostra esistenza non possono essere accantonati come se fossero cosucce quotidiane. Anche se siamo a Ferragosto. Ce lo ribadiscono anche i comitati contro le discariche, che ieri erano presenti, venuti da tutta la provincia con la prof,ssa Etta Ragusa intervenuta nel dibattito. A Ferragosto si va a testimoniare contro le eco-mafie sotto le stelle e domenica 12 c'è il primo appuntamento festoso a con friselle e musica a Torre Caprarica tra Carosino e Francavilla.
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La questione ambientale a Taranto, il Ruolo delle associazioni
Prospettive di cambiamento - Il punto di vista di TarantoViva
Ogni tarantino ha coscienza della crisi che attanaglia questa città e questa collettività. Sono suonate le campane del malaffare, del dissesto economico, della sporcizia, della malasanità e da ultimo della sospensione tout court della distribuzione dell’acqua alla cittadinanza da parte dell’Acquedotto Pugliese che ha del grottesco. Gli scandali a sono gli acuti. Ma la città oramai cronicamente fa cattiva mostra di sé agli ultimi posti nelle classifiche nazionali per qualità della vita e parametri ambientali. A rincarare la dose è arrivato il Settimanale l’Espresso che ha messo in copertina i fumi dell’ILVA per parlare della “Puglia come pozzo di veleni”.
Chi ha vissuto l’esperienza di dovere abbandonare Taranto per potere studiare e poi per lavoro ha dovuto stabilirsi altrove, è costretto a riflettere sulle cose che vede da una parte e dall’altra ed alla fine è quasi inevitabile provare un senso di rabbia e di sconfitta al pensiero di cosa la nostra Città è stata e cosa è diventata. Quanto è superbamente bella e come riesca a risultare brutta.
Ed allora fra le tante emergenze pensiamo che quella ambientale sia particolarmente grave e che aggravandosi ulteriormente, come purtroppo sta avvenendo, non solo possa minare la salute nostra e dei nostri figli, ma possa mandare “in fumo” lo stesso futuro economico e civile della nostra Città.
Certamente è vero che dobbiamo ripartire dal recupero di una alta moralità pubblica, da Amministratori che perseguano il bene pubblico e non il personale profitto, che si debba ottenere sull’opposto versante una crescita del senso civico, ma anche del benessere economico, la piena occupazione, la lotta al degrado urbano e chi più ne ha più ne metta.
Però in un mondo che sembra inevitabilmente legato ad un futuro di mercato globale, l’industria pesante ed a modesto contenuto tecnologico, maggiormente inquinante sta abbandonando l’Europa e subisce la delocalizzazione nel terzo mondo in via di industrializzazione. Ebbene a Taranto nella Acciaieria maggiore d’Europa vengono concentrate attività sospese altrove in Italia, le emissioni inquinanti crescono anzicchè diminuire, i parchi minerali non vengono coperti e ci si chiede quanta altra diossina, metalli pesanti ed anidride carbonica debbano ancora essere emessi. Siamo venuti a conoscenza del fatto che l’ILVA emette 93 grammi di diossina all’anno, sui 103 grammi emessi in tutta Italia, (dati desunti dal database INES EPER 2005). Sono stati effettuati in Giugno controlli sulle emissioni di diossina dall’ARPA Puglia. In attesa di conoscere la situazione di fatto, ci siamo fatti l’idea che la sola ILVA abbia in 40 anni disperso in atmosfera più o meno la stessa quantità di diossina che fuoriuscì dagli impianti della ICMESA di Seveso nel 1978. All’Epoca vennero enfatizzati gli effetti della tossicità acuta legata alla diffusione di diossina. Di conseguenza venne bonificata l’area contaminata e stoccati in un sarcofago terreni superficiali e macchine. A Taranto non si pone la questione della tossicità acuta. Ma ci chiediamo se i circa 4 chili di diossina sparati in atmosfera dalla sola ILVA in 40 anni di attività, entrati nelle vie aeree e nel ciclo alimentare, non rappresentino una evidente causa per l’incremento di tumori e patologie respiratorie registrati a Taranto.
Insomma non c’è dubbio che a Taranto di veleni ce ne siano, ma il punto è che finchè Taranto rimarrà gravemente inquinata ed inquinante non si vede come possa partire l’alternativa di una società sana e di una economia finalmente capace di evolvere. La voce turistica innanzitutto, ma anche l’agricoltura e la enogastronomia potrebbero essere l’unica vera risorsa futura dell’Italia meridionale. Ebbene in un luogo ricco di attrattive naturali e di storia, come Taranto, tutto questo non può decollare e rimarremo al palo se non riusciremo ad ottenere che le cose cambino.
La nostra opinione è che bisogna chiedere con forza norme regionali o addirittura nazionali che riducano i livelli consentiti di emissioni di diossina da parte delle acciaierie allineandoli a quelli vigenti in Europa delle associazioni ambientaliste nelle trattative future. D’altra parte l’entusiasmo, l’amore per la città, il desiderio di autotutela e di partecipazione diretta da parte della cosiddetta cittadinanza attiva devono essere considerati un valore aggiunto su cui fare affidamento e leva nell’evoluzione e nel progresso della comunità e quindi una risorsa utilissima. Da ultimo è sempre più evidente che ci sono, fra i componenti delle associazioni, esperienze e competenze anche tecniche che possono e devono essere messe a frutto.
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