«Un’altra città è possibile»
Taranto torna a vivere, un’altra città è possibile ma con la partecipazione e la corresponsabilizzazione di tutti. Questa a mio avviso una sintesi possibile del riuscito ultimo convegno organizzato dall’associazione TarantoViva nella splendida cornice naturale del villaggio Fata Morgana a Pulsano. In esso si sono affrontati questioni fondamentali quali il diritto all’informazione, alla consultazione ed al consenso, alla democrazia quindi, legata all’ambiente, al presente ed al futuro nostro e di chi ci succederà. Un problema difficile, quello posto dal dibattito, cioè di porre il protagonismo dei cittadini al centro della questione come condizione indispensabile per la sua soluzione. La nostra è una città, infatti, ancora “indifferente”, inerte, in larga parte abituata ad una comoda, ma rischiosa come si è visto, visione di “delega al forte di turno” che ha prodotto assenza di controllo e la creazione di un consolidato sistema di potere corrotto e corruttore , la catastrofe da cui cerchiamo di uscire. Lo stesso voto quasi plebiscitario al nuovo sindaco non può, non deve essere inteso anch’esso come delega, tutti quanti, lo chiede soprattutto Stefàno, devono assumersi la responsabilità del proprio contributo e del controllo continuo della stessa cosa pubblica, della assoluta trasparenza delle decisioni prese e da prendere.
Un nuovo inizio è quindi oggi possibile con la giunta Stefano, finalmente vengono sentite anche le argomentazioni e le proposte delle associazioni e dei movimenti, si tiene conto del contributo di competenze disinteressate lì presenti, viene riconosciuta la loro passione ed il loro sincero attaccamento alla città, finalmente non vengono considerati “fastidiosi ambientalisti, visionari o estremisti” come nel passato. Due a mio avviso sono le principali discontinuità dell’amministrazione appena eletta con quelle precedenti.
Il sindaco, persona straordinaria d’assoluta trasparenza morale, di dedizione comprovata agli interessi della collettività, ed il suo programma. In questo ultimo è posto come condizione che per affrontare il problema dell’ambiente occorre un diverso modo di governare l’economia locale che, oltre alla necessità di uscire dal dissesto, abbia in esso, nei diritti umani e nella democrazia le sue priorità. La questione ambientale e quella morale a Taranto sono diventate facce della stessa medaglia, nel loro insieme la nostra grande questione politica.
Il disinquinamento rappresenterà anch’esso un veicolo di recupero di ricchezza generale e di cambiamento del rapporto, paritario finalmente, dell’ente pubblico con le aziende, non più rapporto subalterno, occorre, aggiungo, applicare la logica elementare del “chi inquina paghi!”. La sicurezza qui da noi dovrà, si afferma inoltre nel programma, essere intesa non solo come ordine pubblico ma come quella riguardante la salute dei lavoratori e dei cittadini.
Gli infortuni sul lavoro, le malattie professionali e ambientali sono priorità dell’intera comunità ed affrontate nel loro insieme. E’ stato nel convegno messo in evidenza, giustamente, come l’inquinamento nasca nelle fabbriche ed è lì che occorre operare con il contributo necessario delle organizzazioni dei lavoratori, è importante però che esse siano fortemente motivate ed impegnate su tali questioni.
Grande può essere il ruolo dell’Arpa, del suo direttore e dei suoi collaboratori, il possesso di avanzati ed efficaci strumenti di controllo. Ci siamo tante volte rialzati nella nostra plurimillenaria Storia ritornando ad essere in ogni caso una città viva.
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