PeaceLink: "Diossina, un successo della mobilitazione civile"
la quale si richiede al Ministro dell'Ambiente l'adozione di limiti più rigorosi per la diossina.
Nichi Vendola sottolinea che "nella nostra Regione, e, specificatamente, nell'area industriale di Taranto, all'interno del centro siderurgico ILVA, opera un impianto di agglomerazione che, sulla base delle stime EPER/INES, produce più del 90% del totale delle emissioni di diossine negli impianti industriali italiani". Il dato abnorme del 90% - lanciato da PeaceLink nel suo ormai noto dossier - viene recepito e confermato. Anzi: diviene motivo di iniziativa politica verso il Governo centrale.
E' un importante passo verso la direzione giusta. E' la conferma che l'iniziativa dei cittadini, anche fuori dai partiti, è fondamentale e vincente. L'iniziativa di Vendola è il riconoscimento della validità di una lotta da noi avviata fin dall'aprile del 2005 quando scoprimmo - assolutamente increduli - un primato sempre taciuto: quello della diossina a Taranto.
Fino ad allora il dibattito era limitato ai trasformatori con l'apirolio e al PCB, ma non aveva mai puntato sulla diossina dell'impianto di agglomerazione. I lavoratori - prima dell'allarme di PeaceLink - non erano mai stati informati della presenza di diossina. E neppure i cittadini sapevano dei fumi alla diossina che fuoriuscivano dal camino più alto dello stabilimento siderurgico.
Da allora è partita una campagna informativa che ha coinvolto la rete Internet, i mass media e i cittadini. Tale campagna ha fatto uscire la parola "diossina" dai ristretti ambiti dei convegni specialistici ed è entrata nella testa della gente.
E' stato questo allarme sociale che ha smosso le istituzioni le quali, grazie alla competenza dei controlli dell'Arpa, hanno potuto avere conferma della severità dei dati diffusi da PeaceLink.
Questa diffusione delle conoscenze ha reso possibile che il caso Taranto entrasse nell'enciclopedia più diffusa su Internet. Annunciamo infatti che da alcune settimane il "caso diossina" fa parte della Wikipedia nella sua versione italiana. Digitando la voce "diossina" su Google appare come prima pagina web per importanza la voce "diossina" della Wikipedia che rinvia più correttamente alla voce "diossine". In questa pagina web sono annoverati alla fine i casi più gravi di inquinamento da diossina e il "caso Taranto" è elencato come ultimo grave episodio scoperto.
Su http://it.wikipedia.org/wiki/Diossine si legge: "In questa sezione si riportano i casi definibili come disastri ambientali, o catastrofi ambientali provocate dall'uomo, per le dimensioni del territorio coinvolto, per la numerosità della popolazione interessata o per l'intensità dei fenomeni in oggetto".
L'elenco comincia con l'inquinamento della Basf in Germania (1953), prosegue con linquinamento da diossine della guerra del Vietnam (1961-1975), continua con il disastro italiano di Seveso (1976), annovera poi due disastri negli Stati Uniti, rispettivamente quello di Love Canal (1978) e Times Beach in Missouri (1971 - 1983) per concludersi con l'attuale inquinamento da diossina a Taranto, definito da Wikipedia "Il caso Ilva". Wikipedia rimanda, per approfondimenti e documentazione, a PeaceLink. (2)
Wikipedia è il 9° sito più consultato nel mondo e nella sua versione inglese è arrivata a pari merito, per affidabilità, con l'Enciclopedia Britannica.
E' significativo che, dopo la Wikipedia, anche Nichi Vendola giunga a spendere la sua autorevolezza per rendere noto al Governo Italiano che a Taranto c'è troppa diossina. La società civile si conferma ancora una volta sia un importante veicolo di partecipazione sia un moltiplicatore della crescita culturale.
A nome di PeaceLink
Alessandro Marescotti
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