Lotta ai tumori come lotta alle loro cause
Cosa sappiamo dei tumori oggi in Puglia? Con una semplice espressione potremmo dire che per certi aspetti, quando sono causa di morte, sappiamo abbastanza ma per altri, come la loro insorgenza temporale nei vivi, ancora troppo poco. Da dati recenti risulta che si muore di meno in generale ma si muore di più per diabete, malattie del sistema nervoso e per tumori. Quando il dato viene corretto per l’invecchiamento della popolazione, si vede che ci sono aree dove si muore di meno per tumori del colon retto e sono quelle del sud barese, della provincia di Brindisi e di Taranto. Mentre muoiono di più per tumori del polmone gli uomini di Taranto, di Brindisi, della provincia di Lecce, di alcuni comuni del Gargano e del nord barese nonché le donne di Taranto e Brindisi e della parte nord della provincia di Lecce.
Quando parliamo di mortalità per tumori in Puglia ci riferiamo ad oltre trentamila decessi in un anno.
Ma come si comportano i pugliesi rispetto ad alcuni importanti fattori di rischio per l’insorgenza dei tumori come il fumo, l’alcool e l’alimentazione? La percentuale di non fumatori è più alta della media italiana (60% contro il 53%) ed anche per l’alcool siamo più virtuosi, perché quanti non consumano alcolici fuori dai pasti sono il 30% rispetto al 28% della media italiana, mentre coloro che consumano alcool fuori dai pasti costituiscono il 19% rispetto al 26% del resto d’Italia. Mangiamo un po’ più di carboidrati, grassi e proteine della media ma usiamo molto olio di oliva che, come si sa, è un antiossidante.
Insomma da questi dati non si possono trarre significative indicazioni per una programmazione delle cure oncologiche. Così gli unici dati di peso per conoscere la situazione in questo settore sanitario sono quelli che ci vengono dai registri tumori di incidenza ed in Puglia ce ne è solo uno, quello ionico salentino che rischia di estinguersi se non ci saranno presto decisivi interventi. Registro che ha evidenziato nelle tre province pugliesi meridionali un eccesso di tumori maligni correlati verosimilmente ad esposizioni ambientali ed occupazionali (tumori maligni del polmone, della vescica, della pleura) e di altri tumori quali tumori maligni dell’encefalo e del fegato in entrambi i sessi.
Sembrerebbe allora che la nostra regione abbia in alcune aree eccessi di tumori maligni di un certo tipo ancorché la mortalità per tumori sia più bassa rispetto al resto d’Italia mentre l’abitudine al fumo ed all’alcool nonché l’indice di vecchiaia della popolazione mostrano tutti valori più bassi che altrove.
Ha fatto bene quindi la Giunta Regionale a finanziare recentemente la nascita del registro tumori regionale da allocarsi nell’Istituto Tumori pugliese di concerto con tutte le aziende sanitarie pugliesi. Il registro tumori pugliesi consentirà di indagare singole e ristrette situazioni sospette per eccessi di patologie tumorali ma consentirà anche di individuare aree a rischio, diverse da quelle già note, in cui approfondire l’analisi.
Certo è consolante sapere che la nostra mortalità per tumori è più bassa di quella del nord d’Italia ma questo non può essere un alibi per non occuparci subito della prevenzione. Dobbiamo sì curare sempre meglio e più vicino alle loro case i pazienti pugliesi affetti da tumore ma dobbiamo anche cercare di contrastare l’insorgenza di nuovi casi di tumore e questo lo possiamo fare riducendo l’esposizione alle sostanze cancerogene.
E’ ormai chiaro che in alcune aree della Puglia ciò che viene immesso in aria e in acqua dagli insediamenti industriali si ritrova poi nel terreno. E se si ritrova nel terreno e nelle acque è assai probabile che si ritrovi negli alimenti e quindi negli organismi viventi che se ne nutrono. Il registro INES, registro pubblico degli inquinanti, ci dice quali e quanti cancerogeni vengono annualmente immessi in aria ed in acqua nella nostra regione. I dati relativi a Taranto e Brindisi sono molto chiari. Ma oltre i dati dei due capoluoghi salentini, tutti conosciamo le sorgenti di amianto e di altri cancerogeni (Fibronit, centrali termolettriche, industre chimiche ecc.) sul territorio regionale. Attività industriali che immettono nell’ambiente sostanze sicuramente in grado di provocare il cancro.
Da qui la necessità non solo di contare i morti ed i malati di cancro ma anche di avere una mappa regionale dei cancerogeni, iniziativa a cui l’Arpa potrà dare un decisivo contributo, permettendo così alle autorità competenti di intervenire prontamente per abolire, o almeno limitare il più possibile, il rischio cancerogeno ambientale e lavorativo.
Nel confronto che siamo spesso istintivamente portati a fare con le altre aree del paese in materia di patologie tumorali non consideriamo a sufficienza quale grande vantaggio rappresenti poter registrare, in generale ed in proporzione alla popolazione ed al suo grado di invecchiamento, un numero minore di morti per cancro. Anche se in alcune zone sappiamo che purtroppo così non è. Questo vantaggio verrà consolidato e migliorato se i decisori politici, guidati da tecnici a servizio della salute pubblica, interverranno con tempestività ed energia per ridurre al minimo le cause ambientali dell’insorgenza dei tumori.
Questo è sicuramente l’impegno più serio e leale che possiamo assumere verso i tanti che si sono già ammalati ed i tantissimi ai quali potremo evitare la triste esperienza della malattia tumorale.
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