Nube Tossica, incubo interminabile
Ci risiamo. Una nuova nube tossica si è riversata ieri mattina sulla città. Come era già successo meno di due settimane fa, un forte odore di gas è stato chiaramente avvertito soprattutto nelle zone di San Vito, Lama, Italia Montegranaro. Sospinta dal vento, la nube maleodorante è giunta nelle case, nelle strade, ha raggiunto perfino l’ospedale dove è stata avvertita dai pazienti ricoverati nelle corsie che si trovano esposte verso il Mar Grande. L’ennesima fuga di gas, infatti, arriva proprio dal mare. I sospetti si concentrano soprattutto sulle navi che trasportano il greggio per l’Eni. Nelle stive si accumula gas, come spiegano gli esperti, che poi deve essere eliminato attraverso le valvole di sfogo.
Non c’è solo la zona industriale, dunque. La puzza tremenda che intossica i tarantini, potrebbe giungere anche dal mare. Si spiegherebbe così anche la zona colpita dalla nube. Sospinti dal vento, i vapori inquinanti si sono riversati fino alla Salinella, hanno raggiunto Taranto 2. Decine le telefonate giunte al centralino dei vigili del fuoco, un rituale che ormai si ripete con una frequenza impressionante.
«Ci stanno avvelenando», si sentiva dire nei capannelli di fedeli, ieri mattina, al termine della messa di mezzogiorno. Fortunatamente è andata meglio dell’ultima volta. Due settimane fa, infatti, circa 40 persone finirono al pronto soccorso dopo aver accusato malori legati al passaggio della nube tossica.
Anche allora, fu preso d’assalto, in piena notte, il centralino dei vigili del fuoco. Ieri del fatto è stata avvertita la prefettura e la protezione civile. Sono stati allertati anche i tecnici dell’Arpa. A maggio scorso successe ancora. A causa di una fuga di gas sprigionatasi dagli stabilimenti della zona industriale, alcuni operatori dell’ospedale Testa, a ridosso dell’area a rischio, avvertirono disturbi sensoriali ed irritazioni alla gola tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari. Nella zona fu rilevato un livello assolutamente fuori dalla norma di sostanze inquinanti e di polveri sottili, ovviamente riconducibili all’attività della grande industria presente nell’area.
Ora si cerca di correre ai ripari. Dopo un vertice in prefettura, l’altro giorno, si è stabilito di costituire un gruppo di pronto intervento ambientale e una rete di rilevatori passivi in grado di analizzare le diverse sostanze presenti nell’aria.
Articoli correlati
- L'ISS ha sollevato puntuali obiezioni sulla metodologia adottata per la VIS
E’ stato sottostimato l’impatto sanitario dell'ILVA
Acciaierie d'Italia aveva commissionato uno studio per valutare l'impatto sanitario in uno scenario di 6 e di 8 milioni di tonnellate di acciaio annue sostenendo che grazie all'adozione delle migliori tecnologie le emissioni "post operam" sarebbero rientrate sotto la soglia di rischio.28 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti - Ha raccontato l'Ilva dal punto di vista delle vittime
Domenico Iannacone a Taranto: la vita che si fa racconto
Le storie non esistono se non vengono raccontate. Questo è il cuore del suo lavoro: portare alla luce le esistenze sommerse, le lotte quotidiane, i dolori nascosti ma condivisi. Ha la capacità di entrare in punta di piedi nelle vite degli altri e di restituirle con rispetto e profondità.27 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti - L'unguento che lenisce le affezioni delle vie respiratorie con un tocco di polveri sottili e benzene
Il balsamo d’acciaio che tutela l’ambiente
I 400 milioni che erano destinati alla tutela ambientale e alla bonifica delle aree contaminate vengono dirottati per sostenere la produzione dell’ILVA. Il DDL 1359 evidenzia che "il rischio chiusura dello stabilimento sia quello più rilevante e significativo anche dal punto di vista ambientale".13 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti - Trasferiti fondi dalle bonifiche ambientali alla produzione di acciaio ILVA
Grazie Meloni!
Da Vicks VapoRub a ILVA VapoRub, il nuovo unguento per uso inalatorio è pronto per tutti i bambini di Taranto. Il governo stanzia 400 milioni per questo trattamento balsamico nelle affezioni delle vie respiratorie. La motivazione è che chiudere l'ILVA provocherebbe un "rilevante rischio ambientale".12 febbraio 2025 - Alessandro Marescotti
Sociale.network