Grottaglie: Il Convento è rimasto orfano
Entrando in quello che fino a pochi decenni fa è stato ospizio di mendicità ed orfanotrofio femminile, si ha la possibilità di toccare con mano quanto a volte sia inconcludente l’attività di chi è chiamato ad amministrare la “cosa pubblica”. Perché si prova rabbia nell’osservare lo stato di abbandono e di degrado di una struttura che potrebbe essere recuperata e sopperire ai tanti “deficit” infrastrutturali di una comunità che non può vivere soltanto di piazze.
Approfittando dell’iniziativa del locale circolo di Legambiente, che, in occasione della giornata mondiale “Clean up the world” ha ripulito una piccola parte dell’edificio, abbiamo visitato la struttura. Si resta senza parole di fronte allo stato di degrado della cappella. Le statue prima collocate nella chiesa, i fregi, i dipinti sono stati rimossi. Il pavimento è ricoperto da pietre e siringhe, che ben dimostrano come l’edificio sia ormai punto di ritrovo di tossicodipendenti e disperati.
Le pareti sono imbrattate con scritte di ogni genere. Il piccolo chiostro è stato deturpato da un grande ed espressivo disegno che lascia ben pochi dubbi sulla possibilità che siano celebrati riti che hanno poco a che fare col cattolicesimo o con le altre confessioni religiosi. Saliamo le scale facendo attenzione a non calpestare siringhe, escrementi e rifiuti vari.
Ci accorgiamo subito dell’assenza dei corrimano. Chi c’è stato in quell’edificio negli anni Cinquanta ci racconta che erano in marmo. Il primo piano della struttura, che a seconda dei periodi ha ospitato le celle dei cappuccini e le stanze degli anziani, versa in un totale stato di degrado. Addirittura sono state rimosse le mattonelle dei bagni e, dalle pareti, i fili di rame. Qualche vandalo ha cercato anche di rimuovere i mattoni. Dai balconi che si affacciano sulla gravina del “Fullonese” e sull’ospedale “San Marco” sono state tolte le ringhiere. Le finestre e le porte “naturalmente” sono state oggetto di saccheggi da parte di ignoti.
Proseguiamo la nostra visita nell’antico edificio. Saliamo al secondo piano, che nel cenni passati ha ospitato il refettorio e il dormitorio dell’orfanotrofio femminile. Ai nostri occhi si presentano le stesse scene già viste al primo piano: degrado e tanta sporcizia. Usciamo sul terrazzo sul quale si affacciavano le abitazioni delle suore. Il panorama che si presenta ai no destri occhi è unico. Alla nostra sinistra la gravina del “Fullonese”, quasi a simboleggiare il passato della comunità grottagliese, alla nostra destra lo stabilimento Alenia: il presente.
E così l’ex Convento dei Cappuccini è il testimone della nostra storia e, nel contempo, il simbolo dell’incapacità di recuperare ed utilizzare una struttura, scrigno del nostro passato. Negli anni passati si è parlato di un progetto che voleva fare dell’ex convento una struttura turistico-ricettivo. Un progetto sicuramente ambizioso perché è previsto l’intervento dei privati. Così se nessuna società dovesse essere interessata al progetto, è gioco forza concludere che all’ex Cnovento dei Cappuccini potrebbe toccare la sorte della Congrega del Santissimo Sacramento, crollata nel marzo del 2004. Eppure quella struttura potrebbe essere recuperata ed utilizzata in vari modi.
Due anni fa, da queste “colonne” proponemmo di adibire l’ex Conospizio a casa di riposo. Ma non sarebbe nemmeno peregrina l’idea di destinare l’ex Convento dei Cappuccini a sede del Liceo “Moscati”. Certo, il recupero di una struttura del genere presuppone uno stanziamento rilevante di fondi, del quale probabilmente il Comune non può farsene carico. Se il sindaco, gli assessori e i consiglieri comunali rinunciassero alle indennità dell’intero quinquennio, si potrebbe iniziare a pensare al recupero dell’ex Convento. E per la prima volta si avrebbe un risultato tangibile di una politica che sa volare alto.
Allegati
Uno scrigno di storia e arte, l'iniziativa di Legambiente
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