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Dopo le parole del presidente della Repubblica che agli studenti ha parlato della vicenda Taranto

Taranto: Sì alla fabbrica ma tutelando la vita

La città ha pagato un alto prezzo all’industrializzazione, ora può fare scuola sull’eco-compatibilità? Amministratori locali, ambientalisti e uomini di
chiesa condividono quanto detto l’altro ieri dal capo dello Stato
14 ottobre 2007
Pamela Giuffré
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

ILVA di Taranto Se è vero che il caso Taranto evidenzia i problemi causati da una industrializzazione che quando fu programmata, 50 anni fa, non tenne conto delle compatibilità ambientali, è anche vero che ancora oggi si può ancora rimediare agli errori. Ne sono convinti politici, ambientalisti, sindacalisti, rappresentanti di associazioni e uomini di Chiesa all’indomani delle dichiarazioni del presidente della Repubblica.

L’altroieri, infatti, Giorgio Napolitano, partecipando alla premiazione del concorso ambientalista «Immagini della terra», ha parlato dell’acciaieria di Taranto ai bambini delle elementari che gli chiedevano come fosse cambiata negli anni la coscienza ambientalista. Il presidente ha fatto l’esempio di Taranto, dove negli anni '60 il problema del lavoro è sembrato prioritario rispetto alla tutela della salute e dell’am biente. Ma - ha detto Napolitano - bisognava passare da quell'esperienza per capirlo.

«Tante cose sono cambiate rispetto ad allora - dice l’assessore comunale all’Ambiente, Bruno Pastore - e oggi la politica si scontra e confronta con il rispetto dell’ambiente». Le dichiarazioni di Napolitano aprono però una riflessione più ampia: «Potremmo sfruttare meglio l’innovazione tecnologica, tutelando natura e salute senza rinunciare al progresso. La produzione industriale va mantenuta, ma gli stabilimenti devono migliorare l’eco-sostenibilità e l’ecocompatibilità degli impianti».

Pastore dice che «dell’inquinamento siamo tutti vittime e carnefici. In auto o a casa, accendendo i riscaldamenti,danneggiamo l’ambiente. In questo contesto, è inammissibile pensare all’ampliamento delle industrie o alla creazione di nuovi impianti».

Contrari al raddoppio della raffineria Eni e al rigassificatore anche Lunetta Franco e Leo Corvace, rispettivamente coordinatori del circolo di Taranto e provinciale di Legambiente. «Non è più il momento - dice Corvace - di pensare agli errori commessi ma di rimediarli. Taranto va dotata di un piano di risanamento ambientale, non del raddoppio dell’Eni o del rigassificatore. Ci auguriamo perciò un intervento più diretto del presidente della Repubblica affinché la città diventi davvero un caso di carattere nazionale e si accelerino le procedure per il rilascio dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, all’Ilva».

«In effetti - ammette Franco - l’Ilva è nata per risolvere il problema dell’occupazione ma ad un prezzo troppo caro. Oggi, però, esiste un compromesso per non perdere i posti di lavoro e preservare la salute e l’ambiente: applicare strumenti e leggi per ridurre l’inquinamento».

Un appello all’ecocompatibilità viene anche da Giuseppe Lazzaro, segretario della Fim-Cisl: «Taranto ha insegnato la lezione delle conseguenze dell’eccessiva industrializzazione e speriamo che adesso possa fare scuola sull'ecocompatibilità. E’ l'ora dei fatti. Governo e Regione si impegnino per la città, Comune e Provincia vigilino sul rispetto delle leggi a tutela dell’ambiente da parte delle industrie».

Chi respira ogni giorno l’aria inquinata dei Tamburi come don Nino Borsci, parroco di San Francesco de Geronimo, ed Egidio Di Todaro, presidente della circoscrizione, dichiara: «Le parole di Napolitano sono vere e giuste, adesso bisogna ricompensare il quartiere del danno subito e subisce». «E' urgente - rileva il parroco - sfruttare al meglio i progetti a favore dei Tamburi e nello specifico i 49milioni di euro per il risanamento, il trasferimento del mercato ortofrutticolo e l’abbattimento delle case-parcheggio per far spazio a nuovo verde che possa attutire i colpi dell’inquinamento». «Le industrie - dice Di Todaro - devono necessariamente esistere ma non si possono dimenticare le leggi sull’ambiente. Le aziende, soprattutto, dovrebbero intervenire in favore del territorio sul quale operano, ripagandolo in qualche maniera dei guasti causati».

Per Giuseppe Merico, presidente di «Bambini contro l’inquinamento», «sono stati i ragazzi a far scaturire le dichiarazioni di Napolitano. Loro hanno una sensibilità diversa da quella degli adulti e vogliono vederci chiaro. Stimolarli oggi verso l’ambiente servirà a migliorare la società domani. Ai nostri tempi
non ci ha pensato nessuno».

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