Diossina: L'AIL scrive al Presidente Prodi
Il presidente dell’Ail di Taranto, Paola D’Andria ha scritto una lettera al presidente Prodi, al ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, ai parlamentari, al presidente della Regione Puglia Vendola, al prefetto Pironti, al sindaco ed al presidente della Provincia Stefano e Florido.
“Lo scorso 9 ottobre é stato impedito all’Ail (unitamente ad altre 23 organizzazioni territoriali) di partecipare quale uditore ed in qualità di pubblico interessato al Tavolo tecnico di monitoraggio dello stato di attuazione dell’Atto di Intesa con l’Ilva, tenutosi presso la Prefettura di Taranto. Il diritto del pubblico a partecipare alle attività decisionali in materia ambientale é stato riconosciuto, a livello europeo ed internazionale, al fine di salvaguardare il diritto di ogni individuo, delle generazioni attuali e di quelle future, a vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute e il suo benessere.
Negando alle associazioni interessate di partecipare a detto Tavolo tecnico, non solo si é violato il principio di trasparenza del processo decisionale in tutti i suoi aspetti procedurali (siano essi di natura tecnica e/o politico/istituzionale), ma si é ancora una volta, di fatto, impedito al pubblico interessato di conoscere e valutare i rischi in cui incorre continuando a vivere in prossimità dell’industria, e, soprattutto, di conoscere e valutare le azioni intraprese dalle autorità locali e dall’industria stessa per ridurre quelle emissioni inquinanti.
Nell’esporre tali osservazioni mi corre l’obbligo di far presente che l’azione intrapresa dall’AlL-Taranto (attraverso ad es. la presentazione di osservazioni nell’ambito della procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale - AIA - dell’Ilva S.p.A. di Taranto, cfr. lettera AlL del 10.08.07 prot. 369/07) non vuole assolutamente costituire un attacco unilaterale nei confronti dell’Ilva S.p.A., ma si colloca nell’ambito di un’azione più ampia, da svolgersi nei confronti di tutti gli impianti industriali che insistono sul nostro territorio e le cui emissioni possono avere conseguenze negative sull’ambiente e la salute (ad es. l’Eni S.p.A, la Cementir, la centrale Edison, I’Enipower).
Alla luce di quanto innanzi e considerato l’immobilismo dei parlamentari e dei senatori che dovrebbero rappresentare questo territorio, chiedo a tutti i parlamentari e senatori italiani oltre che ai rappresentanti italiani presso le Istituzioni Europee di sostenere, ciascuno nelle sedi di sua competenza, l’azione dell’AlLTaranto e delle associazioni territoriali impegnate nella promozione nella nostra città di uno sviluppo sostenibile, da realizzarsi nel rispetto del diritto al lavoro.
In tal senso, a brevissimo termine, un primo importante obiettivo sarebbe quello di chiedere l’adeguamento della normativa italiana alla normativa europea (cfr. Decisione del Consiglio 2004/259/CE del 19 febbraio 2004, relativa alla conclusione, a nome della Comunità europea, del protocollo sugli inquinanti organici persistenti della convenzione del 1979 sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza, che fissa il limite di emissione di diossina a 0.4 ng TE/m3 -0.4 nanogrammi per metro cubo normalizzato - valore espresso in tossicità equivalente. A tal proposito, si fa osservare che tale limite è stato recepito dalla Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia con Decreto n. ALP. 10-2481-TS/INAT/31-2).
Non si può infatti accettare che i cittadini di Taranto, e più in generale i cittadini italiani, siano esposti, in base ad una legge dello Stato, ad una quantità di diossina (sì, diossina come a Seveso!) più elevata di un qualunque altro cittadino europeo e ancor più, di un qualunque altro cittadino del Friuli Venezia Giulia (si ricorda che la diossina, al pari del benzene, é un agente inquinante classificato dall’Agenzia Internazionale
di Ricerca sul Cancro - IARC -, come agente cancerogeno di classe I)!
E’ possibile forse accettare che Taranto resti l’unica città in cui non si riesca a conciliare la necessità di garantire lo sviluppo economico e sociale del territorio con la salvaguardia della “sicurezza” e del diritto al lavoro dei suoi cittadini? In tale contesto, l’AlL-Taranto, in linea con quanto già proposto dal direttore dell’ARPAPuglia, auspica che a breve termine in questa città, inquinata da polveri metalliche, emissioni di IPA, ossidi di zolfo ed anidride carbonica, oltre che da nubi tossiche, ma soprattutto messa in ginocchio da una politica che in questa sede voglio eufemisticamente definire come sconsiderata, si possa creare una struttura polifunzionale di studio, formazione e ricerca in grado di: assicurare rapidi, continui, efficienti ed efficaci controlli ambientali fornire dati completi e scientificamente attendibili sulla mortalità per neoplasie ma, soprattutto, in grado di garantire un’adeguata prevenzione in materia di salute pubblica, di ambiente e di sicurezza del lavoro.
Voglio ancora credere che si possa e si debba garantire la sicurezza sul lavoro e la tutela dei diritti alla vita, alla salute di quei cittadini di Taranto che ancora oggi, nel 2007, si ammalano e muoiono in silenzio per paura di perdere il posto di lavoro!”.
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