Diossine, interviene l’Istituto Superiore di Sanità
Sulla questione diossine, ovvero sulla individuazione di un valore numerico unico che possa fungere da campanello d’allarme indicando il limite di emissione oltre il quale vi possono essere problemi per la salute pubblica, interviene l’Istituto Superiore di Sanità.
In Europa infatti non esiste oggi un valore limite comune. Nella risposta all’interrogazione presentata dal parlamentare tarantino Ludovico Vico in tema di emissioni di diossina il Ministero dell’Ambiente annuncia la collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità al fine di individuare un valore numerico del limite di emissioni, riconoscendo sostanzialmente di dover modificare la norma esistente.
Il Ministero dell’Ambiente, attraverso il sottosegretario Bruno Dettori ha risposto confermando la carenza normativa in tema di valori-limite di emissioni delle diossine e «certificando in qualche maniera - osserva Vico - la contraddizione tra la legge nazionale ed il protocollo sugli inquinanti approvato dal Consiglio Europeo e recepito dall’Italia nel 2006. E confermando la preesistenza di una inadeguata norma legislativa nazionale ed europea».
Ambientale e la definizione del ruolo dell’Autorità Comunale nella gestione dell’informazione alla popolazione per gli incidenti rilevanti. Per la gestione dei rifiuti sono state poste le questioni attinenti l’attivazione del termovalorizzatore e lo stato della raccolta differenziata.
Il Comitato ha attirato l’attenzione anche sulla “presentazione delle integrazioni della Gas Natural avvenuta in concomitanza con l’approvazione dell’art. 46 della Legge 159/2007 (Decreto Bersani), che - commentano i rappresentanti - semplifica le procedure per l’installazione dei rigassificatori togliendo la competenza ai lavori pubblici e trasferendola al Ministero dello Sviluppo e riducendo parecchio il potere di Comuni, dell’Autorità portuale, e degli
stessi cittadini”. Al sindaco è stata anche chiesta l’individuazione di una sede adeguata per l’Arpa di Taranto, l’attivazione e l’adeguato posizionamento delle centraline comunali insieme alla pubblicazione on-line in tempo reale dei dati rilevati. Intanto, sono state pubblicate sul sito del Ministero dell’Ambiente le “Osservazioni” sulla documentazione relativa alla domanda Aia dell’Ilva, presentate dal Comitato con le organizzazioni territoriali, in totale 23.
Il Sindaco - riferiscono dal Comitato - ha manifestato la volontà ad impegnarsi nell’indire l’ assemblea che vedrà riuniti insieme cittadini e associazioni ambientaliste.
«Ma la novità più importante - dichiara il parlamentare del Pd - è il coinvolgimento dell’Itsituto Superiore di Sanità. Un passo importante verso una maggiore chiarezza su temi che investono anche il settore della tutela della salute pubblica».
Il Ministero, si diceva, dopo l’interrogazione dell’on. Vico ha infatti chiesto con nota dello scorso 11 ottobre, la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità al fine di individuare un valore numerico del limite di emissione su 17 cogeneri ( tipologie di diossine) pericolosi.
«Siamo all’inizio di un percorso mai avviato prima d’ora - commenta l’on. Vico impegnandosi, insieme ai parlamentari tarantini e alle associazioni ambientaliste, a seguire con solerzia l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero per giungere alla nuova norma legislativa ».
Sempre sul capitolo diossine, è stato approvato dalla Giunta comunale un atto di indirizzo su proposta dell’assessore all’ambiente Bruno Pastore. Con il provvedimento - che sarà trasmesso al consiglio comunale per discussine e la votazione - la Giunta chiede alla Regione Puglia e al Governo centrale di attivarsi per applicare gli stessi limiti e modalità di rilevazione delle diossine sui fumi dell’impianto di agglomerazione di Taranto così come previsti dalla regione Friuli Venezia Giulia.
«L’Ilva di Taranto - si legge nel documento che Pastore ha presentato alla Giunta - è la più importante area italiana a ciclo integrale, che comprende cioè le lavorazioni sia a caldo che a freddo.
L’altro impianto di agglomerazione presente in Italia è, attualmente, quello di Servola (Trieste), peraltro con potenzialità produttiva molto minore. Per tale impianto la Regione Friuli Venezia Giulia ha imposto, con decreto n.2481/2006 della direzione centrale ambiente e lavori pubblici, un limite di diossine nei fumi emessi dall’impianto di agglomerazione di 0,4 ng TE/ Nm3, con l’obbligo del monitoraggio mensile di tali inquinanti, sotto il controllo dell’Arpa, e l’obbligo di fermata dell’impianto in caso di superamento del suddetto limite, salvo riattivazione dopo verifica e rimozione delle cause del superamento». Di qui l’atto di indirizzo adottato dall’amministrazione comunale, a voti unanimi.
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