I mari di Taranto: Ecco la situazione reale!
Gentile direttore,
Rispondo al maestro Walter Scotti, amante e difensore tenace da sempre delle bellezze che la natura ha riservato per tutti noi qui a Taranto, che mi chiede quale sia il livello attuale di inquinamento marino. Il territorio che ci interessa è compreso in un’area dichiarata già nel novembre 1990 “Area ad elevato rischio di crisi ambientale”. Le interferenze con l’ambiente prodotte dalle attività industriali in vicinanza della città e del mare sono di cospicua entità ed interessano purtroppo tutti i comparti ambientali: aria, suolo, mare.
Ciò che risulta più preoccupante è la quantità e la qualità di prodotti chimici che giungono in mare. L’inquinamento da reflui urbani e industriali, le acque poco movimentate e scarsamente profonde in Mar Piccolo e in Mar Grande, l’innalzamento della temperatura nella stagione estiva, favoriscono la proliferazione di organismi semplici planctonici.
Tutto questo provoca una diminuzione dell’ossigeno in acqua, una crescita abnorme di alghe, un accumulo di fanghi di fondo con conseguente fuoriuscite di sostanze tossiche e sviluppo di abbondante flora batterica. Ciò ha comportato, nel tempo, la morte delle piante superiori, le praterie di Posidonia, e la difficile sopravvivenza della mitilicoltura e forse la proliferazione di specie aliene.
Il collegamento con il Mar Grande, le correnti in entrata ed in uscita e la presenza dei “citri”( circa 30 sorgenti di acqua quasi dolce ) nei due seni del Mar Piccolo assicurano un minimo di ricambio delle acque; se così non fosse si andrebbe incontro alla morte completa di tutte le specie nel Mar Piccolo. L’ecosistema marino è minacciato dai liquami prodotti dalla città e riversati in Mar Grande e in Mar Piccolo senza ancora alcun trattamento di depurazione (ed anche dalle attività portuali e dagli impianti industriali).
Infatti a fronte di circa 520.000 “abitanti equivalenti” totali presenti nell’area (di cui il 63% composto da residenti ed il 37% da attività industriali), gli impianti di depurazione esistenti sono dimensionati appena per 156.000 “abitanti equivalenti”.
Vi sono ben 30 scarichi relativi al territorio di Taranto e provengono dai numerosi impianti industriali, dalla stessa città di Taranto e da aree limitrofe. Inoltre le acque di raffreddamento di diversi impianti industriali vengono scaricate in Mar Grande ed inquinano, con la loro elevata temperatura e con la presenza di additivi chimici, gli habitat marini compromettendo l’accrescimento ed i metodi di riproduzione delle specie.
I pescatori già hanno notato una mancanza di specie in aree prima molto pescose. Pian piano la morte biologica si sta propagando in zone sempre più grandi. I pescatori saranno presto costretti a percorrere centinaia di miglia per trovare qualche buona zona di pesca.
Quindi si può affermare che i danni all’ambiente marino di Taranto non possono che riflettersi negativamente sulla nostra economia e che la morte del mare sarebbe anche la fine di tutte le attività legate alla pesca. Ed allora sintetizzo:
il Mar Piccolo risulta gravemente compromesso dalla pessima qualità degli affluenti che in esso sfociano. Inoltre la cattiva abitudine di alcuni pescatori che, in prossimità della banchina, dopo la discesa Vasto, dove viene scaricato il pescato, trovano più facile gettare in mare pesci di scarto. Sul fondale giacciono infatti strati di rifiuti organici che peggiorano lo stato di ossigenazione dell’acqua e in superficie galleggiano chiazze di olio fuoriuscito dai motori dei pescherecci e pezzi di polistirolo e buste di plastica (la plastica ci mette ben 1000 anni per degradarsi).
Il Mar Grande, nel quale è localizzato il Porto commerciale ed industriale, riceve le acque depurate dei maggiori insediamenti industriali dell’area e diversi scarichi non depurati provenienti dalla rete fognaria cittadina oltre al problema dell’inquinamento da sedimenti. E’ in atto un graduale impoverimento della flora acquatica tipica ed un peggioramento della qualità delle acque. In queste condizioni la gestione dell’ambiente marino richiede, prima di ogni intervento per la bonifica, il monitoraggio e cioè la presenza di sensori e tecnologie avanzate per la quantità e complessità dei dati da raccogliere e dei parametri da misurare.
Oggi accanto ai sensori tradizionali, costituiti da stazioni fisse oppure battelli di raccolta dei campioni da analizzare, si fa uso di sensori innovativi in grado di effettuare misure precise e che fanno uso di gamme di frequenza elettromagnetiche, radiometriche e dell’infra-rosso. Per ottenere dei buoni risultati nella prevenzione e negli interventi, è necessario un monitoraggio delle acque continuo
Qualche anno fa, all’interno del Mar Piccolo, nel corso di uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente all’ENEA, furono prelevate 5 carote di sedimenti nel fondale che hanno evidenziato un elevato contenuto di metalli pesanti.
Taranto è la città italiana più inquinata da mercurio.
Nel campione prelevato sono state rilevate inoltre concentrazioni di composti organostannici, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), e pesticidi clorurati, erbicidi, diossine, farmaci per la cura di diverse patologie cliniche; cosmetici e fragranze per la cura e l’igiene personale (PPCP’s, ovvero Pharmaceuticals and Personal Care Products), tensioattivi, valori molto alti degli indici di contaminazione fecale del sedimento, la concentrazione di Cd, Zn, e Pb.
Siamo in presenza di una bomba di sostanze tossiche che rappresentano una minaccia per tutto l’ambiente, in quanto, grazie alla capacità di bioaccumulo negli organismi, possono minare la salute di tutti gli esseri viventi e attraverso la catena alimentare giungere fino a noi. Un tempo si consigliava ai malati, agli anziani ed ai bambini di mangiare pesce. Ebbene le condizioni attuali forse non consentono più un consumo frequente dei prodotti pescati in zone vicine alla costa. Dovremmo avere più cautela ed attenzione nel consumare i prodotti del mare, soprattutto se non siamo certi della loro provenienza. Grazie e che la fortuna ci assista!
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