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Sul nuovo rapporto Comune-Ilva, interviene anche Aldo Pugliese

Il Tavolo Verde chiede un'incontro con Riva

“Siamo un gruppo di agricoltori ionici, associati nel Tavolo Verde, e le scriviamo per chiuederle un incontro al fine di studiare le maniere possibili per coordinare le nostre risorse”. Comincia così la lettera che il coordinatore del Tavolo Verde, Franco Parisi, nei giorni scorsi, ha inviato al patron dell’Ilva, Emilio Riva.
9 novembre 2007
Fonte: Corriere del Giorno

Tavolo Verde Puglia “Per troppo tempo – continua la missiva - agricoltura e industria sono stati due settori produttivi entrambi primari, ma estranei, talvolta, perfino conflittuali. La domanda a cui noi vogliamo trovare una risposta con lei è: esiste la possibilità che agricoltura e industria uniscano le loro forze per migliorare le loro produzioni, in qualità, costi, vendibilità e sanità?

L’opinione pubblica odierna viene sollecitata da fantasiosi imbonitori ed oscilla da un estremo all’altro, al punto che, in questi giorni, alcuni hanno messo in strada l’idea di un referendum per la chiusura dell’Ilva.

Il semplicismo demagogico non solo non ha mai risolto alcun problema, ma ha sempre aggravato qualsiasi cosa toccata. Invece, lei e noi – rimarca Parisi - siamo produttori, cioè facciamo diventare bene di consumo o bene strumentale un seme o una materia in forme; quindi conosciamo il valore del lavoro che produce ricchezza, cioè redditi individuali e sociali.

Tuttavia, lei e noi, il nostro lavoro, il nostro essere innnervatura della società in cui viviamo, non abbiamo alcun contatto e di noi siamo portati a pensare le vulgate da bar, invece che l’essere utili a tutti e il poterlo essere ancora di più”. Il coordinatore del Tavolo Verde arriva al punto più importante e più attuale, che è quello socioambientale.

“Egregio signor Riva – osserva - lei è nel mirino di persone impegnate e di persone in cerca di vetrine; noi siamo nel mirino di chi ha la forza di imporre i prezzi sia su pianta sia sui banchi di vendita. E lei e noi abbiamo anche il compito di partecipare alla salute dei nostri concittadini. Uno dei più urgenti problemi odierni è quello delle energie pulite: indispensabili a noi e a lei per il benessere di ciascuno e di quanti viviamo nello stesso lembo di terra.

Individuare insieme – conclude la lettera - le potenzialità aziendali e sociali contenute nel darci energie pulite per il nostro lavoro equivale a impegnare con noi le istituzioni per la realizzazione delle ultime conquiste dell’intelligenza umana. Noi siamo certi che lei troverà il tempo per conoscerci ed essere conosciuto, ascoltarci ed essere ascoltato”.

Sul nuovo rapporto Comune-Ilva, interviene anche Aldo Pugliese, segretario generale della Uil Puglia. Il sindacalista dà atto al sindaco Stefàno dell’impegno “di fronte alle montagne di ostacoli che hai trovato sin dal primo giorno, nell’assumere la massima responsabilità del Comune di
Taranto, il che dimostra un amore per la città non comune in tutte le persone”.

Pugliese dissente dalle conclusioni dell’incontro con Riva. “I risultati che servono a Taranto e ai tarantini devono essere il frutto di un confronto a tutto campo in cui l’Amministrazione comunale deve presentarsi documentata e supportata da tecnici e istituzioni che possano sostenere il confronto col più grande stabilimento siderurgico d’Europa. Non abbiamo ad esempio gradito questo scambio tra la lotta all’inquinamento e posti di lavoro, che l’Ilva offrirebbe a Taranto.

E’ un segnale di pessimo gusto, che fa tristemente ricordare storie che la città jonica ha già lungamente vissuto con i risultati che oggi tutti quanti stiamo pesantemente pagando”. Secondo Pugliese, è “bene ricordare che a Taranto si registra una quadruplicazione di morti da malattie tumorali rispetto al resto della Puglia; il che lascia supporre che qualche problema, di conseguenza, ci sarà.

Non vorrei che al prossimo incontro si concordasse anche la realizzazione, da parte dell’Ilva, di nuovi posti nel cimitero di Taranto. Che l’Ilva emetta oltre il 90% della diossina prodotta in tutta Italia e che produca oltre il 30% di anidride carbonica sono dati ufficiali, oltre ad una fortissima presenza di mercurio nel mare di Taranto, nonché una altrettanto considerevole presenza nell’atmosfera di zinco, piombo ed altre sostanze inquinanti. Quanto meno, avresti dovuto rilevare questi dati dai siti dell’Arpa e da quelli Epper (la Commissione Europea per il rilevamento delle sostanze inquinanti).

D’altronde, è dal 2002 che la Regione Puglia sta realizzando una serie di protocolli d’intesa nei quali erano previste le adozioni delle Bat (le migliori tecnologie esistenti al mondo); negli stessi documenti era prevista la bonifica di 115 kmq di territorio e la soluzione per i parchi minerali. Secondo questi accordi, l’Ilva avrebbe dovuto rifare le batterie 3, 4, 5 e 6 delle cokerie adottando, appunto, le Bat, e non una pura e semplice operazione di revamping. Di tutto questo, non abbiamo visto niente. Ed inoltre, in quegli accordi era prevista anche la bonifica e riqualificazione del quartiere Tamburi, con finanziamenti Cipe, ovvero a spese dello Stato e quindi di tutti i cittadini. Ma come ben sai, la Giunta regionale ha provveduto per tempo a distribuire quei 49 milioni di euro ad altre province pugliesi, perché l’Amministrazione comunale di Taranto non ha esperito progetti e bandi.

Caro Sindaco, questa forse era una delle richieste che avresti potuto rivolgere al patron dell’Ilva: chiedere, cioè, che i 49 milioni di euro li tirasse fuori l’azienda, non per una richiesta capziosa o provocatoria, ma proprio perché una delle priorità dell’UE inserita nel Quadro Comunitario di Sostegno è il principio secondo il quale chi inquina, paga. Ritengo sia opportuno che tu convochi quanto prima un incontro con tutte le parti in causa. Non fosse altro perché non puoi dare ascolto ad una sola campana.

Anche perché, per quanto riguarda il sistema di monitoraggio di rilevamento dell’inquinamento, faccio presente che esiste un accordo sottoscritto tra Provincia ed Arpa, dove ci sono anche i quattrini per permettere tale monitoraggio senza scomodare l’Ilva. Non facciamo parte della schiera di coloro che vogliono far chiudere l’Ilva: 17.000 posti di lavoro per il sindacato sono la cosa più importante su tutto, ma si difendono e salvaguardano costringendo l’Ilva a fare quello che sinora non ha fatto. Insomma, ritengo che il frutto di questo incontro sia la conseguenza della tua estrema buona fede, ma proprio per questo sono dell’idea che tu debba fare una riflessione e porre riparo ad eventuali errori commessi”.

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