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Uno dei promotori della consultazione popolare conferma la volontà di interrogare la comunità sulla fabbrica

ILVA, referendari all’attacco di Stefàno

Russo: «In tv affermazioni gravi, intervenga il prefetto. I cittadini hanno diritto ad esprimersi. Quelle affermazioni, forse pronunciate in buona fede, minacciano certamente, e in ogni caso, il diritto di parola spettante alla cittadinanza».
10 novembre 2007
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

Quale futuro per Taranto ? «Le affermazioni del sindaco di Taranto, nella trasmissione serale di Studio 100 TV dell’8 novembre, in ordine al fatto che, se dovessero passare i quesiti referendari, scoppierebbe la rivoluzione da parte di alcuni lavoratori, sono di inaudita gravità. Questo atteggiamento potrebbe essere interpretato come un invito per alcuni ad agire in tal senso».

Aspre le dichiarazioni di Nicola Russo, uno dei promotori del referendum sull’Ilva del comitato «Taranto futura». Russo critica il sindaco: «Quelle affermazioni, forse pronunciate in buona fede, minacciano certamente, e in ogni caso, il diritto di parola spettante alla cittadinanza attraverso l’istituto democratico del Referendum consultivo previsto dalla legge (decreto legislativo 267/2000 ) e dallo Statuto comunale, tenendo presente che la Corte Costituzionale e la Comunità Europea più volte hanno dichiarato la tutela del diritto alla salute preminente su ogni altro diritto (per tanto, sarebbe opportuno un intervento del prefetto per correggere il comportamento istituzionale del sindaco, di cui non si discute, naturalmente, l’onestà intellettuale)».

«E’ ben noto - spiega ancora Russo - che la città di Taranto è costituita da oltre duecentomila abitanti e che una buona parte di questi ha certamente una salute compromessa dall’inquinamento, tanto da richiamare l’ obbligo per il sindaco (e ciò anche per il principio di precauzione ovvero quel principio che ha portato il Consiglio di Stato a confermare la chiusura dell’industria siderurgica a Genova nel 2001, con conseguente chiusura dell’area a caldo) di salvaguardare l’incolumità delle persone e dei lavoratori dal punto di vista sanitario, soprattutto di fronte agli ultimi rilevamenti dell’Ar pa sul Pm 10 (che, per i non addetti ai lavori, costituisce un insieme di sostanze solide e liquide che vanno ad accasarsi nei nostri polmoni)».

«E allora la domanda: come si fa - chiede Russo - a fare un patto sulla parola con l’Ilva quando quest’ultima (diciamo così) è stata condannata con sentenza definitiva per inquinamento? Caro sindaco è accettabile tutto questo?». «Ebbene, tornando ai quesiti referendari, si deve dire che, fermo restando la radicale e ottimale soluzione del primo quesito, è l’occasione buona per indurre Luigi D’Isabella, segretario provinciale della Cgil il governo italiano e la Comunità europea (e questo spetta esclusivamente ai politici locali e non ai cittadini) a prendere una seria decisione per la tutela della salute dei tarantini, perché, se è vero che l’Italia e l’Europa si nutrono economicamente anche dalla produzione dell’acciaio, è altrettanto vero che tale attività produttiva da 40 anni si ripercuote tragicamente sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori dell’Ilva, tanto da rendersi immediatamente necessaria (e fattibile) la chiusura dell’area a caldo (con conseguente lavorazione a freddo dell’acciaio) e procedere allo smantellamento dei parchi minerali (fonti inquinanti per eccellenza), così come è stato fatto per
Genova.

Il tutto nel rispetto - conclude Nicola Russo - di una severa tutela dell’occupazione». Russo ricorda infine i due quesiti del referendum «ancora provvisori». Il primo: «Volete Voi, cittadini di Taranto, al fine di tutelare la vostra salute e quella dei lavoratori contro l’inquinamento, la chiusura dell’Ilva, con l’impegno del governo di tutelare l’occupazione, e, quindi, con l’impiego dei lavoratori per la bonifica dell’area in cui sono attualmente situati gli impianti industriali e la destinazione dell’ area stessa per altre attività economiche non inquinanti , nonchè per lo sviluppo del Porto ?». Il secondo: «O volete solo la chiusura dell’area a caldo dell’Ilva, con conseguente smantellamento dei parchi minerali e con l’impiego dei lavoratori in altre attività?».

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