I tarantini non sanno cosa vuol dire "Not In My Back Yard"
Nimby, non nel mio giardino. Questa è la frase con cui si identifica la sindrome di Nimby, che colpisce chi si oppone all’insediamento territoriale di impianti ed infrastrutture. Qualcuno obietta che nessuna comunità vuole nel suo giardino cose scomode, ma necessarie a tutti come rigassificatori, ripetitori, acciaierie, raffinerie, ecc.
Ebbene sembra proprio che i tarantini siano stati sempre affetti da una sindrome che produce effetti esattamente opposti a quella di Nimby e che li ha spinti ad accettare supinamente tutto ciò che al resto d’Italia non andava bene. Una patologia alla quale, in ricordo del famoso detto popolare “salta il cetriolo e...” si potrebbe dare il nome di Sindrome dell’Ortolano.
E’ stato così che nei primi anni ‘60 la nazione ci ha regalato l’Italsider, accolto da tutti come una grande conquista, insieme a tutto ciò che lo stabilimento portava con sè. Per permettere il suo insediamento fu attuata una modifica della città, non solo paesaggistica, ma anche culturale, dato che vennero stravolte le sue tradizioni e le sue vocazioni alla pesca, all’agricoltura ed al turismo. Con la venuta poi della Cementir e della raffineria, il capoluogo ionico di lì a poco sarebbe diventato una delle più grandi realtà industriali d’Europa.
Oggi su Taranto si contano più di 9 siti industriali sottoposti alla direttiva Seveso ed aleggia l’ombra del rigassificatore e del raddoppio della raffineria. In fondo con 50 anni di industrie ed oltre un secolo di Marina Militare, la città ha ampiamente contribuito al bene del sistema paese. In cambio ha ricevuto solo inquinamento, vittime del lavoro e malattie. Oggi la domanda che molti cittadini si pongono è: ma perché tutto nel nostro giardino? Non è possibile tollerare il ricatto occupazionale dell’Ilva e non serve che regali al cimitero l’impianto idrico, per affrancarsi dalle sue responsabilità in materia di vittime del lavoro e di malattie. A guardar bene, l’acciaieria ha procurato al S. Brunone il maggior numero di clienti.
Non è più accettabile una presenza così ingombrante della Marina Militare, che oggi si estende anche in Mar Grande. A causa dei mancati investimenti sull’Arsenale, oggi si corre il rischio che tutte le unità navali della Marina vengano dirottate verso altre basi militari. Di fronte a questo scenario, il grande assente sembra essere proprio la politica locale, incapace di fare proposte concrete o di imporsi a livelli nazionale affinché la popolazione sia chiamata a decidere delle scelte che riguardano il suo futuro.
Dalla politica ci aspettiamo un impegno concreto perché sul nostro territorio trovino piena applicazione gli articoli scritti 60 anni fa nella Costituzione Italiana, che sono l’unica garanzia affinché tutti i tarantini vedano riconosciuto e tutelato il proprio diritto alla salute, al lavoro, alla libertà ed alla dignità umana.
Giuseppe Buonpensiero
Taranto
Articoli correlati
- Esperimento con ChatGPT
Vendola, Riva e Dio
E' stato chiesto a un modello linguistico di Intelligenza Artificiale generativa di sviluppare un articolo in chiave ecologista partendo una dichiarazione di Nichi Vendola del 2011, in cui esprimeva stima verso Emilio Riva. Ecco cosa è venuto fuori.17 gennaio 2025 - Alessandro Marescotti - Ilva di Taranto:
Memoria, lotta e resistenza sociale nella narrazione di Piero Mottolese
La tesi di Monia Torre, basata su un’approfondita ricerca antropologica, analizza la percezione del rischio legate all’Ilva di Taranto. Attraverso le testimonianze di operai come Piero Mottolese, attivista di PeaceLink, emergono le dinamiche tra fabbrica, ambiente e comunità.14 gennaio 2025 - Redazione PeaceLink - A Bari le associazioni ambientaliste hanno preso la parola
L'ILVA inquina ancora: audizioni nella commissione ambiente del Consiglio regionale pugliese
Le emissioni in aria di ossido di azoto prodotte dall’altoforno AFO4 e le concentrazioni di fenoli e cianuri nei reflui dello stabilimento superano i limiti di legge. Tutto questo nonostante le promesse di "ambientalizzazione".14 gennaio 2025 - Redazione PeaceLink - L'inquinamento ILVA va in scena
Teatro e cittadinanza: sul palcoscenico la resistenza al disastro ambientale
Un teatro che educa e mobilita sotto la regia di Maria Elena Leone. Strumento riflessione collettiva e mobilitazione delle coscienze. Vengono portate in scena emozioni e storie che parlano di dolore, lotta e speranza. Presente il regista teatrale tedesco Joscha Zmarzlik, studioso di Luigi Nono.10 gennaio 2025 - Redazione PeaceLink
Sociale.network