TarantoViva: «Quel dialogo inedito fra Taranto e l'ILVA»
Abbiamo appreso dai media la notizia dell'incontro avvenuto il 7 novembre scorso tra Comune di Taranto e Ilva. L'abbiamo appresa con attenzione, e vogliamo apprenderla con la soddisfazione di chi, con la storia di questa città martoriata e bella, ha imparato a conoscere l'amarezza di vergognosi primati per inquinamento, il dolore delle promesse disattese, la rabbia di rese istituzionali travestite da accordi istituzionali.
Si è trattato di un incontro di cortesia, secondo le testate locali. Si è trattato, per noi, di un atto necessario e dovuto da parte dell'industria siderurgica a Taranto, intesa come cittadinanza vessata, come territorio depauperato in termini di spazi fisici e qualità dell'aria, come risorse economiche saccheggiate da troppe mani. E anche di cortesia, d'accordo, che noi intendiamo come l'avvio di un processo di collaborazione reale che per oltre quarant'anni è mancato, in favore di un rapporto di totale sudditanza della città alla grande industria.
Riteniamo importante l'impegno assunto da Riva in merito all'abbattimento delle soglie di emissione di diossina entro il 2009 da 10 a 0,4 nanogrammi a metro cubo. Un risultato che conferma la linea di condotta assunta dall'attuale amministrazione comunale in campagna elettorale e ribadita in più occasioni dal Sindaco Stefàno e dall'Assessore all'Ambiente Pastore. Un risultato ancor più rilevante in un'Italia che arranca a restare in Europa a causa del disastroso sistema economico del Paese e che in Europa, forse, non c'è mai entrata per quanto riguarda la materia ambientale: multata dall'Unione europea per aver disatteso le norme previste nella Direttiva Seveso, questa è la patria dell'oltre misura generosa legge 152/2006, stando alla quale le emissioni del siderurgico più grande d'Europa sono nella norma.
Abbiamo letto un segnale favorevole anche nella decisione dell'Ilva di concedere al Comune la strumentazione necessaria alla rilevazione delle diossine. Auspicheremmo tuttavia che le rilevazioni fossero eseguite secondo un progetto che preveda innanzitutto un monitoraggio alla fonte, secondo modalità che assicurino l'attendibilità dei dati. Ma l’importanza della questione necessiterebbe di un impegno di ricerca ulteriore indirizzato a seguire le diossine nel loro percorso dopo l’emissione, nelle sedi inorganiche, vegetali ed animali, fino ad arrivare agli esseri umani, ove esse si accumulano. In questo concordiamo col parere espresso da altre Associazioni secondo il quale gli elevati costi degli esami impongano una progettazione seria delle rilevazioni e al contempo la delineazione dei fondi necessari alla realizzazione delle analisi. L’auspicio è pertanto che alle dichiarazioni di intenti seguano i fatti.
Vorremmo ribadire, in questa sede, anche l'urgenza di monitorare, in maniera costante, le emissioni delle polveri sottili e degli idrocarburi policiclici aromatici. A tal proposito crediamo sia necessario, da parte della grande industria, un impegno concreto e non più procrastinabile, indicando tempistiche e modalità precise per l'attuazione delle Best Available Technologies.
In merito alla salvaguardia dei livelli occupazionali, nessuno ignora la sofferenza economica in cui versa la città, e il dissanguamento cui il territorio è soggetto da decenni in termini di perdita di competenze giovani anche e soprattutto di alto profilo. Una emorragia cronicizzata, che le ragioni che hanno condotto al dissesto – e che risiedono nell'indolenza, nell'incompetenza e nella malafede delle classi politiche che in precedenza hanno governato la città - hanno aggravato e forse reso irreversibile. In questo contesto, l'invito del Sindaco a collaborare a una ripresa della città rivolto all'Ilva - che dalla città ha attinto a piene mani in termini di spazi, di risorse, di vite umane - trova una sua legittimità soltanto e proprio perchè circoscritto al grave e contingente momento che Taranto attraversa. Perchè una visione di sviluppo economico basata, come nel nostro caso, su una monocultura industriale è ampiamente superata e Taranto ha mostrato in più circostanze quanto la compatibilità della città con tale modello sia ormai divenuta insostenibile dal punto di vista economico, sociale e sanitario. E perchè una crescita reale del territorio passa attraverso l’acquisizione di una prospettiva globale delle esigenze e delle risorse, che comprende una tutela reale dei diritti dei lavoratori, e dove il guadagno è inteso non in termini economici ma di qualità della vita e dove, soprattutto, il diritto alla salute conserva un primato incomprimibile.
Crediamo, vogliamo credere, di poter leggere negli eventi del 7 novembre scorso un segnale di apertura al dialogo e di speranza per una città in ginocchio. E crediamo anche necessaria, ora più che mai, la creazione di un tavolo tecnico di confronto tra amministrazioni, industrie e associazioni ambientaliste, il cui ruolo è divenuto cruciale nelle battaglie condotte sul e per il territorio, e al cui interno sono presenti importanti competenze professionali inerenti la questione ambientale.
E crediamo, vogliamo credere che le modalità del dialogo intrapreso con la grande industria proseguano sulla scia delle dichiarazioni rilasciate dal sindaco: “Non trattiamo niente. Non rinunciamo a niente. Chiediamo ad alta voce”. Perchè noi, ad alta voce, andiamo avanti su una strada che non contempla compromessi.
Associazione TarantoViva
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