«Circondati dai Rifiuti»
Il Piano dei rifiuti prossimo venturo. La Provincia, parola di Gianni Florido, chiederà all’Agenzia regionale per l’Ambiente (Arpa) di scattare una “fotografia” delle discariche di Terra ionica. Un piano dei rifiuti, in fondo, è come una cartina geografica: certifica ciò che c’è.
Non solo. L’obiettivo dev’essere dotato di grandangolo per guardare oltre. Bisogna prevedere, cioè, che cosa si potrà realizzare e, soprattutto, dove. E’ la parte più importante, quindi più delicata.
Il quadro della nostra provincia è parecchio complesso e il caso di Grottaglie e Fragagnano, le cui discariche sono state sommerse dai rifiuti solidi urbani provenienti dal Salento, hanno reso improrogabile la necessità d’affrontare il problema. L’emergenza altrui, infatti, senza opportuni correttivi, rischia d’essere semplicemente trasferita altrove. Dove? Anche qui da noi.
La responsabilità che questo non avvenga è tutta nelle mani della Provincia. Dal primo gennaio scorso, infatti, la Regione le ha ceduto le proprie competenze in materia di smaltimento dei rifiuti. Ma c’è dell’altro. Nella Finanziaria 2008, che sta affrontando il tortuoso percorso parlamentare, sono previste ulteriori competenze “di ritorno” derivanti dalla soppressione degli Ato, gli Ambiti territoriali ottimali.
Quelli tarantini sono due, l’Ato 1 (12 comuni del versante occidentale, capoluogo compreso) e l’Ato 3 (17 comuni del versante orientale), e la loro cancellazione non lascerà troppi rimpianti. Della loro esistenza - e funzionalità – dopo cinque anni di silenzi e qualche polemica per via dei compensi incassati dai suoi componenti (a proposito di costi della politica…), si è avuta notizia negli ultimi tempi, quando la Regione ha finanziato due progetti milionari per far decollare la raccolta differenziata. Archiviati gli Ato, resteranno i fondi per chiudere l’anello mancante del ciclo dei rifiuti. Perché la differenziata, realizzata in isole ecologiche oppure a casa col “porta a porta”, qui da noi non ha mai realmente raggiunto percentuali significative.
Qualche “mosca bianca” come il comune di Palagianello, che negli anni scorsi aveva staccato tutti toccando il 22%, oggi è tornato mestamente nel gruppone. E per giunta con cassonetti nuovi di zecca in arrivo. Tutto ciò tenendo presente che l’elemento cardine del Piano regionale è una raccolta differenziata in crescita anno per anno: dal 22% come obiettivo iniziale, al 60% fissato nel 2015.
I dati tarantini del 2007, messi al confronto, sono sconsolanti: nell’Ato 3 si oscilla mediamente da un minimo del 4,5% ad un massimo del 10,4; nell’Ato 1 si va dal 5,75% al 7. Ma torniamo al Piano e al panorama che dovrà ridisegnare. Interventi di bonifica, gestione e smaltimento dei rifiuti, preselezione, recupero e compostaggio, biostabilizzazione, produzione di cdr (combustibile derivato da rifiuti), eventuali termovalorizzatori e, ultimo anello, le discariche. Che in un ciclo completo dovrebbero recitare una parte residuale, mentre oggi hanno un ruolo da protagoniste, per giunta in espansione.
Nell’Ato 1 è attiva la discarica di Massafra (proprietà della locale società Cisa), che dovrebbe essere colmata a fine 2008 - ma per strada c’è già una richiesta d’allargamento - e per i rifiuti solidi urbani rappresenta un vero e proprio polo, essendo dotata di un termovalorizzatore frutto di una jointventure tra Cisa e Gruppo Marcegaglia e di un impianto di selezione e produzione di cdr; a Castellaneta, chiusa la vecchia discarica Diseco, è stato realizzato (ma non è in esercizio) un nuovo impianto che ha una capacità residua di 300mila metri cubi ed è praticamente pronto un impianto di raccolta e selezione del materiale differenziato, costato milioni di euro ma rimasto nel cellophane; sono attivi, invece, l’inceneritore di Taranto targato Termomeccanica, coinvolto in diverse vicissitudini (dai postumi del dissesto a quelli giudiziari) e l’impianto di compostaggio di Statte.
Nell’Ato 3 il centro nevralgico è a Manduria, dove è attiva una discarica gestita dalla società Manduria Ambiente con una capacità ancora notevole (chiusura prevista nel 2012) ed è in funzione un impianto di selezione, biostabilizzazione e raccolta di materiali differenziati. Per quanto riguarda i rifiuti speciali non pericolosi, la novità è la recente legge regionale d’iniziativa popolare che prevede criteri che puntano alla regionalizzazione dei flussi, grazie al criterio della "prossimità".
In pratica: ognuno smaltisce i rifiuti speciali a casa sua, senza varcare i confini regionali. La morale dell’ultima emergenza insegna che, forse, il limite andrebbe abbassato anche a livello delle province. Ma questa è un’altra storia. Ciò che interessa sono i volumi di transito attuali e futuri. A Statte è in attività l’impianto Italcave, mentre nel triangolo Fragagnano-Monteparano-Grottaglie sono in funzione due megadiscariche gestite da società toscane (rispettivamente Vergine ed Ecolevante). Per l’impianto di Fragagnano è in itinere una richiesta di allargamento in zona Palombara per oltre 2,2 milioni di metri cubi; a Grottaglie, per il terzo lotto, sono in dirittura d’arrivo ulteriori 1,6 milioni di metri cubi da sommare agli oltre 1,5 milioni di metri cubi già stoccati.
Insomma, prima che una montagna di rifiuti (speciali e urbani) ci sommerga è urgente pianificare, stabilire regole e dare... i numeri. A partire da quanta “monnezza” viene prodotta a Taranto e provincia: è il punto di partenza per stabilire gli impianti e le volumetrie utili. Se poi si pensasse a gestioni pubbliche o miste pubblicoprivato, sarebbe l’optimum. Ma forse è chiedere troppo.
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