Sciopero nazionale, Taranto tra lavoro e difesa dell’ambiente
Cinquemila in piazza per il contratto. Ma non solo. Taranto, ultima capitale industriale del Mezzogiorno, città simbolo del lavoro metalmeccanico in cui le richieste nazionali di Fim, Fiom, Uilm si intrecciano con un lungo elenco di vertenze locali. Città delle contraddizioni. Sede della più importante base navale del Mediterraneo e allo stesso tempo dell’Arsenale più sgangherato d’Italia.
Le unità navali partono nottetempo per sfuggire alla protesta dei lavoratori e perchè non c’è nemmeno un bacino in cui effettuare le riparazioni. Poi c’è l’acciaieria con il suo carico di veleni e con i suoi 17 mila posti di lavoro da cui non si può prescindere. E, infine, c’è quello che non c’è più: dall’area degli ex cantieri navali alla desolazione dello yard Belleli, dalla Sanac alla Sural.
Cinquemila sotto la pioggia, da tutta la Puglia, per 117 euro di aumento. Ma non solo. C’è un sistema che barcolla e nessuno in grado di fermare le oscillazioni. Taranto è l’epicentro di questo malessere. “Lo sciopero di oggi assume un grande significato sul nostro territorio - ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm ionica, aprendo il comizio svoltosi in piazza della Vittoria - nella nostra città si vedono i segni di una crisi economica, politica e amministrativa che ha provocato il suo fallimento.
A questa situazione si aggiunge una forte crisi industriale che sta provocando la cancellazione di importanti settori strategici del nostro territorio, con la perdita di migliaia di posti di lavoro”. Istantanea di un dramma che si gioca sul dualismo tra ambiente e lavoro. Il rapporto con la grande fabbrica si muove lungo un filo sottile. Equilibri instabili, esigenze diverse, forse artatamente contrapposte da chi non ha interesse a risolvere i problemi che ci sono: per lavoratori e cittadini.
“Sono sbagliate - ha proseguito Palombella - le accuse fatte in questi giorni al sindaco a proposito di alcuni interventi che il gruppo Riva sta realizzando nella città. Sindaco, vai avanti, perché da queste piccole opere si può costringere Riva a fare qualcosa in più per la città. Con la stessa determinazione, però, devi costringere Riva, l’Agip, la Cementir ad avere più rispetto del nostro territorio e dei suoi cittadini. Riva deve investire per avere una fabbrica che non inquini, che non emette più fumi velenosi su Taranto; deve investire per non produrre più diossina; deve investire per coprire i parchi primari; deve diminuire l’emissione di anidride carbonica; deve investire per avere una fabbrica più sicura e con meno infortuni.
Da questa piazza deve giungere un segnale chiaro ed inequivocabile: Riva deve immediatamente rendere lo stabilimento ecocompatibile. Sono convinto che solo così i lavoratori, i cittadini, gli studenti, ritorneranno ad amare il loro stabilimento”. Secco rifiuto di ipotesi referendarie ed un pizzico di orgoglio metalmeccanico: “Siamo tornati ad essere uniti, ad essere forti, siamo usciti dalle fabbriche, perché siamo convinti che il territorio ha bisogno della nostra presenza.
Continueremo a batterci per evitare altri scippi al nostro territorio!” Tre i cortei che dopo aver sfilato lungo il centro cittadino, sono confluiti in piazza della Vittoria. Il primo è partito dalla portineria Ilva lungo la statale per Bari, l’altro dalla portineria imprese sulla strada per Statte ed il terzo dal piazzale antistante l’Arsenale.
Soddisfatte della partecipazione le segreterie provinciali di Fim, Fiom, Uilm secondo le quali l’adesione ha raggiunto “punte del 90% sulle aziende del territorio, dell’appalto Ilva e di oltre l’80% all’Ilva”. I sindacati ionici sottolineano ed evidenziano anche la partecipazione di metalmeccanici delle altre province pugliesi, “ma lo scopo degli organizzatori è stato quello di indirizzare la protesta nei confronti del Governo e della Regione, affinchè si arresti il declino industriale nella nostra città”.
Sul palco è intervenuto anche Donato Stefanelli, segretario regionale della Fiom Cgil il quale ha sottolineato la “forte risposta dei lavoratori metalmeccanici in tutto il Paese e in tutte le fabbriche, una partecipazione che ha superato quella del 30 ottobre scorso”. Stefanelli ha sottolineato l’importanza della scelta di Taranto come sede della manifestazioni regionali. “Abbiamo voluto caricare questa manifestazione di contenuti locali di grande urgenza: precariato, sicurezza, difesa dell’ambiente”.
A concludere la manifestazione è stata Anna Trovò della segreteria nazionale della Fim Cisl. “Questo contratto le imprese non vogliono firmarlo - ha detto - ma dopo la prova di oggi dovranno accettare le nostre richieste incentrate su salario, precarietà, inquadramento, salute e sicurezza, due temi particolarmente sentiti qui a Taranto”.
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