Il Sindaco Stefàno lancia l'allarme Pet-Coke
Le sue polveri provocano allergie e malattie dell’apparato respiratorio. E intanto il comitato Taranto Futura chiede il rispetto delle leggi in materia di inquinamento
Un nuovo allarme ambientale a Taranto? A lanciarlo è il primo cittadino con una lettera al direttore generale dell’Arpa, professor Giorgio Assennato. Nella missiva Ippazio Stefàno chiede se sia possibile monitorare l’inquinamento da pet-coke sul territorio tarantino ed in particolare nei rioni Paolo VI e Tamburi.
“All’interno - scrive il sindaco - del rapporto di collaborazione che ritengo abbiamo avviato, nel superiore interesse della salvaguardia della salute dei residenti sul territorio di cui nei diversi ruoli e livelli di responsabilità rispondono sia il Comune sia l’agenzia da lei ottimamente diretta, le chiedo di appurare e di farmi sapere quali possibilità vi siano di accertare i livelli di inquinamento da petroleumcoke (più comunemente abbreviato in pet-coke) a livello del suolo nel territorio dei quartieri Paolo VI e Tamburi”.
La richiesta di Stefàno deriva dalla notizia secondo la quale “per circa un decennio e solo fino a pochi giorni fa; numerosi autocarri sono stati adibiti giornalmente alla movimentazione del pet-coke dal porto al luogo di stoccaggio (l’Italcave, in territorio di Statte) e di qui alle varie cementerie dislocate nel Sud dell’Italia, prima fra tutte la Cementir di Taranto”.
Il pet-coke (abbreviazione di petroleum-coke, risultato dell’ultimo scarto della raffinazione del petrolio) è elemento estremamente pericoloso per la salute dell’uomo, e le sue polveri provocano allergie e malattie dell’apparato respiratorio, mentre alcuni degli elementi che le compongono (idrocarburi policiclici aromatici, in particolare benzopirene, ma anche metalli pesanti come nichel, cromo e vanadio) si depositano nei polmoni o possono essere trasportati dal sangue provocando anche tumori.
Sono polveri che il vento riesce a spargere a grande distanza (e non c’è filmante che riesca a trattenerle) con grave pericolo sia per gli addetti alla movimentazione (anche in assenza di vento) sia per i residenti in una vasta area, ben al di là dei territori limitrofi alla zona di stoccaggio. Per questo il sindaco conclude la sua lettera chiedendo ad Assennato “se sia anche possibile monitorare l’aria nei giorni di vento, per rilevare se polveri così pericolose vengano sollevate dal terreno e trasportate ad insidiare la salute umana”.
“Non servono le strette di mano, occorre far rispettare la legge”. E’ questo il monito dell’avvocato Nicola Russo, portavoce del comitato Taranto Futura, all’indomani degli allarmanti dai sulla concentrazione di Pm10 nell’atmosfera. “Secondo quanto previsto dal decreto legislativo 152 del 2006 - ha spiegato Russo - il primo cittadino, a fronte del superamento dei livelli di polveri sottili consentiti dalla legge, avrebbe dovuto immediatamente allertare il prefetto e questi avrebbe dovuto informare il ministero dell’Ambiente. Non lo dico io.
E’ sancito dalle norme dello Stato”. Il portavoce del sodalizio che nei giorni scorsi si è fatto promotore di un referendum per la chiusura totale o parziale dell’Ilva, fa riferimento esplicito alla recente visita dei vertici dell’azienda siderurgica a Palazzo di città. E non risparmia critiche. “Il ministro dell’Ambiente - ha proseguito - una volta ricevuta la comunicazione è tenuto a diffidare le fonti inquinanti, laddove individuate, intimando loro provvedimenti tesi alla diminuzione dell’inquinamento. In caso di mancata attuazione dei provvedimenti sono previste sanzioni pecuniarie per ogni giorno di ritardo che vanno dai mille ai tremila euro.
Di tutta questa procedura, a Taranto, non abbiamo traccia. Piuttosto abbiamo assistito a visite di cortesia i cui unici risultati sono stati la sistemazione delle fontanelle del cimitero e il rifacimento del manto stradale su alcune arterie cittadine. Tutto ciò ad opera di un’azienda che è stata condannata in Cassazione per inquinamento”. Ed a proposito di sentenze, secondo l’avvocato Russo, il Comune di Taranto, pur avendo revocato a suo tempo la costituzione di parte civile nel processo a carico dell’Ilva, può chiedere il risarcimento del danno.
Come? “La sentenza della Cassazione - ha spiegato Russo - prevede che Regione e Stato possono avviare iniziative risarcitorie. Il Comune, quindi, attraverso il ministero dell’Ambiente potrebbe chiedere un risarcimento sotto forma di azioni di risanamento dei quartieri maggiormente esposti agli effetti dell’inquinamento”.
Da qui l’appello al sindaco ed al prefetto ad intervenire al fine di far rientrare i livelli del Pm10 in atmosfera nei limiti consentiti dalla legge. All’incontro è intervenuto anche il dottor Patrizio Mazza, primario Ematologo dell’ospedale “Moscati di Taranto. A suo avviso “quarant’anni di inquinamento industriale, dovuto non solo all’Ilva, ma a tutte le industrie presenti sul territorio, possono aver provocato un danno di tipo genotossico”. In sostanza gli agenti inquinanti potrebbero aver determinato un’alterazione genetica trasmettendo alle nuove generazioni la predisposizione ad ammalarsi di tumore. Ciò spiegherebbe, a suo avviso, alcuni tumori diagnosticati in bambini di 10 e 13 anni tipici dell’età adulta.
La soluzione ipotizzata da Mazza è drastica. “Non basta diminuire l’inquinamento, bisogna eliminarlo disegnando una nuova città in cui veramente si possa puntare sul turismo e sul altre attività a basso impatto ambientale”. Un progetto ambizioso per realizzare il quale secondo mazza devono realizzarsi due condizioni. La prima è la consapevolezza che i 1.200 morti di tumore all’anno hanno un costo per la collettività. “Un costo - ha detto Mazza - che potrebbe essere utilizzato per riconvertire l’area industriale”. La seconda condizione riguarda la creazione “di una forza politica trasversale che abbia la volontà e la capacità di perseguire questo progetto”.
Articoli correlati
- Progetto di stoccaggio del pet-coke
Ad Ortona arriva la feccia del petrolio
Potrebbe presto arrivare l'ennesimo impianto ad alto impatto ambientale. Transiteranno 75.000 tonnellate di pet-coke (derivato del petrolio) all'anno in una zona ad alta densità abitativa e a vocazione turistica.6 settembre 2010 - WWF Zona Frentana e Costa Teatina - Nessun diniego all'uso del pet-coke (coke di petrolio) e del catrame di cokeria
Ilva di Taranto: ecco la relazione del dott. Vito Balice fino ad ora rimasta riservata
Questa mattina siamo entrati in possesso di questa importante relazione in cui il consulente ambientale della Regione Puglia e della Provincia di Taranto dichiara che il piano di adeguamento dell'Ilva "ha sostanzialmente evidenziato l'idoneità dello stesso per il conseguimento della riduzione dell'impatto ambientale dello stabilimento.16 giugno 2008 - PeaceLink e Comitato per Taranto - Diritto di rettifica
Saif Srl di Cantalupo (AL) non è coinvolta nel commercio del pet-coke
Nella e-mail indirizzata a PeaceLink viene sollecitata una richiesta rettifica che viene pubblicata qui di seguito con la dovuta evidenza nella home page. L'Associazione PeaceLink non ha alcun problema a rettificare notizie non veritiere.31 gennaio 2008 - Alessandro Marescotti - Reality su caso Genchi e italcementi Isola delle Femmine
Sicilia, polvere e rancore
Un inceneritore bloccato, un cementificio in atesa dell'ok definitivo per l'uso di un certo combustibile, un piano regolatore per la tutela dell'ambiente copiato, in molte sue parti, da quello del Veneto, rancori e denunce: succede in Sicilia.9 gennaio 2008
Sociale.network