Referendum Ilva, il sindaco «Iniziativa valida ma non firmo»
Ieri il sindaco di Taranto Ezio Stefàno ha incontrato i rappresentanti del comitato promotore «Taranto Futura» che gli hanno consegnato l’istanza per avviare la raccolta delle firme. Il primo cittadino ha spiegato il suo rifiuto con la drammatica situazione occupazionale e con l’impegno preso da Riva a ridurre le emissioni inquinanti e ad adottare le tecnologie a tutela dell’ambiente entro i prossimi due anni. Certo, indire un referendum, raccogliere le firme, chiamare i cittadini al voto non è una bazzecola. Se un Comune, poi, è nel pieno delle difficoltà prodotte dal dissesto finanziario e, soprattutto, ha l’inderogabile (o quasi) scadenza del 31 dicembre per liquidare i creditori - spendendo i soldi del governo - allora i tempi, inevitabilmente, si allungano.
Così, ieri, i rappresentanti del comitato «Taranto Futura», promotore della proposta di referendum consultivo sui destini dell’Ilva, si sono sentiti dire dal sindaco Ezio Stefàno che proprio l’emergenza dissesto impone uno slittamento a gennaio di ogni iniziativa. Nel frattempo, il portavoce del comitato, Nicola Russo, ha consegnato al primo cittadino l’istanza che raccoglie le ragioni dell’iniziativa e i quesiti referendari.
Il sindaco Stefàno, accompagnato dagli assessori Pastore (Ambiente) e Mignogna (Cultura) ha firmato il documento, impegnandosi, quindi, ad avviare le procedure che porteranno al voto. «Giudico positivamente l’iniziativa - ha dichiarato il sindaco - e la sosterrò. Ma non firmerò i quesiti referendari per due ragioni: in primo luogo Taranto attraversa una gravissima crisi economica ed occupazionale. Penso all’Arsenale; penso alle decine, centinaia, di cittadini che ogni giorno affollano Palazzo di città, chiedendo lavoro.
In questo momento, poi, il governo ci sta sostenendo con uno sforzo senza precedenti per uscire dal dissesto pur se ci sono ancora criticità, come il debito di 350 milioni di euro con Banca Opi; per cui la scala di priorità mi sembra differente. In secondo luogo - ha aggiunto Stefàno - lo stesso Emilio Riva, incontrandomi, si è impegnato personalmente a ridurre le emissioni inquinanti delle batterie entro 10 mesi e ad applicare le migliori tecnologie entro i prossimi due anni. Non possiamo chiedergli di investire i miliardi e, allo stesso tempo, di andarsene domani mattina».
Il comitato «Taranto futura», al quale si è affiancato il comitato «Massafra futura», ha ricordato al sindaco Stefàno come ad ottobre sia «scaduto il termine di due anni fissato dalla Cassazione perché l’Ilva adegui i suoi impianti dopo la condanna per inquinamento». Il portavoce Nicola Russo ha aggiunto: «Il Comune ha gli strumenti per indurre l’Ilva a ridurre le emissioni inquinanti, ricorrendo al prefetto e al ministero per l’Ambiente». Pressing sul sindaco, quindi, ma i tempi, come detto, si allungano.
Peraltro, Stefàno è intenzionato a chiedere alla giunta e al Consiglio comunale il proprio orientamento sul referendum. La partita è ancora tutta politica e regolamentare: per indire il referendum Palazzo di città deve predisporre il regolamento e i quesiti devono essere valutati da un comitato di saggi. Solo dopo partirà la raccolta delle firme.
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