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La denuncia dell’ing. De Marzo del Comitato per Taranto

L'AIA: tra rinvii, inadempienze procedurali ed omissioni

La catena di attenzioni e denunce sulla questione dell’inquinamento ambientale si allunga sempre più, arricchendosi di inquietanti particolari. Allarmanti considerazioni vengono espresse dall’ing De Marzo, del Comitato per Taranto, sentito dal ’Corriere’.
28 novembre 2007
Fonte: Corriere del Giorno

- Esperto di navalmeccanica,settore nel quale ha conseguito la laurea di ingegneria, ha prestato servizio nella Marina Militare per oltre 16 anni, passato poi nel mondo industriale, ha maturato esperienze operative e manageriali in siderurgia e diretto servizi tecnici, di manutenzione e logistica nel Centro Siderurgico di Taranto, nelle Acciaierie di Terni e nella Falck di Sesto S. Giovanni. Come altri cittadini tarantini, fa parte del “Comitato per Taranto”, una rete di persone che senza scopo lucrativo si occupa della situazione ambientale e di tutti i settori in cui questa ha delle ricadute: dall’economia all’inquinamento alla salute pubblica. Obiettivo fondamentale del comitato è “pungolare costantemente le istituzioni affinchè facciano quello che loro compete”, tiene a mettere in evidenza l’ing. De Marzo. “Vogliamo scuotere l’opinione pubblica e quindi portare i personaggi che ci governano a compiere qualcosa di concreto.

L’aspetto più preoccupante è che constatiamo l’assoluta assenza della struttura amministrativa del Comune. Dove sono i funzionari, cosa fanno loro ed i dirigenti? Possibile che deve occuparsi di tutto il primo cittadino? Che invece è l’uomo delle strategie, l’uomo degli indirizzi”, si chiede il rappresentante del Comitato per Taranto. A dimostrazione dell’assenza delle istituzioni locali, l’ing. De Marzo ricorda che il 12 novembre scorso, a Bari, alla Regione Puglia, “c’è stata una riunione presieduta dal massimo dirigente dottor Limongelli, che aveva come oggetto le osservazioni della collettività istituzionale (ovvero di tutte le istituzioni che compongono la Regione) sulla valutazione ambientale strategica del piano di risanamento della qualità dell’aria. Alla riunione, Taranto era assente sia come Comune che come Provincia”.

Un fatto grave secondo il Comitato per Taranto perchè è stato emesso dalla Regione l’ultimo documento sulla valutazione ambientale. “Quale giustificazione - chiede l’ing. De Marzo - possono avere queste due istituzioni locali perchè non hanno mandato nessuno. Da sottolineare che era invece presente un rappresentante del Comune di Statte”. A proposito di Statte, il Comitato per Taranto ha saputo che mentre il Comune stattese era conoscenza della presentazione della domanda di Autorizzazione integrata ambientale (Aia) da parte dell’Ilva, il Comune di Taranto non ne sapeva nulla. Questo ha impedito all’Amministrazione tarantina di presentare, entro il 30 ottobre, le osservazioni sul documento inoltrato dall’Ilva.

La certificazione Aia è uno strumento efficacissimo ed è l’ultima normativa dello Stato italiano in materia ambientale. La presentazione della domanda per l’Autorizzazione integrata ambientale scadeva il 28 febbraio del 2007. A ricostruire in breve la storia della legge europea è proprio l’ing. De Marzo. “La Comunità Europea ha emesso nel 1996 una direttiva per tutti gli Stati membri, quindi anche l’Italia, in cui ha stabilito che tutte le aziende industriali per essere autorizzate a produrre devono essere dotate della certificazione Aia. In tale documento devono essere riportati i vincoli di emissioni e sversamenti.

Vincoli che sono indicati con precisione e che la legge obbliga le aziende a rispettarli. Undici anni fa i parlamentari europei, compresi i nostri rappresentanti italiani, fissarono al 28 febbraio del 2007 la data entro la quale le aziende dovevano presentare questa domanda. L’Italia, invece, con un decreto legislativo del 2005 ha rimpostato tutta la politica dell’Aia, tra le quali è stata aggiunta la questione delle Bat. Ma, in seguito, ha anche prorogato al 30 ottobre 2007 la data di scadenza di presentazione delle domande Aia. l’Ilva - aggiunge l’ing. De Marzo - ha presentato il 28 febbraio scorso la documentazione, ma la procedura è iniziata il 12 di luglio (lo ha riportato il Sole24Ore).

Noi del Comitato per Taranto, come associazione pubblica, avevamo tempo 30 giorni per formulare le osservazioni sulla domanda. Ci siamo precipitati inviando al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, le primissime osservazioni sulla domanda di Aia presentata dall’Ilva SpA per lo stabilimento di Taranto”. Al ministro Alfonso Pecoraro- Scanio hanno messo in evidenza: inadempienze procedurali; lacune e ritardi legislativi; preliminari della domanda di Aia; criticità ed omissioni nella documentazione.

A conclusione del lavoro, esprimono un giudizio non positivo ritenendo incompleta la documentazione per la domanda di Aia da parte dell’Ilva e, comunque, non rispondente ai requisiti fissati dai D. Lgs. 59/2005 e 152/2006. “La cosa assurda è che con un problema del genere, per cui Taranto è agli onori della cronaca nazionale, le istituzioni sembrano non preoccuparsi”, afferma l’ing. De Marzo che ricorda che le associazioni e le organizzazioni ambientalistiche territoriali e quelle sociali e sanitarie come l’Ail, insieme con singoli cittadini, hanno sottoscritto e presentato, in data 9 ottobre 2007, una petizione al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Per segnalare che: il decreto di nomina della nuova Commissione Ippc (alla quale è affidato il compito di effettuare le istruttorie tecniche per pronunziarsi se tutto è a posto) è stato emanato qualche giorno prima della scadenza, ovvero del 30 di ottobre. Entro tale data avrebbe dovuto essere fissato, sempre per la certificazione, il pagamento di una tassa. Anche questo è stato stabilito solo qualche giorno prima del 30 ottobre.

“Così facendo - asserisce l’ing. De Marzo - si è fornito un alibi grandissimo alle aziende che non hanno potuto rispettare gli obblighi europei. Lo Stato si è dimostrato inadempiente”. Ora più che mai serve che il popolo ’si ribelli’ a tutto questo.

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