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Un'incontro organizzato da Pax Christi sulle conseguenza del Porto Militare

Il rapporto fra movimento pacifista e Regione Puglia

Pax Christi Taranto ha organizzato per giovedì 29 novembre alle ore 18 un INCONTRO DELLA PACE dal titolo"Il Nuovo Porto Militare di Taranto: quali conseguenze per la città?"
30 novembre 2007

- Sono intervenuti Alessandro Marescotti (Presidente di PeaceLink) e Leo Corvace (coordinatore provinciale di Legambiente). Leo Corvace ha relazionato sugli aspetti ambientali della questione mentre Alessandro Marescotti ha introdotto l'aspetto militare e in particolare la questione della mobilitazione pacifista.

Riportiamo alcune dichiarazioni di Alessandro Marescotti.

"A Taranto il movimento pacifista è stato fermato. Non dalla Nato. Non da oscuri intrighi. Non con l'uso della forza o dell'intimidazione. Ma dalla Regione Puglia. E' stato realizzato un capolavoro strategico, probabilmente involontario ma effettivo, che ha deviato l'azione di chi prima si occupava di pace e disarmo sul territorio.Taranto è stata scelta come città destinataria di un rigassificatore e di tutta la produzione "a caldo" dell'Ilva di Genova. L'Agip vuole raddoppiare gli impianti. Una nube inquinante: se si chiede da cosa è composta, la Regione tende a non rispondere L'Ilva ha incrementato la produzione di acciaio acquisendo le quote "sporche" di Genova. Le polveri sottili hanno ripetutamente sforato i limiti nazionali. La diossina e il mercurio a Taranto sono al top della graduatoria dei veleni. La lotta sull'emergenza rifiuti vede mobilitati migliaia di cittadini con movimenti autogestiti. Le istituzioni arrancano o fanno figure meschine, spesso non consultano la popolazione. Decine di persone in questo momento stanno morendo di matattie correlate all'inquinamento. Siamo in guerra e, come per l'8 settembre 1943, sembra che i comandi siano scappati altrove. Una politica fatta di poltrone ha sovrastato la polica del bene comune. L'emergenza ambientale è diventata insostenibile.Per questo persone e gruppi storicamente impegnati per la pace da anni si sono riconvertiti in sentinelle ecologiche. Stanno sostenendo questa lotta per la vita e contro la violenza omicida di un profitto che uccide. Stanno provando sulla propria pelle l'ignavia e l'accidia di una psedo classe dirigente.La Regione Puglia non è stata al fianco di chi lotta a Taranto e ha invece dato l'impressione di essere lontana, ambigua e a volte anche inaffidabile. Lunga sarebbe la serie di fatti concreti che portano a questa conclusione, ci sarebbe da scrivere un libro.E comunque ne è piena Internet.Fatto sta che il movimento pacifista a Taranto è stato azzerato e "riconvertito". La parte migliore di Taranto è impegnata in questa resistenza strenua, commuovente, eroica. E in questo movimento ci sono i pacifisti? Sì. La bandiera arcobaleno sventola nelle iniziative ambientali per la difesa della vita e della salute. Se la Regione Puglia avesse fatto la sua parte "al massimo" in campo ambientale oggi non saremmo arrivati a questo punto. Ha scelto un profilo minimalista, ha angosciosamente irritato tutti coloro che hanno a cuore la sorte della città. Non tutta la Regione ha fatto questo, c'è chi si è distinto, come l'assessore Michele Losappio. Il movimento per la pace ha quindi cessato di esistere per queste scelte della Regione: è un dato di fatto a Taranto. Non ci inventiamo nulla, constatiamo l'evidenza. La Nato e i poteri forti del mondo militare ringrazieranno Vendola per questo capolavoro che solo lui avrebbe potuto compiere. L'involontarietà del risultato non toglie nulla al risultato effettivo. Un manifesto del movimento pacifista a Taranto Condivido quanto ha scritto recentemente Alex Zanotelli sul sito di PeaceLink: "Finanziaria, Armi e Politica: che vergogna!" Il missionario comboniano Alex Zanotelli ha dichiarato: "Rimango esterrefatto che la Sinistra Radicale (la cosiddetta Cosa Rossa) abbia votato, il 12 novembre con il Partito Democratico e tutta la destra, per finanziare i CPT, le missioni militari e il riarmo del nostro paese". Anche io rimango esterrefatto di come a Taranto l'azzeramento del movimento pacifista sia passata proprio sotto il governo regionale di Nichi Vendola. C'è di che ragionare su un fallimento di proporzioni incalcolabili che è addebitabile non tanto al movimento pacifista ma a chi è riuscito a sfiancarlo e a riconvertirlo sotto il peso delle emergenze ambientali".

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