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Convegno al Corifeo sui problemi ambientali in provincia di Taranto

Ma a marzo l’Ilva rispetterà le prescrizioni dell’Aia?

"L’impatto ambientale in provincia di Taranto". Questo il tema dell’incontro organizzato dall’associazione culturale "Il Corifeo", tenutosi lunedì sera, nella sede operativa di "Kalliope", al quale hanno partecipato rappresentanti di associazioni ambientaliste e culturali del territorio jonico.
6 dicembre 2007
Fonte: Corriere del Giorno

ILVA di Taranto Relatori della serata, l’ing. Biagio De Marzo, membro del "Comitato per Taranto", e l’Ispettore del Lavoro, Nando Severini. Dopo l’introduzione della presidente Francesca Buongiorno e la presentazione di Francesco Silvestri, ha preso la parola De Marzo, illustrando innanzitutto l’attività svolta dal Comitato, "un’aggregazione di cittadini che si occupa della situazione ambientale e delle sue ricadute sull’economia della città, affronta le problematiche ambientali che rendono Taranto una delle città più inquinate d’Europa, mirando in particolare a valutare l’impatto sul territorio degli impianti industriali proposti e di quelli già presenti, ponendo in primo piano la salute e la sicurezza dell’ambiente e dei cittadini".

Referendum e democrazia
Roberto De Giorgi, della Rete Jonica per l’Ambiente interviene sul referendum sull’Ilva. La Agenzia per l’ambiente della Comunità europea dice che l’Eurobarometro fissa al 70% gli europei che vogliono politiche ambientali nuove e decisamente più concrete. I decisori politici sono avvertiti. E’ fuor di dubbio che l’Europa muova sul terreno della partecipazione popolare per far fronte ai mutamenti climatici, alle ragioni della tutela della salute. Taranto non può continuare ad essere ai limiti della civiltà politica e culturale, relegata nelle copertine e negli articoli dell’Espresso, confinata nelle parole di un Presidente della Repubblica che, nome della sinistra che all’epoca volle quell’impianto siderurgico, ha chiesto scusa del paccato e pochi se no seno accorti.

Personalmente chiedo al Sindaco Stefàno di dare seguito alla richiesta del comitato referendario per far esprimere i cittadini. Vorrei anche chiedere di adoperarsi di approvare il regolamento per il referendum e di nominare i garanti che debbono approvare i quesiti referendari. In effetti solo i garanti possono decidere la fattibilità del referendum, non il Sindaco che, in taluni casi puo’ essere parte in causa. Vorrei ricordare che domenica scorsa i cittadini della Piana Firenze-Prato-Pistoia, sono stati interessati da un referendum consultivo contro la installazione di un inceneritore, per il quale erano favorevoli il Comune e la Provincia. E nonostante tutte le forze messe in campo, con la Provincia che ha speso oltre 650.000 euro per dei manifesti nell’intento di convincere i cittadini e di aiutare l’Amministrazione Campigiana, i cittadini hanno votato NO con 84,36% al primo quesito e NO con l’88,87% al secondo quesito. Ora se fosse dipeso dalla volontà di quel sindaco il referedum non sarebbe stato fatto. Quindi non mi spiego il silenzio del Comune su questa vicenda. Taranto ha bisogno di discutere, di fare un salto di qualità culturale. Non è possibile che si continui a tacere o consegnare le decisioni solo a chi ha una delega. Occorre un bagno di democrazia diretta. Sarebbe molto bello che nelle tribune, nelle famiglie, nei circoli culturali, dal barbiere, nelle associazioni, per un mese si parli di Taranto e Ilva. Con tutte le posizioni a favore o contro in chiaro. Una bella, sana discussione di una comunità viva che una volta tanto non solo guarda ai propri figli e nipoti ma pensa al loro futuro. Sottrarsi a questo sarebbe deleterio per la democrazia
"Una rete di persone, senza capi né portavoce - ha sottolineato il relatore - con un metodo di lavoro basato sulla partecipazione democratica". De Marzo ha espresso la volontà di "aiutare i decisori a prendere le decisioni giuste, dal momento che, a volte, per la complessità delle singole situazioni o per mancanza di specifiche competenze tecniche, vengono prese decisioni sbagliate, sostenendo progetti poco meritevoli" e il desiderio di "richiamare l’attenzione su aspetti e conseguenze a cui molto spesso i ’progettisti’, in senso lato, non hanno fatto caso". Portando come esempio, un errore commesso nel passato, la disposizione degli impianti dell’ "Ilva" a Taranto.

L’ingegnere ha fatto poi riferimento ad importanti risultati, in materia di inquinamento ambientale, ottenuti grazie alla presa di coscienza e alla reazione dei cittadini, come "l’accertamento sicuro da parte di Arpa Puglia della presenza della diossina nell’emissione dei fumi dall’impianto di agglomerazione dell’Ilva" e ha indicato la strada che sta seguendo il Comitato, "quella fissata dal Decreto Legislativo 59/2005 che impone alle aziende di essere in possesso entro il 30 ottobre 2007 dell’Aia, Autorizzazione Integrata Ambientale, termine spostato dal Governo al 31 marzo 2008, sostitutiva di qualunque precedente autorizzazione all’esercizio degli impianti e vincolata al rispetto di precisi e severi vincoli ambientali, che rinnova ed aggiorna per l’Italia le regole dettate per tutta l’Europa fin dal 1996 con la direttiva comunitaria 65/96/CE, in Italia praticamente inattuata e sommersa dalla ’disattenzione’ di Parlamento e Governo".

Il Comitato si è occupato della domanda di Aia, presentata da Ilva Spa, per lo stabilimento di Taranto, "generalmente ritenuto il principale responsabile dell’inquinamento ambientale della città", inviando al Ministero dell’Ambiente, "cento pagine che illustrano una quantità incredibile di ’anomalie ed inadempienze’ rilevate nella mastodontica documentazione a supporto della domanda", riguardanti per esempio "forzature" delle autorizzazioni per gli scarichi a Mar Grande e per le emissioni in atmosfera, e l’esiguità di "investimenti per l’ambiente".

"La nostra speranza - ha più volte dichiarato De Marzo - è che, entro il 31 marzo 2008, l’Ilva si metta nelle condizioni di essere autorizzata a produrre, con i vincoli dell’Aia". L’esponente del Comitato per Taranto si è soffermato, inoltre, sulla pericolosità delle emissioni di diossina dell’impianto Agl/2 dell’Ilva, riferendosi ai rilievi effettuati dall’Arpa, nello scorso giugno. "Riteniamo indispensabile - ha dichiarato - che il Ministero promuova ed ottenga la doverosa correzione legislativa che adegui il limite di emissione di diossina per gli impianti siderurgici italiani a quello vigente in Europa" e ha sottolineato la necessità di un monitoraggio continuo che verifichi la presenza di diossine e di altri microinquinanti altrettanto pericolosi per la salute umana.

Al termine del suo intervento, la parola è passata all’Ispettore Severini, il quale ha passato in rassegna altre forme di inquinamento presenti a Taranto: inquinamento elettromagnetico, quello prodotto da sostanze cancerogene emesse in atmosfera, e quello derivante dalle emissioni prodotte da impianti vetusti, per i quali non viene effettuata regolare manutenzione. Per non parlare, poi, di parti di impianti che stanno collassando, sui quali si interviene in maniera superficiale, solo quando si verificano incidenti sul lavoro.

Proprio per questo, Severini si è soffermato sulla necessità di effettuare controlli e rivisitare gli impianti, investire in termini di personale e strumentazione necessaria, per monitorare ad esempio l’aria e per rendere possibili controlli più costanti. Soprattutto, ha evidenziato l’opportunità di guardare a forme alternative di economia per il territorio.

Francesca Piccolo

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