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Al rientro dal Congresso Nazionale

Legambiente incontra l'Assessore all'Ecologia Losappio

Una delegazione del Circolo di Taranto, guidata dalla presidente Lunetta Franco, ha incontrato l’Assessore Losappio, per rappresentargli l’urgenza d’intervenire con azioni concrete su “una città dove il carico inquinante e le ricadute sulla salute dei cittadini date dalla pressione dell’industria pesante, sono diventate intollerabili.
16 dicembre 2007

Legambiente Circolo di Taranto Al rientro dal Congresso Nazionale di Legambiente dove è stata approvata all’unanimità la mozione intitolata "Emergenza Ambientale a Taranto: Una questione nazionale"- che impegna i livelli regionale e nazionale dell’Associazione ad assumere il risanamento ambientale di Taranto come una delle questioni centrali della propria proposta politica da porre all’attenzione della Regione Puglia e del Governo nazionale, con la richiesta di un impegno dei governi regionale e nazionale a intraprendere concrete azioni per la riduzione delle emissioni inquinanti (a cominciare da quelle con le maggiori ricadute sulla salute) e per un generale miglioramento della situazione ambientale della città; a indirizzare in direzione di attività più ecosostenibili (a partire dalla portualità) eventuali risorse per lo sviluppo, considerando esaurita la possibilità di insediamento di nuovi impianti industriali ad elevato impatto inquinante e/o rischio (a partire dal rigassificatore proposto dalla Gas Natural) - una delegazione del Circolo Legambiente di Taranto, guidata dalla presidente Lunetta Franco, ha incontrato l’Assessore Regionale all’Ecologia Michele Losappio, per rappresentargli l’urgenza d’intervenire con azioni concrete su “una città dove il carico inquinante e le ricadute sulla salute dei cittadini date dalla pressione dell’industria pesante, sono diventate intollerabili”.

Nell’incontro sono state poste con forza all’attenzione dell’Assessore le principali questioni ambientali che affliggono la nostra città partendo dalla critica radicale espressa da Legambiente verso il modello di sviluppo che si continua a perseguire, modello che ha ancora il suo perno nell’industria di base, troppo spesso a basso contenuto di innovazione scientifica e tecnologica e a pesante impatto ambientale. In tale quadro il potenziamento dell’ARPA Puglia - con l’urgente incremento dell’organico e, soprattutto, con il potenziamento del Dipartimento di Taranto – è la condicio sine qua non per qualunque progetto di abbattimento dell’impatto ambientale che grava sulla città. Solo un’ARPA adeguata in termini di organico e di strumentazioni può infatti garantire un sistematico controllo e monitoraggio della situazione ambientale.

Nel merito delle principali questioni aperte l’accento è stato posto, naturalmente, sull’ILVA, sull’energia (in particolare sul progetto di rigassificatore e sul progetto di raddoppio della raffineria ENI) e sulle bonifiche.

Sull’ILVA la Presidente di Legambiente ha sottolineato in particolare tre questioni: le emissioni diffuse delle cokerie e le loro pesanti ricadute sulla salute dei lavoratori, le emissioni di diossina e i parchi minerali. I rappresentanti di Legambiente hanno chiesto che l’ARPA sia messa nelle condizioni di esercitare controlli sistematici e continui sulle emissioni dell’impianto siderurgico e che in generale sulle procedure di AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) per ILVA, ENI, EDISON, la Regione Puglia svolga un ruolo attivo e vigile in sinergia con gli altri Enti Locali..

Nell’ipotesi – da perseguire – di un nuovo “accordo” con l’ILVA, è stata sottolineata la necessità di un coinvolgimento del Governo nazionale anche per condizionare la concessione dell’AIA a ben definiti intervento che consentano un sostanzioso abbattimento dell’impatto ambientale. Tale accordo, che dovrebbe avere carattere ben diverso dai precedenti atti d’intesa con l’azienda, dovrebbe contenere precisi impegni e scadenze da far monitorare all’ARPA e da verificare in un tavolo cui partecipino anche le Associazioni Ambientaliste.

In merito al progetto di rigassificatore, il Circolo di Taranto di Legambiente ha ribadito che, oltre alle osservazioni nel merito del progetto presentate alla Commissione VIA del Ministero, ritiene inaccettabile un impianto che andrebbe ad aggiungersi agli altri nove a rischio di incidente rilevante presenti nella nostra città, incrementando, ovviamente, il rischio, e interagirebbe in modo fortemente negativo con il traffico portuale attuale e futuro.

Per quel che riguarda il raddoppio della raffineria ENI è stato fatto notare all’Assessore che la nuova centrale a turbogas da 240 MW proposta da ENI in luogo della vecchia da 90 MW alimentata ad olio combustibile, sebbene possa essere valutata favorevolmente per l’uso di un carburante meno inquinante, vada intollerabilmente a incrementare le emissioni di CO2 e dunque non sia assolutamente “in linea” con il Piano Energetico Ambientale Regionale e che le compensazioni ambientali proposte dall’azienda sono assolutamente irrisorie; Legambiente ritiene accettabili esclusivamente interventi che vadano ad abbattere sostanzialmente l’impatto ambientale e/o che prevedano la bonifica di aree inquinate.

E proprio a proposito delle bonifiche, il Circolo Legambiente di Taranto ha espresso una forte critica all’immobilismo che si registra sulla questione; infatti non sono neppure state avviate le bonifiche previste dalla Legge che individuava Taranto come SIN (sito di interesse nazionale relativamente alle bonifiche stesse). Di fatto dopo il blocco (voluto fortemente anche dagli ambientalisti oltre che dai mitilicultori) della gara per i dragaggi in Mar Piccolo, nulla si sa dello studio suppletivo (per stabilire quali fossero le tecniche meno invasive per la bonifica di un ecosistema così complesso) deciso allora e nulla si sa di eventuali ulteriori fondi stanziati per la bonifica dell’area stessa,

L’Assessore ha dichiarato in interventi pubblici sui media che i fondi all’epoca destinati al Mar Piccolo sono stati “spostati” sulla bonifica dell’ex yard Belleli, ma anche in questo caso non si conoscono né tempi, né modalità con cui avverranno gli eventuali interventi previsti.

In particolare i rappresentanti di Legambiente hanno sottolineato come questo immobilismo sia dannoso per la città non solo perché non si interviene su aree pesantemente compromesse a livello ambientale, ma anche perché le bonifiche sono una importante occasione di ricerca e di investimento in loco in materia di innovazione scientifica e tecnologica in cui le istituzioni scientifiche locali (Politecnico, Scienze Ambientali, Talassografico) potrebbero e dovrebbero avere un ruolo importante.

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